San Giacinto Giordano Ansalone: concluse a Santo Stefano le celebrazioni liturgiche

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Il comitato con il sindaco Cacciatore e mons. Antonino Massaro

SANTO STEFANO QUISQUINA – Concluse le celebrazioni liturgiche in onore di San Giacinto Giordano Ansalone, il martire stefanese festeggiato nel paese montano nei giorni 17, 18 e 19 novembre.

La festa solenne è stata celebrata la domenica del 17, dies natalis di San Giordano, martirizzato in Giappone nel 1634: durante la celebrazione, officiata da mons. Antonino Massaro, sono stati portati in dono i simboli legati alle torture subite dal missionario in nome della fede, mentre l’amministrazione comunale ha offerto l’olio per la lampada di San Giordano: accesa ogni anno in occasione delle celebrazioni liturgiche, questa arderà in segno di fede e devozione per un intero anno, al termine del quale si ripeterà il rito tradizionale di accensione.

Durante la celebrazione è stato ufficializzato il nome del nuovo presidente del comitato 2014: si tratta di Salvatore Palumbo, che guiderà il gruppo di giovani nei festeggiamenti estivi di luglio e in quelli liturgici di novembre.

Al termine della Messa i fedeli si sono recati in corteo fino alla piazza San Giordano Ansalone, portando un omaggio floreale da porre ai piedi del monumento dedicato al santo.

Lunedì e martedì si sono tenuti i vespri e la celebrazione liturgica di San Giordano, così come indicato nel calendario liturgico.

San Giordano, nato nel 1598 a Santo Stefano Quisquina, entrò ben presto in convento come domenicano, assumendo il nome di Fra’ Giordano da Santo Stefano. Dedicò la sua vita agli studi e alla missione, che lo portò in Oriente, nelle Filippine e in Giappone, predicando sempre la parola di Dio e non avendo mai nessun ripensamento, né pentimento sull’amore professato per il Signore: “Jordanus non est conversus retrorsum”, una frase di San Giordano che sottolinea come lui, che aveva scelto la missione, non sarebbe mai tornato indietro.

In Giappone fu ben presto imprigionato e subì numerosissime torture, fino al supplizio finale, il martirio, insieme ad altri compagni, il 17 novembre 1634 a Nagasaki.

La canonizzazione arrivò qualche secolo dopo: nel 1981 Papa Giovanni Paolo II beatificò, a Manila, un gruppo di 18 martiri, tra cui l’unico italiano Giordano Ansalone: in quell’occasione anche un gruppo di stefanesi partecipò alla celebrazione. Nel 1987 invece, sempre Papa Giovanni Paolo II innalzò agli onori degli altari San Giacinto Giordano Ansalone insieme agli altri martiri di Nagasaki: la cerimonia si svolse sul sagrato di Piazza San Pietro, a Roma, e da quel momento  la Chiesa Madre di Santo Stefano Quisquina, dove si conservano l’atto originale di battesimo e il fonte battesimale del martire, fu elevata a santuario diocesano di San Giacinto Giordano Ansalone.

Dal 2013 i festeggiamenti esterni si svolgono l’ultima domenica di luglio, per consentire anche agli emigrati di poter partecipare alle celebrazioni in onore del santo compaesano; a novembre, invece, viene celebrata solo la festa liturgica.

Valentina Maniscalco