Ambiente: contro i veleni diritto e buon senso

AMBIENTE – L’uso sconsiderato di pesticidi e diserbanti produce effetti devastanti sulla salubrità delle nostre falde acquifere e non solo. Le numerose sorgive sparse nel territorio la cui acqua è spesso attinta mediante fontane e abbeveratoi costruiti nei dintorni di esse rischiano di non essere più oasi di freschezza e salubrità, in cui fermarsi a bere buona acqua fresca, e pare, appunto, che non di rado le analisi effettuate in laboratorio abbiano rilevato quantità di sostanze velenose che rendono quelle acque non solo non più potabili, per uomini e animali, ma anche non utilizzabili ai fini agricoli.

Al fine di prevenire rischi per la salute delle persone, è proprio nel settore rurale che, in applicazione del “Principio di Precauzione”, che mira alla salvaguardia quanto più completa della salute dell’uomo, si è proceduto in questi anni alla riconversione della produzione estensiva zootecnica in produzione estensiva biologica, attraverso misure e aiuti finalizzati all’implemento di quest’ultima.

Il problema dei veleni, purtroppo, non riguarda solo il comparto agricolo ed alimentare.

Non raramente si impiega, ad esempio, il “seccatutto” per la “cura” di aiuole e parchi comunali. Tali comportamenti sono spesso indirettamente avallati dalla convinzione che, narrano leggende metropolitane, pare non esista alcuna norma che lo vieti specificamente. Così, tuttavia, non è.

Anche «(…) quando sussistono incertezze riguardo all’esistenza o alla portata dei rischi per la salute delle persone, – afferma la Corte di Giustizia in una celebre sentenza del 1998 – le istituzioni possono adottare misure protettive senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi». Del resto sono le nostre acque, è la nostra salute.

Inoltre, va precisato che l’obbligo di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire rischi anche se unicamente potenziali per la salute, per la sicurezza e per l’ambiente è posto in capo alle Pubbliche Amministrazioni dalla legge 241/90, in conformità tra l’altro con quanto disposto dall’art. 174 del Trattato Ce che statuisce l’obbligo giuridico di assicurare un “elevato livello di tutela”, che si sviluppa in azioni preventive, e, quando possibili, correttive.

La giurisprudenza offre innumerevoli strumenti di tutela dell’ambiente e di chi lo vive, e, in ogni caso, a volte basterebbe solo un po’ di buon senso. Le erbacce, ad esempio, potrebbero essere eliminate con le tradizionali tecniche manuali, non nocive e – forse – anche non dispendiose, considerando la mole di impiegati dei nostri enti pubblici.