Il ddl sull’acqua pubblica approda in aula all’Ars. Sit-in di protesta a Palazzo dei Normanni

Arriva finalmente in aula il disegno di legge sull’acqua pubblica in Sicilia, esitato dai componenti della commissione Territorio e Ambiente dell’Ars. Sebbene il presidente della Regione Crocetta più volte si sia dichiarato a favore ri-pubblicizzazione delle acque – come il 98% dei siciliani chiamati ad esprimere un proprio parere nel referendum del 2011 – l’Assessore all’Energia e ai servizi di pubblica utilità del suo governo, Vania Contrafatto, ha già espresso parere negativo al disegno di legge n.455 che Disciplina in materia di risorse idriche chiedendo il commissariamento del Consorzio Tre Sorgenti e della Voltano, con l’intento di far cedere le reti al gestore privato Girgenti Acque Spa. Un commissariamento richiesto nonostante la legge 2/2013, promulgata dal governo regionale, che avrebbe dovuto congelare l’attuale assetto in attesa della riforma sull’acqua.

Crocetta ha assicurato la sua presenza in aula nella seduta cruciale di oggi alle 16, quando anche i Sindaci dei comuni che si sono battuti per l’acqua pubblica, associazioni, comitati e movimenti si sono dati appuntamento per un sit-in a Palermo in Piazza del Parlamento, di fronte Palazzo dei Normanni sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, in difesa del ddl 455 che ha come caposaldo della normativa la gestione affidata ad enti di diritto pubblico, l’attenzione alla categorie meno abbienti, con la creazione di un fondo che consenta alle famiglie disagiate di pagare le bollette relative alla fornitura idrica, e l’erogazione di un quantitativo minimo vitale di acqua garantito a tutti. Sulla questione si è recentemente espresso anche il Cardinale Montenegro, in un appello affinché “la politica trovi finalmente un punto d’arrivo per regolamentare la questione Acqua ”.

La riforma che verrà discussa in aula, e che sta spaccando il governo e la maggioranza, a differenza di quanto prevede la legge “Sblocca Italia” esclude da ogni ruolo in Sicilia i privati e affida organizzazione e gestione del servizio a Comuni e società interamente pubbliche.

La riforma sull’Acqua Pubblica prevede – spiega il grillino Giorgio Trizzino, presidente della commissione Ambiente – la creazione di un minimo di 5 e un massimo 9 ambiti idrogeografici ottimali. All’interno di queste aree i Comuni si consorzieranno e a loro volta affideranno la gestione del servizio «a enti di diritto pubblico, quali aziende speciali, aziende speciali consortili, consorzi di Comuni o singoli Comuni». In casi limite è previsto pure che i singoli Comuni facciano tutto in proprio.

Ma c’è una differenza sostanziale con le norme in vigore nel resto d’Italia, come specifica l’Assessore Cotrafatto: «La legge nazionale prevede che l’acqua resti pubblica ma che la gestione del servizio venga regolata rispettando norme comunitarie». Più specificatamente: «Sono tre le soluzioni che possono essere adottate a livello nazionale dall’ente pubblico che gestisce il settore: o affidarsi ad un  privato individuato con gara pubblica, o ad una società in house pubblica, o infine scegliere una società mista pubblica-privata». Contrafatto, che ha inoltre sollevato dubbi di costituzionalità su alcune norme dell ddl avanzando la possibilità del commissariamento da Roma. Un’ipotesi che è stata immediatamente ribattuta da Giovanni Panepinto, promotore dell’iniziative di legge sull’acqua pubblica: «la Sicilia ha competenza esclusiva in materia di risorse idriche. Lo prevede lo Statuto. E anche lo Sblocca Italia fa una distinzione tra le Regioni a statuto ordinario e a statuto speciale. Quindi a mio avviso non c’è alcun pericolo di incostituzionalità della riforma».