Oggi è San Giuseppe, auguri a tutti i Papà

San Giuseppe è il papà “elettivo”, è l’uomo giusto, è il lavoratore onesto.
Anche quest’anno, continuano a riproporsi in molti comuni siciliani e – davvero – in tutti quelli dei Monti Sicani, le festività del 19 marzo, legate alla figura si San Giuseppe.

Simbolo della festa il cibo per antonomasia, il pane.

Questa festività anno dopo anno risulta sempre più limata dalla modernità e quel sentimento di partecipata commozione, accesso ed alimentato dall’equilibrata mescolanza di sacro e profano, con cui venivano vissuti vigilia e giorno di festa dai nostri avi sembra sbiadire man mano per far posto ai bagliori della società del consumo.

La tavolata imbandita, nostrana, non lo è più soltanto dei prodotti della terra, dei piatti semplici e gustosi della tradizione, dei sepolcri di grano, del pane votivo le cui forme lavorate richiamano i valori essenziali della fede e della famiglia, come strumenti fondamentali per affrontare la fatica del vivere. Non con vergogna ma con dignità.

Oggi le tavolate sono un tripudio di leccornie di ogni genere, di delizie esotiche.

I riti religiosi,  sono partecipati perlopiù dai tanti devoti.

Resistono bene gli aspetti leggeri della festa, in un epoca di complessità prevale molto più facilmente la frivolezza.

Eppure non si vuole in questa sede indossar gli abiti del moralismo, del conservatorismo ipocrita, si vuol fuggire anche ogni luogo comune.

Se accogliamo con un sforzo di umiltà, sentimento questo che la società ci invita a disconoscere, il messaggio di Giuseppe, troveremmo forse molte risposte ai tanti interrogativi del mondo.

Scopriremmo le ragioni della vita nella produzione di un pane sano, impastato con il grano buono di una terra non inquinata, coltivata da uomini che hanno preferito all’utile la salubrità del cuore.

Impareremmo ad essere “padri” nel senso più ampio. Buoni padri e buoni figli, che come Gesù Giuseppe, si scelgano vicendevolmente ogni giorno, prescindendo da qualsiasi motivo di divisione.

Crederemmo più facilmente al fatto che “il lavoro nobilita l’uomo” – come per altro affermò Esiodo quattro secoli prima che lo potesse dire agli uomini con la sua vita il papà del Figlio di Dio – e che accettare la vita come un percorso anche di sofferenza non è un deterrente, come vuol farci credere la pubblicità, ma un occasione in più per elevarci al di sopra delle brutture del mondo.

Apprezzeremmo di più la bellezza genuina delle cose, nel forse banale candore di un giglio.

Auguri a tutti i papà.