Miniere del nisseno e tumori: un legame ancora da approfondire

VALLONE – Si ritorna a parlare della problematica delle miniere del nisseno e del possibile collegamento con il significativo tasso di malattie tumorali in particolare nei Comuni del Vallone (Acquaviva, Bompensiere, Campofranco, Marianopoli, Milena, Montedoro, Mussomeli, Serradifalco, Sutera, Vallelunga e Villalba). Stavolta a porsi l’interrogativo è il Tribunale per il diritto del malato di San Cataldo, presieduto da Rosetta Anzalone, assieme ad altre 31 associazioni.
“La raccolta di articoli di stampa, video, dichiarazioni, interventi sulle miniere dismesse del Nisseno ci ha consentito – affermano – di creare un dossier di centinaia di pagine, che raccontano una storia lunga decenni, iniziata con l’immotivata chiusura di siti ancora abbondantemente produttivi e continuata con misteri, ombre e segreti  che vi ruotano attorno. Una storia che si nutre di incontri in loco tra mafiosi, di esposti alla Magistratura, di inchieste giudiziarie archiviate, di interrogazioni parlamentari senza risposta: il tutto incentrato sulla possibilità che le gallerie delle miniere abbiano ospitato ed ospitino tuttora scorie radioattive e rifiuti ospedalieri, nocivi per la salute e per l’ambiente. Una storia degna di un libro giallo, che manca ancora del doveroso tassello finale: l’incidenza elevata di neoplasie, tumori, leucemie, malattie degenerative ed invalidanti è collegabile con i depositi tossici, incompatibili con qualsiasi forma di vita?”
Una storia suffragata da dati certi resi noti circa due mesi fa nell’ambito del progetto “Conoscere per prevenire-Conoscere per curare” promosso dalla Provincia Regionale di Caltanissetta attraverso l’Associazione Temporanea di Scopo “Stili di vita positivi”. Grazie all’istituzione del “Registro Tumori” è stato difatti possibile dimostrare l’alto tasso d’incidenza dei tumori del polmone, ematologici, e infantili, nella provincia di Caltanissetta, con il Vallone tra le aree più colpite.
Risultati apparentemente in contrasto con il resoconto dei controlli effettuati nelle miniere di Bosco-Palo e nel lago Soprano dall’ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), che ha riscontrato quantità significative di boro, poche tracce di amianto nell’aria ed assenza di radioattività.
“Sembrerebbe confortante. – continuano le associazioni – Ma i rilievi sono stati condotti in superficie ed in limitate aree e per questo i risultati non sono da ritenersi esaustivi. Le stesse istituzioni  che hanno voluto o condotto le indagini, hanno affermato: “L’assenza di radioattività in superficie non fornisce certezze sull’assenza di materiale radioattivo, che qualcuno presume sia stato depositato all’interno delle miniere” (ultimo rapporto ARPA 2012); “La maggiore incidenza delle malattie tumorali nella zona nord del Nisseno induce ad un approfondimento” (P. Cantaro, ex direttore generale dell’ASP 2012);  “Non bisogna abbassare il livello di guardia. E’ necessario tenere sotto osservazione i siti minerari che insistono nel nostro territorio” (Daquì, sindaco di Serradifalco 2013); “Si deve tempestivamente procedere alla bonifica” (ultimo rapporto ARPA 2012).
A completare il quadro, non certo confortante, ci sono i dati pubblicati un mese fa sull’incidenza di alcuni tipi di tumori maligni nella provincia nissena: dal 2007 al 2009 sono stati registrati 3877 nuovi casi, con picchi nel comprensorio del Vallone. Ad essi si aggiungono 31 casi di tumori infantili, che “rappresentano il 58% in più rispetto all’atteso” (R.Tumino, Registro tumori).  Da considerare che le cifre pubblicate sul Registro tumori non includono le migliaia di malati di sclerosi multipla.”
Insomma, la realtà dei fatti è più preoccupante di quanto si potrebbe o vorrebbe far credere e, forse, è arrivato davvero il momento di porre la lente d’ingrandimento sui giacimenti minerari di sale presenti nel Vallone e a Pasquasia (dove si ipotizzano depositi di scorie radioattive), sulla loro mancata messa in sicurezza e bonifica, e sugli ammalati che vi hanno lavorato.
“Viene spesso raccomandato di non creare panico nella popolazione. – concludono le associazioni – Ma l’allarme sta nei numeri e soprattutto nelle sofferenze e nei lutti che con eccessiva frequenza colpiscono i nostri paesi. Crediamo per questo utile scuotere le coscienze, affinché i cittadini si pongano domande e avanzino dubbi, invece di nascondere la testa nella sabbia: solo se onestamente informati, potranno modificare i loro stili di vita, assumere comportamenti consoni, sottoporsi puntualmente agli esami di prevenzione sanitaria, pretendere come massa critica dalle Istituzioni quelle azioni non rinviabili di indagine e risanamento ambientale.
Considerato che il Nisseno, con l’esclusione di Gela, manca di insediamenti industriali e che alcuni centri del Vallone – proprio quelli in cui l’incidenza dei tumori è più alta – appaiono esclusi dal traffico automobilistico, riproponiamo la domanda iniziale: è legittimo per il rapporto di causa-effetto collegare queste malattie a fonti inquinanti esistenti nelle miniere dismesse?
Una risposta onesta e compiuta può venire solamente da un impegno delle Istituzioni in un progetto di vigilanza, controllo e bonifica del territorio.”
Queste le altre associazioni firmatarie della nota oltre al TDM: Cittadinanza Attiva, Tam Tam, WWF Caltanissetta, Legambiente Caltanissetta, Asisbi, Coop. Progetto 86, AIES, IS.PE.D.D. Onlus, Com. Quartiere Pizzo Carano, Anglat, Coop. Solidarietà 91, Coop. Geoagriturismo, La Mongolfiera, Cuore Chiaro Onlus, Progetto Luna, Nuovo Orizzonte, Ass. Valle del Salso, Samot, Sans Soici, Frates, Società di Mutuo Soccorso C. Battisti, Coop. Sicula Ciclat, Progetto di Vita, Amici dell’Aquilone, Nuova Civiltà, Italia Nostra Sicilia, Ass. Giovanile S. Anna, ANFFAS, ATP San Cataldo, A.D.S..