“Pacchetto Tsunami”: le riforme di Crocetta, dalle Province al fondo per i poveri

Il nome lo ha suggerito la stampa dando eco alla “rivoluzione” dei grillini: a Crocetta la parola “tsunam”i è piaciuta così tanto da utilizzarla per appellare il nuovo pacchetto di riforme che, entro 6 mesi della entrata in vigore della legge, porterà non poche novità in Sicilia. Un’assonanza, quella col programma dei grillini che – ci tiene a precisare il Presidente della Regione dalla Conferenza indetta a Palazzo d’Orlenas– si ferma al solo nome: «Io sono più grillino dei grillini, perché tutto ciò rientrava già nel mio manifesto elettorale depositato e consultabile sul mio sito. Ora il mio programma è condiviso dagli alleati».

Il “pacchetto tsunami” non si limita ad abolire le Province con la creazione di liberi Consorzi – organismi di secondo livello come lo sono oggi gli Ato – con una popolazione comprendente almeno 150 mila abitanti. I Consorzi saranno guidati da Comuni capofila, rappresentati da quelle che sono oggi i capoluoghi di Provincia. I nuovi consorzi possono essere creati su richiesta dei Comuni a patto che questi si trovino in territorio contiguo e  che l’uscita di un Comune da un consorzio non faccia decadere il consorzio “abbandonato”, per riduzione della quota minima di abitanti.

Città come Palermo, Messina e Catania formeranno Consorzi a sè stanti, essendo le città con più abitanti. Verranno chiamate  aree metropolitane e godranno di un pacchetto di risorse destinate appositamente a loro. Tutte le competenze vengono trasferite ai Comuni,  mentre alcune passano alla regione; il personale viene trasferito tra Comuni e Regione  e ciò si dovrebbe tradurre in efficienza. «Si ricaveranno 50 milioni di euro l’anno. – specifica Crocetta – Immaginate un percorso fatto di locali chiusi con conseguente cessazione d’affitto che oggi gravava sulla Regione,  e poi smetteremo di pagare inutili bollette di energia elettrica e tantissime altre spese, perchè i nuovi consorzi avranno una struttura snella e tutte le sedi oggi esistenti saranno chiuse».

Si realizza poi l’Art 37 dello Statuto, il sogno degli autonomisti siciliani: «Siamo stanchi del Governo Nazionale che non decreta mai che le imprese che producono in Sicilia debbano pagare le tasse in Sicilia. Per questo abbiamo dato mandato all’Assessorato all’Economia di predisporre il decreto attuativo per riscuotere le tasse. Non aspetteremo più che giunga l’accordo con Roma, noi l’attuiamo lo stesso».

Per effetto dei risparmi  derivati dall’abolizione delle Province, si istituisce un fondo povertà ed emarginazione:«Togliamo privilegi alle caste e diamo aiuto ai poveri. Il pacchetto prevede che nessuna famiglia potrà avere meno di 5 mila euro l’anno, una cifra utile quantomeno alla spesa. Abbiamo trovato 70milioni per aprire cantieri si servizi». Il fondo va dato a fronte di un lavoro svolto come ad esempio servizi di pulizia della città e spiagge, manutenzione aiuole. In tal modo si potranno occupare per 3 mesi 40 mila inoccupati e disoccupati che non hanno lavoro.

Abrogate poi le  15 aree strategiche per le partecipate. Tutto verrà accorpato in 5 aree: gli immobili che esse occupano verranno sfitti e il personale verrà assegnato in modo da poter essere trasferito alla regione (mobilità che ad oggi era impossibile).

Quanto al provvedimento sull’emissione dei Trinacria bond, titoli convertibili utili a smaltire una parte dei debiti della pubblica amministrazione regionale, Crocetta precisa: «La Crias ( la Cassa Regionale per il Credito alle Imprese Artigiane ) e  l’Ircac (Istituto Regionale per il Credito alla Cooperazione) verranno aboliti e ci sarà solo Irfs, un solo ente finanziario: un soggetto unico che anticipa il denaro alle imprese. L’Irfs emetterà dei buoni che avranno come garanzia una parte del patrimonio degli enti che sopprimiamo». Terreni e immobili delle partecipate vanno venduti o affittati e diventano un patrimonio produttivo. Si ricaverebbero così almeno 500 milioni di euro e l’iniziativa non costituirebbe indebitamento per la Regione.

Abolito anche il Cda dell’Istituto zooprofilattico e del Cefpas (quest’ultimo, come il Cerisdi, dovrebbe fare formazione sanitaria): verranno coordinati direttamente dall’Assessorato Salute. Nella spirale dei tagli finisce anche  l’Istituto autonomo case popolari che viene soppresso cedendo la competenza ai Comuni. Infine, il Governatore conclude con una domanda provocatoria a cui dà subito soluzione: «Può, il segretario dell’Ars guadagnare 600mila euro e quello della regione 180 mila? Proponiamo una legge in cui si uniformano i contratti dei dirigenti dell’Ars ai dirigenti della Regione: un contratto unico che farà risparmiare milioni di euro».

Da Palazzo d’Orleans, Crocetta risponde pure alle accuse lanciate dal Deputato e segretario regionale dell’Udc Gianpiero D’Alia, ‏deciso a “Non votare mai un testo burla sulle Province” affermando che “cambiare nome chiamandole unione dei comuni è una burla che vanifica i risparmi di spesa”. «D’Alia non lo capisco – dice Crocetta – Il suo partito non ha forse sostenuto Monti, che voleva abolire le province? Con l’Udc ieri abbiamo fatto una riunione di maggioranza e non ho notato alcun nervosismo. Certo, appare sempre più chiaro che l’abolizione di alcuni organismi non permetterà più a nessun politico di piazzare conoscenze». Sarà questo ad innervosire gli animi.