San Giuseppe ad Alessandria: le donne forza motrice della festa

ALESSANDRIA DELLA ROCCA – Il comitato di San Giuseppe, detto la “Deputazione di San giuseppe”, ogni anno inizia i preparativi della festa già da Gennaio, mese in cui viene consegnata la “Plancia” al presidente del nuovo comitato. Il lavoro è decisamente molto impegnativo rispetto a quello che sono chiamati a fare i comitati delle altre feste del paese, impegnativo perché l’organizzazione prevede l’allestimento di un altare principale in onore del Santo, la raccolta consueta delle offerte per le vie del paese, la scelta dei personaggi che devono interpretare i tre santi, Madonna, Bambinello e San Giuseppe.

Assistiamo tradizionalmente ad una spartizione di ruoli che affida alle donne un compito fondamentale. Le donne, sono chiamate all’organizzazione ed all’allestimento dell’elemento simbolo della festa: “L’Altaru” ( l’altare Maggiore). In questo viene allestita la “tavulata”, il banchetto offerto al Santo, e spetta alle donne quindi dedicarsi alla preparazione delle pietanze che andranno ad ornare e profumare il luogo sacro; le pietanze verranno offerte ai personaggi che rappresentano la Sacra Famiglia, e potranno essere consumate da tutta la cittadinanza solo a conclusione della festa.

Le donne come da tradizione si riuniscono almeno un mese prima, il lavoro è complicato, c’è bisogno di progettare tutto nei minimi dettagli, gli alimenti da comprare o le verdure da raccogliere nei campi, e per di più devono interessarsi dell’ornamento e delle decorazioni dell’altare, e di certo non possono venir meno al compito della raccolta delle offerte.

La preparazione delle pietanze inizia dai dolci, gli alimenti che possono essere conservati più a lungo. Si preparano li “mennuli caliati” , l’ingrediente alessandrino per eccellenza, indispensabile per uno dei dolci tipici delle feste principali del paese: “LA CUBAITA”, il corrispondente alessandrino del Torrone siciliano. Dolce che invece si deve produrre in quantità superiori per l’importanza e per la rappresentanza della festa è la “PIGNOLATA”, a base di farina e uova, ricoperta con il miele, presentata  in forme di bastoncini uniti a gruppetti di tre o quattro, è decisamente uno di quei dolci che nel banchetto di San Giuseppe non può mancare, poichè tipico del paese di Alessandria. Con lo stesso impasto si ricava una variante diversa dalla pignolata che prende il nome di “COSCE DI DAMA”, questi assumono forma di bastoncini singoli ricoperti di “marmurata” ovvero zucchero sciolto che assume sembianze di marmo per consistenza e per aspetto.

Il banchetto però non prevede solo i dolci, in questo immancabili sono le frittate e le verdure, cibi semplici e poveri che richiamano sia la povertà della Sacra Famiglia sia le limitate possibilità degli antenati alessandrini nell’offerta al Santo; presentavano al banchetto ciò che la propria terra produceva: verdure, asparagi, uova.

Le cuoche della festa perciò preparano frittate di ogni genere, con le fave o con i piselli, con gli asparagi o con la ricotta. La frittura fa da padrona, unico metodo che poteva un tempo donare un sapore diverso a quei cibi presenti ogni giorno nelle tavole delle famiglie del paese, la tradizione continua e fa diventare quei cibi, un tempo poveri, prelibati, è il caso del “VROCCULU FIUTU”( broccoletti fritti), o “CACACCIULI CHINI” (carciofi ripieni di pan grattato e uovo), e ancora “CARDUNA ‘N PASTEDDA” (cardi in padella con mollica), “BACCALA’ FRIUTU” (pesce fritto).

L’arte della preparazione della pietanze , è un’arte che si tramanda di anno in anno, da donna a donna, di generazione in generazione. Si dedicano alla preparazione donne di ogni età, dalla nonnina che custodisce il segreto delle ricette, alla ragazzina diciottenne che per la prima volta impara i procedimenti della preparazione. Uno dei momenti più particolari, in cui si intrecciano tecniche di lavorazione, saperi culinari a capacità organizzative e resistenza fisica, le donne alessandrine ogni anno danno prova della loro forza e capacità organizzativa, riescono in poco tempo a preparare enormi quantità di cibo, aiutate dall’armonia e dalla devozione verso il Santo, dalla preghiera e dalla gioia che porta la festa nel paese. Si definiscono tutte cuoche, tutte chef e tutte manager, nessuna vuole sopraffare l’altra, ognuna di esse avrà lo stesso riconoscimento dell’altra per la riuscita della festa e in particolar modo per la bontà delle pietanze.