Il “Rosso” condiviso di Martino

Come ogni buona festa che si rispetti, anche la giornata di San Martino viene svuotata del suo più intimo significato.  E già perché la tradizione vuole che oggi si prende il vino nuovo, si mangiano i dolci di san martino. Ma Martino non era ne un viticoltore ne tantomeno un pasticciere. Chi era veramente Martino ce lo svela la sua biografia scritta dallo storico Sulpicio Severo verso la fine del 300 d.C.:

“Un giorno, nel  mezzo di un inverno più rigido del solito, al punto che numerose persone morivano a motivo dei rigori del freddo, mentre non aveva addosso 

  niente altro che le armi e il semplice mantello militare, sulla porta della città di Amiens, si imbatté in un povero nudo: l’infelice pregava i passanti di avere pietà di lui, ma tutti passavano oltre. Quell’uomo di Dio, vedendo che gli altri non erano mossi a compassione, comprese che quel povero gli era stato riservato.  Ma che fare? Non aveva nient’altro se non la clamide, di cui era rivestito: infatti, aveva già sacrificato tutto il resto per una buona opera analoga. Allora, afferrata la spada che portava alla cintura, tagliò il mantello a metà, ne diede  una parte al povero, e indossò nuovamente la parte rimanente. Intanto alcuni dei presenti, trovandolo brutto a vedersi a motivo di quell’abito tranciato,  si misero a ridere. Molti altri, tuttavia,  più sensati, cominciarono a dolersi profondamente di non avere fatto niente di simile, mentre, avendo più vestiti di lui, avrebbero potuto vestire il povero senza denudarsi a loro volta.”

Questa storia, più o meno modificata, la sappiamo tutti. Da bambini spesso ce la raccontavano i nonni o i maestri a scuola.  Il militare pagano Martino, morto Vescovo, (che non è nemmeno il frate campanaro della celebre canzoncina con cui viene a volte erroneamente confuso) fa un gesto d’amore, di solidarietà che a noi, i sensati della storia sopra, dovrebbe un po’ non dico scuoterci, ma quanto meno toccarci e sensibilizzarci nell’aiutare la persona che abbiamo accanto che magari ha bisogno di noi, di una mano tesa, di un abbraccio, di un sorriso.

E allora che sia una giornata di festa, di dolci e di vino, ma condiviso, come il mantello rosso di San Martino, con chi oggi non può permettersi la gioia di tanta spensieratezza.