Mistero risolto: la salma dell’aviere scomparso a Stalino non è mai rientrata

MUSSOMELI – Ha trovato risposta l’interrogativo di Osvaldo Barba sulla sorte dell’aviere  Giovanni Piparo, deceduto a Stalino, in Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale, e la cui storia aveva appreso casualmente sfogliando il libro Caro Duce. Lettere di donne Italiane a Mussolini 1922-1943.

Grazie alle ricerche dello scrittore-giornalista Roberto Mistretta e al solerte lavoro di due impiegati comunali, il direttore del Tarlo.info è riuscito a mettersi in contatto con i familiari del soldato.

“Devo subito ringraziare il gentile ed ammirevole spirito di collaborazione della signora Giuseppa Piparo, unica sorella ancora in vita di Giovanni, che mi ha dato l’autorizzazione a diffondere notizie inerenti il fratello. – afferma Barba – Voglio altresì ringraziare la figlia della signora Giuseppa, Maria Giovanna, e il marito il dott. Calogero Vullo, che mi hanno fornito  oltre alle informazioni anche foto e parte del notevole carteggio intercorso tra la famiglia Piparo e le autorità dopo la notizia della morte di Giovanni.

Quello che senza dubbio mi ha particolarmente colpito è stata la relativa velocità con cui le lettere arrivavano a destinazione nonostante la guerra. È del 28 aprile 1942 la lettera scritta di proprio pugno dal cappellano T. Grisanti Pellegrino di Reggio Emilia, che comunica alla famiglia l’avvenuta scomparsa di Giovanni. Racconta il cappellano che il 24 marzo di quell’anno un aereo russo, nel  bombardare Stalino, feriva gravemente Giovanni ed uccideva altri tre suoi commilitoni. Quello che risultò letale per Giovanni fu la gangrena subentrata all’amputazione della gamba destra. Egli moriva esattamente una settimana dopo, il 1° aprile del 1942. Fu seppellito in cassa, con tutti gli onori dell’aeronautica nel cimitero di Jussiwo, stazione di Stalino, e con la solenne benedizione dello stesso cappellano.

La lettera ricevuta dalla famiglia Piparo, il 12 maggio dello stesso anno, è la risposta ufficiale del Duce alla missiva contenuta nel libro Caro Duce. Il Segretario Particolare del Duce Nicolò De Cesare comunica alla famiglia che Il Duce ha letto la lettera, ma che momentaneamente non può esaudire il loro desiderio poiché vige il “divieto di traslazione delle gloriose salme dei Caduti sui vari fronti (al quale non è stata fatta alcuna eccezione). Il Duce è determinato soprattutto dall’intento di non togliere quei valorosi dai luoghi che hanno visto il loro sacrificio e dove essi hanno più degna sepoltura di combattenti e di soldati”.

Il 26 maggio di quell’anno il Colonnello Raverdino da comunicazione ufficiale alla famiglia Piparo che Giovanni è seppellito nel cimitero di Jussiwo-tomba n° 44. Il 6 Agosto dello stesso anno il cappellano militare  dell’aeroporto Tenente Marcolini, nel  comunicare che Giovanni condivide il luogo della sepoltura con altri 50 gloriosi caduti appartenenti all’aviazione ed altre armi, invia la foto della tomba e del cimitero.

Poi dopo diversi decenni di silenzio il 13 gennaio del 1995, l’avvocato Gianluigi Iannicelli di Roma, figlio del Capitano Giorgio, morto sul fronte russo e seppellito nel cimitero di Jussowo, nella città di Donetzk, già Stalino, scrive che è divenuto possibile procedere al ritrovamento, al recupero e, ove possibile, al rimpatrio delle ossa dei soldati morti laggiù e che il Commissariato Generale Onoranze ai caduti in guerra, l’Onorcaduti, è già riuscito a riportarne in Italia diverse centinaia. Il problema diventa l’individuazione dell’area di Jussowo, che nonostante foto, testimonianze e planimetria, non risulta rintracciabile.

Poi altri tre anni di silenzio ed il 5 febbraio 1999 lo stesso avvocato Iannicelli comunica che, dopo l’accordo intergovernativo del 31 luglio 1998 tra Italia e Ucraina, è stato possibile riprendere la ricerca sui luoghi dove giacciono i caduti in quella campagna e soprattutto che un sopralluogo del settembre del 1998 ha confermato l’identificazione dell’area di Jussowo.”

Adesso qualcun altro si chiede: “visto che il caso ha voluto che fosse ritrovata la lettera del signor Piparo nel libro Caro Duce non è auspicabile nonché doveroso da parte dell’amministrazione comunale, in nome e per conto della stessa famiglia e soprattutto dell’intera comunità mussomelese, quantomeno tentare di riprendere i contatti con Il Ministero degli Esteri al fine di poter riportare, una volta per tutte, quel che rimane delle spoglie mortali di Giovanni nella tanto amata e sospirata sua Mussomeli?”