Santo Stefano Quisquina: Natale tra tradizione e novità

SANTO STEFANO QUISQUINA – Tra tutte le feste della Cristianità, il Natale è certamente la più bella ed attesa, da grandi e piccini, forse perchè è quella che più di ogni altro tocca, o almeno dovrebbe, l’animo umano e fa riscoprire in ognuno di noi i sentimenti migliori.
A Santo Stefano Quisquina anche il Natale, come ogni altra festa religiosa, è diventato negli anni, un intreccio tra sacro e profano, in cui i riti e i simboli religiosi si accompagnano armoniosamente a manifestazioni artistiche e culturali, a tradizioni culinarie e peccati di gola.

Le festività natalizie hanno inizio già giorni prima del 25 dicembre, con particolari ricorrenze religiose, come l’Immacolata Concezione, l’8 dicembre, o Santa Lucia, il 13 dicembre, le quali segnano inevitabilmente l’arrivo del Natale, l’inizio di quell’aria festosa e gioiosa che da il via all’allestimento di vetrine, addobbi, presepi e alberi di natale.

È proprio dopo tre giorni da S. Lucia, ricorrenza molto sentita dagli stefanesi, che inizia la “novena” di Natale, che un tempo veniva celebrata nella Chiesa Madre, prestissimo, alle 5 del mattino. Era solito, allora, che un gruppo di giovani, spesso appartenenti all’Azione Cattolica, si alzassero a notte fonda e girassero le vie del paese intonando delicati canti natalizi, svegliando così la gente e invogliandoli a partecipare come loro alla novena, durante la quale, venivano cantate le “ninareddi”, antichi canti sulla nascita di Gesù che ancora adesso in alcune parrocchie allietano le celebrazioni della novena natalizia.

Oggi viene celebrata nel tardo pomeriggio ed è annunziata da un suono rumoroso di un altoparlante in cima al campanile che ha sostituito quello melodioso dei canti dei ragazzi, segno dell’avanzare della tecnologia, del benessere e forse anche della pigrizia, che hanno portato però alla perdita di gran parte della suggestività della novena di un tempo.

Tradizione ormai persa era quella di organizzare, a cura della parrocchia o per iniziativa privata, una rappresentazione teatrale di carattere pastorale che aveva come tema centrale la nascita di Gesù, pare che la prima fosse stata presentata il 31 dicembre del 1936, e ripetuta poi recentemente negli anni sessanta e settanta con un interesse però sempre minore da parte degli stefanesi.

Oggi, come una volta, nei giorni tra l’Immacolata e la novena, si è soliti occuparsi di una piacevole attività, che nella maggior parte dei casi può essere disgiunta da un vero e proprio spirito religioso: la preparazione del Presepe, che pur mantenendo come scena madre quella della natività di Gesù, ha come elementi principali riproduzioni di paesaggi locali e scene di vita quotidiana della civiltà contadina. Tra i presepi più belli, a Santo Stefano, ci sono sicuramente quello allestito all’interno della Chiesa Madre, e il presepe vivente realizzato dall’Associazione “Non più Soli”, quest’anno alla terza edizione, ma non mancano allestimenti di presepi anche nelle case di privati, nelle scuole o nelle principali piazze del paese. Nei giorni antecendenti a Natale, non è difficile assistere a manifestazioni culturali, a sfilate di zampognari e babbi natali organizzate dall’amministrazione comunale, da privati o dalle numerose associazioni del paese, quest’ultime impegnate spesso anche nelle visite ai circoli ricreativi degli anziani o agli ammalati dell’ospedale.

Con l’inizio della novena e dell’atmosfera natalizia cominciano inevitabilmente i ludi culinari, aspetto questo di particolare rilievo, sopratutto negli anni passati, quando si aspettava il natale non per i regali sotto l’albero, inesistenti in gran parte delle famiglie di una volta, ma per godere e condividere con la famiglia il pranzo, solo per quel giorno abbondante, tanto desiderato per tutto l’anno. Oggi appaiono sulle nostre tavole panettoni e pandori variamente farciti, frutti esotici, antipasti e strani sughi, di certo sconosciuti o non accessibili un tempo quando sulle tavole erano presenti solo la pasta al forno, l’agnello al sugo e i classici “durci di Natali”: “li cuddureddi”, “li mastazzola”, “li durci di mennula”. A preparare i dolci erano le donne. Ecco che parenti, vicine di casa, amiche, assieme, si aiutavano reciprocamente, facendo diventare queste incombenze domestiche piacevoli riunioni di famiglia, tradizione questa che ancora è viva tra le donne stefanesi.

Oggi, anche il natale, sembra essere diventata una festa consumistica, dove si pensa più ai regali costosi, agli addobbi sfarzosi e alle vacanze in luoghi tropicali, che alla vera essenza del Natale, ma è in posti come Santo Stefano Quisquina, che nonostante la modernità e i cambiamenti, si cerca ancora di tenere in vita le antiche tradizioni e i valori di un tempo quando si aspettava il natale per il solo piacere di stare assieme attorno ad un tavolo a condivedere un pasto, o ad un braciere a raccontarsi vecchie storie e quando bastava poco per fare del Natale un giorno speciale.