Mussomeli: la “ninnaredda” simbolo delle tradizioni natalizie locali

MUSSOMELI – Le luminarie in piazza e per le vie principali del paese a cura dell’amministrazione locale per quanto contribuiscano con il loro scintillio a diffondere nelle freddi serate di dicembre un’atmosfera di festa, mai potranno eguagliare altre tradizioni ben più ancorate nella memoria dei mussomelesi.
Parlare di usanze natalizie nella terra di Manfredi significa richiamare alla mente quel motivetto che è tutt’oggi piacevole sentire nelle prime ore mattutine del 25, quand’ancora i più si cullano nel torpore dei sensi. La novena di Natale, anche se con difficoltà, ancora sopravvive, riuscendo a ricreare quell’atmosfera di grande suggestione che da sempre ha accompagnato la rievocazione della nascita di Gesù. A “ninnaredda di Natali” è l’emblema di un sentire religioso popolare che resiste al tempo perché racchiude e ricorda con straordinaria malinconia situazioni ancora attuali:
“… l’amici e li parenti
si truvarunu scanuscenti…”
senza però scordare di esaltare i veri sentimenti cristiani:
“…. a sett’uri si sintia
n’armunia di paradisu:
la Celesti Gerarchia
lauda Diu ch’in terra ha scisu…”
Certo rispetto al passato la condizione dei novenari è alquanto cambiata. Da personaggi istituzionali del paese, che svolgevano tale “servizio” dietro a un piccolo compenso economico, perché in tempi di miseria anche questa diventata un’occasione di lavoro, oggi si sono trasformati in cultori della tradizione. Se si esclude la banda musicale, a cui spesso è affidato tale compito, una bella iniziativa che rispecchia idealmente questo aspetto della storia locale è rappresentata dal duo Gera Bertolone e Ciccio Piras, entrambi  dell’Istituto di Scienze Musicali dell’Università di Palermo e membri del laboratorio di Etnomusicologia per la conservazione e la promozione dei canti della cultura popolare siciliana. Da qualche anno difatti, armati di chitarra, triangolo e cerchietto, ripropongono con la loro voce antiche ninnaredde rese indimenticabili dal trio di novenari mussomelesi  Peppi, Melu e Lucianu.
E sempre a giovani desiderosi di riappropriarsi della propria identità si deve negli ultimi anni la riproposizione del presepe vivente. Che sia soltanto uno o più, indipendentemente dal quartiere scelto per l’allestimento, esso raccoglie intorno a sé folle di mussomelesi per quel fascino di semplicità e spontaneità di cui è portatore, divenendo punto d’incontro per scambi di auguri e momenti di convivialità cittadina. La visita è difatti accompagnata spesso dalla degustazione di piatti poveri tipici della tradizione contadina, quali uova sode, minestra di ceci, pani cunzatu, che costituiscono l’occasione per vivere momenti di aggregazione e di condivisione di certo differenti rispetto al passato ma non per questo meno importanti nel rinsaldare i legami sociali.
Ed è proprio la gastronomia uno dei pilastri della tradizione che resiste a ogni tentativo di oblio. Perché, se da un lato si riduce sempre più il numero di massaie che si dedica per interi pomeriggi alla preparazione di dolci tipici, dall’altro nelle pasticcerie e nei forni abbandono ancora virciddati, pasti di Napuli e cassatini, che per la loro ricchezza di ingredienti e bontà continuano ad essere richiesti dalla gente.
Si deve invece all’inventiva degli amministratori locali il sorgere di iniziative: la rassegna dei presepi, proposta per la prima volta nel 2010 dall’Assessore al ramo Enzo Nucera in Via Barcellona, trasformata per l’occasione proprio nella “Via dei Presepi”, per questo 2011 è stata trasferita nelle sale del museo di Palazzo Sgadari, ma ciononostante si può parlare di una seconda edizione. Non meno apprezzabile poi la tombolata per gli anziani presso la Palestra comunale.
Eventi volti ad arricchire un programma che per ristrettezze finanziarie e la mancanza di coordinamento da parte degli amministratori anno dopo anno ha rischiato di affievolirsi sempre più e che solo la perseveranza e la passione delle giovani generazioni è riuscita finora a preservare nei suoi aspetti più storici. E se ultimamente nelle case e per i negozi è già Natale fin dai primi di dicembre, è la festa dell’Immacolata a dare il vero avvio ai riti natalizi. Se la sera del 7 si cena con le “guastedde”  in attesa del Mattutino, cioè la “levata” dei fedeli per partecipare alla prima messa in onore della Madonna, è ancora la classica ninnaredda a dare l’avvio non solo alla festa dell’8 dicembre ma a tutto il Natale.
Immancabile poi ogni anno il concerto di Capodanno a cura del Coro Polifonico e della Filarmonica “Puccini” attualmente diretti dal Maestro Vincenzo Barcellona.

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