Bivona, mobilitazione al Pirandello: lettera aperta di docenti e personale Ata

BIVONA – Continua la mobilitazione nelle scuole contro il DDL 3542, meglio conosciuto come “ex Aprea”. A dire la loro, stavolta, sono i docenti e il personale Ata del Liceo Pirandello di Bivona, che, in vista dello sciopero del 24 novembre, stilano una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica, alla VII commissione parlamentare di Camera e Senato, al Ministro dell’Istruzione, al Consiglio dei Ministri, agli Uffici scolastici competenti, agli Enti Locali, agli Organi Sindacali e di stampa, alle reti e comitati di resistenza per la difesa della scuola pubblica, agli studenti, ai genitori e alla società civile. L’oggetto? Il loro punto di vista sull’attuale situazione della scuola italiana e sulla direzione che sta prendendo l’istruzione pubblica nel nostro paese.  Accusano la politica scolastica degli ultimi anni di essere stata “miope” e di non aver saputo incrementare la qualità dell’istruzione; continuano accusando la poca chiarezza in merito ai finanziamenti del MIUR alla ricerca, ma soprattutto esprimono forti perplessità proprio in merito al DDL ex Aprea, la cui discussione sarà ripresa in Parlamento nei prossimi giorni. Il provvedimento infatti prevede nuova e maggiore autonomia scolastica, difatti aprendo le porte alla logica del profitto, che tradotto, significano ulteriori tagli nel settore dell’istruzione di risorse finanziarie e umane. Si chiede a gran voce, quindi, il ritiro o la modifica del decreto, lo stop ai tagli alla scuola previsto dalla spending review, e una riforma vera e propria della scuola, capace di rilanciare il settore scolastico e ottimizzare gli investimenti nel settore scuola e ricerca.

Di seguito il testo completo della lettera

LETTERA APERTA dei docenti e del personale ATA del “Pirandello” di Bivona (AG) al Presidente della Repubblica, alla VII commissione parlamentare di Camera e Senato, al Ministro dell’Istruzione, al Consiglio dei Ministri, agli Uffici scolastici competenti, agli Enti Locali, agli Organi Sindacali e di stampa, alle reti e ai comitati di resistenza per la difesa della scuola pubblica, agli studenti, ai genitori, alla società civile

I docenti e il personale ATA dell’Istituto d’istruzione secondaria superiore (ex Liceo Ginnasio) “Luigi Pirandello”, riuniti in Assemblea sindacale il giorno 21/11/2012, per iniziativa delle RSU della scuola,

consapevoli dell’importanza che l’UNESCO, l’Unione Europea e gli Stati Generali della Cultura assegnano agli investimenti sul “capitale intellettuale e umano”, nonché alle risorse da destinare nei settori del sapere più essenziali per la crescita (istruzione, educazione, ricerca, innovazione tecnico-scientifica),

consapevoli dell’importanza della formazione in una prossima ventura “società della conoscenza”, così come prospettata dalla strategia di Lisbona in direzione dell’Europa del 2020;

consapevoli dell’importanza di salvaguardare i valori di una scuola pubblica come bene comune in linea con lo spirito della nostra Costituzione;

consapevoli che ogni normativa e ogni “riforma” della scuola calate semplicemente dall’alto senza il necessario filtro democratico della concertazione e della consultazione con le parti sociali interessate, ledendo ogni principio di partecipazione democratica, sono destinate a produrre maggiori problemi di quanti pretenderebbero di risolverne;

consapevoli del fatto che il dirigismo burocratico-manageriale tende inevitabilmente a svilire la vita scolastica, scoraggiando la partecipazione democratica dei docenti e riducendo lo stesso organo sovrano della didattica ad un funzionamento pressoché automatico e accessorio;

consapevoli del fatto che una politica scolastica miope e colpevole nel corso degli ultimi anni o decenni non è stata in grado di incrementare la qualità e la quantità del personale della scuola (a cominciare dai docenti), finendo con lo svalorizzare e col precarizzare l’intera classe docente, deprimendo la loro spinta motivazionale a tollerare condizioni di lavoro (perdita dei posti, cambi di sede, riduzione delle ore delle proprie discipline di insegnamento, ecc.) non più degne dei livelli di professionalità e di esperienza raggiunti;

consapevoli del fatto che le singole rivendicazioni qui avanzate segnalano ormai l’esigenza più profonda e non più rinviabile di un serio percorso (forum aperti a tutte le parti interessate, Stati Generali della Scuola) che porti all’elaborazione di un’autentica e seria riforma della scuola democraticamente partecipata da tutte le parti in causa e che ponga in primo piano il tema del diritto allo studio anche su base regionale (si pensi che in Sicilia manca ancora una normativa in tal senso);

consapevoli della delicata fase politico-economica che sta attraversando il nostro Paese in cui però purtroppo la scuola è vista come un problema piuttosto che come una risorsa su cui puntare in vista della “crescita” e del “progresso materiale e spirituale della società” (art. 4 della Costituzione);

in vista della ripresa dell’iter parlamentare riguardante il DDL 3542  (cosiddetto “ex Aprea”);

in vista dello sciopero del 24 novembre indetto da numerose sigle sindacali per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori della scuola e della conoscenza,

alla luce delle inquietanti inchieste che sembrano investire il MIUR e la sua poco chiara gestione dei colossali fondi comunitari e nazionali destinati alla ricerca,

hanno affrontato le più attuali e scottanti problematiche della scuola, esprimendo innanzitutto forti perplessità e aperto dissenso nei confronti del DDL 3542 (ex Aprea 953) che, mutando il codice genetico degli organi istituzionali, in aperto conflitto con i dettami costituzionali (artt. 3-4; 9; 33-34 della Costituzione) e con l’espediente di voler attuare nuovi spazi di autonomia apre di fatto le porte della scuola italiana alle logiche dell’azienda e del profitto, spianando ulteriormente la strada alle politiche neoliberiste e ai tagli nel settore dell’istruzione che negli ultimi anni hanno disastrato la scuola pubblica in Italia, sottraendo preziose risorse finanziarie e umane, col risultato di rendere impossibile un reale rilancio del programma di “crescita” e di abbandonare la scuola statale italiana agli ultimi posti della classifica dei Paesi OCSE (dati ufficiali del rapporto Education at glance 2012).

L’Assemblea pone pertanto l’esigenza di una reale rivalutazione del ruolo, del prestigio e dello status sociale dei docenti delle scuole statali attraverso:

1)     il ritiro in toto o la radicale modifica del DDL 3542 (ex Aprea) che, col pretesto di voler riformare la governance scolastica, favorisce l’ingresso di enti esterni e finanziamenti privati nella scuola pubblica, i quali rischiano così di inserirsi nel varco aperto da un equivoco quanto malinteso spazio di “autonomia”. Ciò potrebbe portare, anche se indirettamente, ad un controllo dell’istituzione scolastica da parte di soggetti che poco o nulla hanno da spartire con il mondo e le finalità della formazione e dell’educazione. Lo stesso statuto delle singole scuole verrebbe deliberato dal Consiglio dell’autonomia (art. 4) senza alcun parere previo e vincolante da parte dell’ex Collegio dei docenti (art. 3);

2)     il rifiuto di qualunque ipotesi di innalzamento delle ore lavorative, come inizialmente ventilato dalla “legge di stabilità”;

3)     lo stop immediato ai tagli alla scuola pubblica previsti dall’agenda di governo (spending review) e in compenso un piano di rilancio dell’intero settore con cospicui investimenti nel campo della formazione e della ricerca;

4)     una vera riforma della scuola capace di cancellare gli effetti peggiori della “riforma” Gelmini e della “logica” di economia di risorse e tagli di organico ad essa sottesa. In nome di un “razionale utilizzo delle risorse umane”, tale pseudoriforma ha impedito in partenza ogni prospettiva di investimento nella cultura e nella ricerca, e conseguentemente di crescita e di rilancio del mondo della scuola e dell’università;

5)     il superamento, in particolare, della normativa relativa alle cosiddette “classi pollaio”, che rendono ingestibile non solo la didattica, ma l’intera vita scolastica. Simili condizioni di sovraffollamento precludono la creazione di un ambiente didattico-educativo ideale, entrando in palese conflitto con le vigenti normative sulla sicurezza;

6)     il ripensamento dei piani di “dimensionamento” della rete scolastica. Parte della normativa concernente tale materia ha già evidenziato peraltro alcuni profili di incostituzionalità e conflitti di competenza fra Stato e Regione che andrebbero risolti tenendo conto non solo di mere considerazioni economiche, ma soprattutto dell’esigenza delle singole istituzioni scolastiche a far valere la propria reale autonomia, le proprie specificità ed esigenze logistiche, nonché a salvaguardare la propria storia e fisionomia, che dipende in modo essenziale dal valore della continuità didattica che può essere garantita solo dai propri docenti.

7)     Il blocco del finanziamento pubblico alle scuole private (non statali), così come previsto dalla nostra Costituzione (art. 33).

Sul piano più strettamente sindacale l’Assemblea rivendica:

8)     il rinnovo del contratto di lavoro (congelato al 2009), lo sblocco degli scatti di anzianità, nonché l’adeguamento della retribuzione degli insegnanti italiani delle scuole superiori alla media europea;

9)     una riqualificazione del personale docente che passi anche attraverso l’attuazione dei piani di aggiornamento specie sul versante della didattica e  delle nuove tecnologie ad essa applicabili;

10)  un ripensamento complessivo di tutto il sistema di reclutamento del personale docente e non docente della scuola. In particolare, l’annullamento del cosiddetto “concorsone” che non rimane aperto ai neoaureati, rimettendo discutibilmente in gioco vecchie graduatorie;

11)  un ripensamento della proposta di riconversione dei docenti suprannumerari sul sostegno, nonché della normativa sulla riconversione del personale “non idoneo”;

12)  una seria e ben meditata riforma dei regimi pensionistici.

 

Invocando ripensamento strutturale dell’intera problematica del mondo dall’istruzione da affidare agli Stati Generali della Scuola, la presente Assemblea chiede intanto un passo indietro da parte della VII Commissione del Senato nei confronti di un disegno di legge che sta sollevando vivaci proteste nelle scuole e nelle piazze di tutta Italia, col rischio di innalzare pericolosamente il livello dello scontro sociale.

Confidando in un successo dello sciopero del 24 novembre e su un esito positivo dell’azione dei sindacati in sede di audizione parlamentare, i docenti e il personale ATA del liceo “Pirandello” di Bivona intendono offrire con la presente il proprio contributo di solidarietà alle reti di resistenza e dei comitati per la difesa della scuola pubblica che stanno fiorendo in ogni parte d’Italia.
Documento approvato all’unanimità.

Bivona, 21 novembre 2012

 

Valentina Maniscalco