Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”: “no” alla chiusura del punto nascita di Santo Stefano

MONTI SICANI – Si schiera su un netto “no” alla chiusura del punto nascita di Santo Stefano Quisquina l’unione dei comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”. La notizia della posizione comune assunta dai cinque paesi – Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, San Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina – arriva attraverso le parole del presidente dell’unione, Salvatore Sanzeri, sindaco di Cianciana. 

“Il presidente dell’unione dei comuni Platani-Quisquina-Magazzolo – si legge nella nota diramata ieri pomeriggio – e i sindaci dei comuni appartenenti esprimono netta contrarietà alla chiusura del punto nascita della casa di cura Attardi di Santo Stefano Quisquina giudicandola potenzialmente dannosa per i bisogni sanitari di questa comunità”. 

Secondo il rappresentante massimo dell’unione infatti “una giusta programmazione sanitaria deve tener conto delle difficoltà dei territori e in particolar modo di quelli montani dotati di una rete viaria insufficiente”. 

Da qui l’invito al direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale di Agrigento “a promuovere tutte quelle iniziative atte a impedire la chiusura del punto nascita di Santo Stefano Quisquina”. Si fa anche appello all’assessore regionale alla sanità Massimo Russo perché riveda “quella parte del decreto che prevede tale chiusura”.

La presa di posizione arriva a due giorni dalla pubblicazione del decreto della regione Siciliana sui punti nascita che da ottobre si ridurranno a 42 in tutta la Sicilia rispetto agli attuali 70. Il decreto pubblicato venerdì sulla gazzetta ufficiale prevede la chiusura delle cinque eccezioni inizialmente previste: Bronte, Mussomeli, Nicosia, Santo Stefano di Quisquina e Corleone. I direttori generali dei nosocomi in questione hanno però tempo fino al prossimo 30 giugno per proporre eventuali deroghe alla chiusura, proprio perchè tali strutture sorgono in zone montane.
Il nuovo assetto è stato deciso per razionalizzare le risorse e individua 27 reparti di primo livello, quelli per che in media effettuano  tra i 500 e 1000 parti all’anno, dotati di trasporto materno e neonatale in ospedali di secondo livello, in tutto 15, con una media di 1500 parti all’anno, e dotati di terapia intensiva neonatale, rianimazione e pediatria. 
E questo il primo passo che l’assessore Massimo Russo ha voluto compiere in direzione delle direttive ministeriali, che prevedono di mantenere in vita solo quei reparti dove nascono più di 1000 bambini. L’adeguamento completo è previsto entro i prossimi 3 anni.