Incontro sulla legalità: Mussomeli dice no alla mafia

MUSSOMELI – Non è stata semplicemente la presentazione di un libro sulla vita di Matteo Messina Denaro e dei siciliani. L’evento Mussomeli per la legalità, organizzato da Il Tarlo.info, ha permesso agli intervenuti di riflettere sul fenomeno mafioso da angolazioni diverse, nei suoi rapporti con lo Stato, la Chiesa, e soprattutto con i cittadini che ne sono vittima e, al contempo, inevitabilmente complici.

Ecco spiegata l’importanza della presenza tra i relatori di Nino Terrazzino, componente dell’Associazione Anti-Racket e Anti-Usura Rosario Livatino di Caltanissetta, che aiuta le vittime ad uscire dal tunnel delle minacce e delle estorsioni. Un’azione di sensibilizzazione portata avanti anche ieri, a Palazzo Sgadari, con un volantino d’invito alla denuncia per ogni posto a sedere.

La serata ha tenuto alta l’attenzione di tutti, fra tributi video a Peppino Impastato, Padre Puglisi, Rosario Livatino e ai giudici Falcone e Borsellino, e lettura di alcuni stralci tratti da L’Invisibile di Giacomo De Girolamo.

Apprezzati pure gli intermezzi musicali di Gero Riggio, che ha interpretato brani di musica popolare siciliana, tra cui il suo inedito Sutta u bagliuri, accompagnato al flauto da Salvatore Piparo.

Erano presenti tra gli altri il Colonnello dell’Arma Giuliacci, il Capitano  dei Carabinieri Tadoldi, il  Maresciallo della Guardia di Finanza Ricotta, il presidente onorario della Livatino Campo, il vicesindaco Filippo Misuraca e l’Arciprete Pietro Genco. Numerose anche le autorità amministrative locali sedute fra il pubblico.

GLI INTERVENTI – Atteso l’intervento del giudice Giovanbattista Tona, in passato più volte a Mussomeli per portare la sua testimonianza.

“Il popolo siciliano – ha affermato – ha voluto deliberatamente far diventare invisibili eventi per lui scomodi.” Secondo lui cioè, col tempo ha smesso di esercitare  quella solidarietà privata che si verifica quando amici, parenti, vicini di casa o semplici conoscenti, ti vengono a trovare dopo un periodo di degenza medica. Quanti invece fanno lo stesso se sanno che sei vittima del sistema mafioso? Pur tuttavia, a suo avviso, si sta riscoprendo in quest’ultimo periodo questa coscienza civica, e la dimostrazione l’ha avuta dalle numerose manifestazioni di solidarietà che gli sono pervenute all’indomani delle minacce di attentato di cui è stato vittima.

“È necessario dunque – ha detto – favorire il confronto tra le persone, stimolarle a dirsele e a darsele, dialetticamente ovviamente, perché la legalità è una variabile indipendente che funziona di tanto in tanto”.

Il trucco sta per lui nel fare sempre il proprio dovere, senza concessioni alcune, ed essere vigilanti con se stessi e poi con la società, per far perdere terreno alla cultura mafiosa.

La politica e la religione dal loro canto dovranno riprendersi ciascuno il proprio primato, che rivendicano ma non esercitano.

A prendere per ultimo la parola l’ospite atteso della giornata, De Girolamo, che armato di cartine delle località più belle della Sicilia ha introdotto il suo discorso su una terra che ha tanto da offrire, “ma che – ha specificato – tutti noi non meritiamo.”

I perché sono tanti. “Non si fa più giornalismo residente” – ha denunciato. Gli addetti del settore cioè non raccontano più cosa accade intorno a loro, si limitano a un “giornalismo resistente”, come la gente si limitata a non denunciare le situazioni malavitose che la circondano, considerando la “messa a posto” (il pizzo nelle zone del trapanese) un fattore culturale e non una violenza subita.

Quindi si è lasciato andare nel racconto di storie di malavita locale per far emergere l’idea di fondo che “la mafia c’è laddove ci sono i soldi”, e quindi il suo modo di operare si adatta ai tempi e alle situazioni. Adesso, ad esempio, volge la sua attenzione alle energie alternative e alla grande distribuzione.

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