MONTI SICANI – Secondo giorno di protesta per gli agricoltori e gli autotrasportatori siciliani: continuano i blocchi stradali iniziati nella notte fra il 15 e il 16 gennaio e previsti fino alle 24 di venerdì 20. Il bilancio della prima giornata si è chiuso con notevoli disagi e rallentamenti, che per quanto riguarda il territorio dei Monti Sicani sono stati comunque di lieve entità. Inizialmente previsto nel programma dei manifestanti un blocco all’altezza del bivio di Manganaro (Vicari), il distaccamento della Polizia Stradale di Lercara Friddi conferma che sulla SS 189 il presidio in corso è solo all’altezza di Bolognetta, senza ulteriori intralci dunque alla circolazione sul tratto di strada di loro competenza che va da Aragona a Villabate.
Alle dieci della mattina del 17 gennaio 2012, i rappresentanti delle associazioni che hanno proclamato il fermo hanno previsto un incontro a Catania per fare il punto della situazione. Gli organizzatori mantengono tutti i presidi attivati il giorno precedente e forse ne sorgeranno di nuovi. Intanto, aumenta il numero di stazioni di servizio che hanno esaurito il carburante e non riescono a rifornirsi e oggi potrebbe essere la giornata dove esploderà la crisi della benzina.
Si tratta di una protesta che vede uniti agricoltori e autotrasportatori: in tutta l’Isola il fronte comune ha ribattezzato la serrata “Operazione Vespri Siciliani”. Gli autotrasportatori aderiscono al movimento “Forza d’Urto”, gli agricoltori invece fanno parte dell’ormai noto “Movimento dei Forconi”. La prima giornata della protesta ha avuto un andamento discontinuo: i presidi hanno bloccato i veicoli pesanti soprattutto nella parte orientale dell’Isola, lungo le principali arterie, ai porti e in alcuni impianti petrolchimici. Libero il transito delle autovetture, che hanno comunque subito dei rallentamenti, come risulta da alcune testimonianze di lavoratori pendolari.
A essere contestato è il “Decreto Salva Italia”, il pacchetto di misure approvate dal Parlamento su proposta del Governo Monti e che prevede l’incremento della base imponibile con nuove tasse sui fabbricati rurali e terreni (strumenti di lavoro per gli agricoltori), con un incremento di tassazione dal 100% al 400%. Il decreto penalizzerebbe poi le aziende in un duplice verso: tagliando le misure di sostegno all’agricoltura e inasprendo la pressione fiscale sugli agricoltori, costretti a fare i conti giornalmente con un mercato in cui risulta sempre più difficile ritagliarsi uno spazio ed essere competitivi.
Sul fronte degli autotrasportatori, la protesta è stata attuata per avere pari opportunità, più porti e più autostrade, costi più contenuti nel settore dei trasporti, maggiore competitività per i nostri prodotti, quelli agroalimentari in particolare.