“La Setta degli Angeli”: una storia aliese?

Il maestro Camilleri non smette mai di sorprenderci, nelle trame, nei luoghi, nei personaggi.

Nel recente romano La Setta degli Angeli, edito da Sellerio, i protagonisti della storia suscitano davvero curiosità.

Essi non sono commissari brillanti quanto solitari come il celebre Montalbano, né donne astute come Maruzza Musumeci, ma preti.

Preti, quelli di un paesino dell’entroterra siciliano, che furono denunciati dal farmacista avvocato del luogo Matteo Teresi, come fondatori di una setta segreta che irretiva giovani fanciulle vergini, o giovani spose inesperte, persuadendole ad avere rapporti sessuali, facendo credere loro che le pratiche fossero un nobile strumento per ottenere indulgenze.

«Questo romanzo volutamente stravolge, fino a sconfinare nel campo della pura fantasia» afferma lo stesso scrittore nella nota al libro, ma quei fatti, seppur nel romanzo risultino spesso stravolti, ampliati, piegati alle esigenze letterarie, forse si verificarono.

Realtà e finzione, verità storica e fantasia si intrecciano magnificamente.

I fatti raccontati, almeno nello scheletro narrativo essenziale, pare accaddero realmente nelle Chiese e nelle case della città delle Grotte della Gurfa ma il vero dato sconvolgente, più che la costituzione si una setta siffatta in un luogo di gente semplice, è la reazione dei compaesani alla denuncia attuata a mezzo stampa dal Teresi, denuncia che costituirà grave motivo di pregiudizio alla vita dello stesso nella terra natale.

Teresi, quello vero come quello letterario, sarà costretto ad emigrare negli States, in cui continuerà ad esercitare la professione di avvocato e a produrre scritti. Questi furono pubblicati nel 1925 dalla casa editrice palermitana D’Antoni e nel 2001, in copia anastatica, dal Comune di Alia con prefazione del Sindaco Gaetano D’Andrea, che volle in tal modo rendere omaggio al concittadino coraggioso.

Lo stesso Camilleri, per analogo motivo, nel prendere spunto da quegli eventi dei primi dei primi del Novecento, nella costruzione di una storia verosimile quanto incredibile, mantiene il nome reale del protagonista e quello veritiero del giornale “La Battaglia” che l’avvocato aveva utilizzato per la denuncia.

Altro elemento fedele alla vero è il brano di Sturzo inserito. Pare che, nella realtà, l’eco della vicende del prete aliese deferito dall’autorità giudiziaria per corruzione di ragazze minorenni, abbia realmente suscitato a livello nazionale l’indignazione di Turati e Sturzo. Fu proprio il condannato, inoltre, a confermare il contenuto della denuncia del Teresi, abilmente usata dal maestro letterato siciliano per la costruzione dell’ennesimo romanzo di successo per il resto frutto della sua straordinaria fantasia.