Consiglio provinciale CL. D’Amico: improvvisazione nella legge di soppressione delle province

MUSSOMELI – C’era anche il presidente Mario D’Amico al consiglio provinciale di Caltanissetta  di martedì 31 per discutere dell’ordine del giorno “No all’Italia senza le Province”.
Una riunione che tutti i consigli provinciali d’Italia, su invito dell’UPI, erano chiamati a convocare in contemporanea in sedute straordinarie aperte a tutte le rappresentanze istituzionali.
A quella nissena hanno preso parte però solo i rappresentanti dei Comuni di Caltanissetta, Mazzarino, Villalba e, ovviamente, Mussomeli. Assente la deputazione, così come i sindacati, nonostante – ha sottolineato in apertura il presidente Michele Mancuso – fossero stati regolarmente invitati, così come per e-mail erano stati informati pure i dipendenti provinciali a seguito delle critiche avanzate nei mesi scorsi dalla Cisl FP che aveva accusato il consiglio di non averli coinvolti in questa battaglia.
 A prendere la parola nel corso dei lavoro per esprimere la propria posizione lo stesso D’Amico, che ha parlato d’improvvisazione nella legge di soppressione, e di gioco dei media nazionali nel far apparire le Province come enti inutili, proponendo l’elaborazione di un ordine del giorno parallelo da sottoporre all’approvazione di tutti i consigli comunali del territorio.
Alla fine i consiglieri  Cacioppo, Cannizzo, Capizzi, Cascino, Cusumano, D’Arma, Dell’Uomini, Delpopolo, Licata, Mancuso, Pepe, Petralia e Sorce, hanno approvato un documento con il quale si chiede:
1) intervento immediato di razionalizzazione delle Province attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni. La razionalizzazione dovrà essere effettuata in ambito regionale, con la previsione di accorpamenti tra Province, mantenendo comunque saldo il principio democratico della rappresentanza dei territori, con organi di governo eletti dai cittadini e non nominati dai partiti;
2) ridefinizione e razionalizzazione delle funzioni delle Province, in modo da lasciare in capo alle Province esclusivamente le funzioni di vasta area;
3) eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette previste dalla Costituzione;
4) istituzione delle città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane;
5) riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato, legato al riordino delle Province;
6) destinazione dei risparmi conseguiti con il riordino degli enti di vasta area  ad un fondo speciale per il rilancio degli investimenti degli enti locali.