Il Natale ai piedi della Rocca, sotto un meraviglioso cielo di ricordi.

ROCCAPALUMBA – Anche ai piedi della Rocca è quasi Natale. Nemmeno la crisi fa perdere vigore a quella che è la festa dell’anno certamente più sentita e a tutte le età. Basta poco per creare l’atmosfera, forse a Roccapalumba non cadranno fiocchi di neve, ma di certo fioccano stelle da un cielo meraviglioso. Per parlare del Natale di ieri e di oggi ci affidiamo ai ricordi di testimoni diretti, alcuni anziani del paese. Nessun racconto del passato, del resto, è più coinvolgente di quello narrato dalla voce di chi quel passato l’ha vissuto in prima persona. Contrariamente a quanto accade oggi, una degli intervistati ci rivela che un tempo, la festività del Natale aveva un carattere prettamente religioso, scandito dalla preghiera e dai rituali. “La recita della Novena – momento che entrava nel quotidiano di ciascuno dal 16 al 24 Dicembre – era partecipata da tutte le donne e da molti lavoratori”. «Per questa festività, nella chiesa di Santa Maria della Luce, si recitava, ogni mattina la “Novena” e la “Coroncina” al santo Bambino Gesù». Oggi buona parte dei rituali Natalizi di un tempo, strettamente legati alla religiosità, è andata, perduta. A parte la Veglia di Natale, che è sempre una celebrazione partecipata, come allora, da grandi e piccoli. Tra le tradizioni che ancora oggi si tramandano c’è quella della preparazione dei dolci “Cassateddi” e “mastazzoli” due formati di “buccellati”, biscotti ripieni di “chinu” di mandorle tritate impastate con la zuccata e con scaglie di cioccolato fondente o di fichi secchi passati, ricoperti di “marmurata” (glassa di zucchero) e “diavulicchi” (pallini e cilindretti colorati di zucchero usati in dolciaria a scopo decorativo). Oggi la dieta vuole che alla dolcissima glassa si preferisca una spolverata di zucchero a velo. In tanti continuano a prepararli in famiglia, altri optano per quelli bell’e confezionati dai biscottifici locali. \« Una volta – racconta quasi nostalgico un altro testimone – per qualche biscotto e un pugnu di ciciri (ceci) ci toccava girare e girare! Per la Vecchiastrina – (la moderna befana) – la Vigilia del Capodanno, quando per strada non si incontrava nessuno, perché non essendoci gli svaghi di oggi si stava tutti a casa, noi picciriddi giravamo con delle campanelle, bussavamo nelle case e i più generosi, ci davano qualche buccellato, arance, fichi secchi, una manciata di mandorle, ed ogni tanto anche qualche bastonata». Oggi nel piccolo centro a dare quella atmosfera natalizia ci pensa Babbo Natale che gira per le vie del paese distribuendo caramelle e strappando sorrisi ai più piccoli mentre la banda suona festosa. I ragazzi si impegnano nella creazione del “presepe più bello” che potrà guadagnarsi uno dei premi messi in palio dal Comune; e nei mercatini di Natale alcuni commercianti locali propongono i propri prodotti e manufatti; si degustano nelle varie occasioni i tradizionali buccellati di mandorle o fichi, la gustosa zuppa di ceci con arista di maiale, il classico panettone e addirittura pane e salsiccia. Molto è cambiato da allora le serate sono animate dalla Tombolate comunali, dai recitals delle scolaresche, dagli spettacoli proposti da comitati e associazioni. Nelle strutture astronomiche, nuvole e foschia permettendo, è possibile ammirare un limpidissimo cielo invernale e conoscerne i segreti. Le vie principali e i balconi si illuminano di mille colori. E ancora, ormai annualmente, si può assistere alla riproposizione del Presepe Vivente, che caratterizza anche molti altri Comuni. Ma cos’ha di diverso e di nuovo questo Natale rispetto a quello vissuto dalla signora Rosa? Simili sono le dicotomie e analoghe le meravigliose contraddizioni. Sacro e profano. Serio e faceto. «Un tempo a Natale – continua il più anziano di tutti – si viveva uno dei migliori momenti familiari; noi carusi l’aspettavamo con ansia e non per i regali che non sempre si potevano comprare ma principalmente perché era uno dei momenti in cui ci si ritrovava insieme dimenticando la fatica del vivere». Il Natale non è una data, non sono solo compere, non è solo cibo, non è solo divertimento, né scevro moralismo, ma principalmente uno stato d’animo, un occasione, per ritornare a ben sperare, per promuovere il paese e le sue risorse, in nome di uno spirito di condivisione, che, tuttavia, ci sforziamo di far restare in primis condivisione di valori.

Foto di Hojjat Baghchighi