Giornata della memoria: il ricordo dei reduci incontra le nuove generazioni

MUSSOMELI – Anche Mussomeli nel suo piccolo ha voluto dare il proprio contributo in quello che oramai istituzionalmente è stato battezzato come Il Giorno della Memoria.

Come ogni anno, dal 2000, quando il parlamento italiano votò la legge n. 211 del 20 luglio, il 27 gennaio tutta l’Italia  ricorda le vittime di quell’immane squarcio nella storia della civiltà troppo sinteticamente racchiuso nel termine shoah.

Così, stamattina, a mezzogiorno, presso l’Auditorium dell’istituto Tecnico Commerciale G. B. Hodierna, l’amministrazione comunale, le istituzioni scolastiche, e un folto pubblico di ragazzi, autorità civili e militari locali, hanno celebrato l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz e dunque, orgogliosamente, il ripristino della libertà. Orgogliosamente perché, come testimoniato dai reduci della Seconda Guerra Mondiale presenti in aula, anche i mussomelesi hanno contribuito affinché alla fine a trionfare non fosse di certo l’odio.

Lo stesso vicesindaco Filippo Misuraca, nel suo discorso, ha voluto sottolineare il suo impegno a difesa di chi ha pagato un prezzo troppo alto per la bassezza di un credo razzista. “Anch’io come parlamentare votai per l’istituzione di questa giornata, – ha detto – per dare la mia testimonianza di condanna nei confronti di questo eccidio”.

Ma ciò che è maggiormente emerso dal confronto tra i vari interventi è stata la volontà da parte di tutti i relatori di evitare in futuro il ripetersi di un simile disastro umano. “L’unica arma affinché ciò non avvenga più è la cultura” – ha affermato il preside del I Comprensivo Salvatore Vaccaro, – perché solo così si può evitare che “una comunità diventi una massa di zombie.”

A prendere la parola nel corso dei lavori le studentesse Ilenia Bonomo, Anita Falletta, Rosanna Falsone, Emanuela Novello, Anna Raimondi e Giada Sorce. A loro l’arduo compito di descrivere in minima parte il progetto di Hitler, attraverso la lettura di brani tratti dal Mein Kampf, e non solo.

Toccante, a conclusione della manifestazione, il racconto di Salvatore Buttaci dell’Associazione Combattenti e Reduci. La sua vicenda di soldato fatto prigioniero mi ritorna in mente proprio adesso, mentre scrivo, e mi sembra di vederlo in Russia, alla ricerca disperata di quei compaesani che erano nel suo stesso reggimento: Neri, Genco, Pistone e Cusumano purtroppo non ce l’hanno fatta a sfuggire alla follia nazista. O quando, nelle Langhe, vede il proprio comandante Mauro De Mauri accasciarsi al suolo trafitto da una raffica di mitra e lui stesso, colpito alla gamba sinistra, deve subirne l’amputazione per restare in vita.

E appare assurda l’attesa di quanti ancora cercano invano di aver riconosciuto da chi di dovere un risarcimento pecuniario per il lavoro coatto prestato ai tedeschi sul finire della guerra. Solo a Mussomeli circa una quarantina di persone.

A Guarino Giuseppe, Guagliardo Francesco, Messina Pasquale, Minnella Giovanni, Giardina Calogero, Scozzaro Mariano e Genco Ferdinando, tra i combattenti in terra tedesca, l’amministrazione ha consegnato una targa di riconoscimento, perché – volendo usare l’espressione di Misuraca – come nel film La vita è bella Guido Orefice (vs Roberto Benigni) ha difeso fino alla fine il figlio, così “i nostri padri ci hanno difeso, e oggi noi siamo qui grazie a loro.”