Cultura: storie di famiglia e della Mussomeli d’altri tempi

MUSSOMELI – La storia dei Palermo non è solo quella di una famiglia di orefici, orologiai, fotografi. Essa racchiude in sé spaccati di una Mussomeli e di un’Italia che solo la memoria e le istantanee ingiallite dal tempo possono restituire. Personaggi che con il loro operato hanno contribuito al destino dei loro discendenti e di un’intera cittadinanza.

Cosicché, celebrare uno di loro, Vincenzo, in occasione del centenario della nascita, giovedì 30, diventa un’opportunità per rispolverare l’album dei ricordi. Un compito non certo semplice, che i figli Giuseppe e Salvatore hanno affrontato in maniera differente: il primo delineando la figura del nonno che porta il suo stesso nome;  il secondo ripercorrendo la lunga attività commerciale tramandata per generazioni, dalla fine del 1800 fino all’attuale negozio proprio in via Palermo, al civico 51.

Alla Giornata della memoria del 5 settembre scorso i loro interventi (di seguito pubblicati per intero) hanno restituito ai presenti avvenimenti più o meno conosciuti, dal fenomeno dell’emigrazione in terra straniera in cerca di lavoro al richiamo alle armi nel periodo delle grandi guerre.

Scelte di vita, non sempre facili, che hanno inevitabilmente condizionato il carattere di chi è nato dopo di loro. Racconta infatti Giuseppe: “Erano gli anni delle contestazioni giovanili del sessantotto. Mio padre venendo occasionalmente a Palermo, mi ha scoperto tra i manifestanti. Mi ha rimproverato aspramente, dicendomi che non ero a Palermo per fare politica, e che non voleva assolutamente che mi finisse come mio nonno “picciutteddu di testa cauda”, la quale partecipando ai moti dei fasci siciliani, per non farsi arrestare è stato costretto a darsi alla macchia per un lungo periodo.  In seguito ho chiesto a mio padre maggiori dettagli, ma lui rispondeva che non si ricordava più del fatto e cambiava discorso. Aveva nuovamente steso quel velo di silenzio su questo episodio, probabilmente per paura che il comportamento di mio nonno fosse per me di cattivo esempio.”

Ma, come lui stesso conclude al termine della sua ricerca, riferendosi al nonno, non ci è dato sapere in toto l’influenza che tutto ciò ha avuto comunque sul loro futuro.

Vincenzo Palermo morì il 30 giugno 1999, all’età di 88 anni, lasciando in eredità a quanti lo hanno conosciuto il suo esempio di uomo onesto, legato alla famiglia, al lavoro e all’effetto indelebile per parenti, amici e clienti, che sempre servì con passione e dedizione.

Scarica qui la relazione di Giuseppe Palermo

Scarica qui la relazione di Salvatore Palermo

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