Gioacchino Privitera si racconta a 360°. “Il mio Kamarat tornerà grande. Sul Mussomeli vi dico…”

CAMMARATA – Puntiglioso, chiaro, determinato, sempre sul pezzo. E’ Gioacchino Privitera, ex fantasista del Kamarat, che si confessa a 360° alla nostra redazione sportiva. Un miscuglio del suo passato, del suo presente e del futuro che l’attende. Un pensiero sul “suo” Kamarat, sul Mussomeli ed anche sull’Aragona, ultima squadra ad aver usufruito delle prestazioni del centrocampista nativo di Valledolmo. E poi, dalla sua parte, anche i numeri: quei 93 gol segnati con la maglia biancoazzurra che lo hanno incoronato come uno dei calciatori più forti dell’intera isola. Ecco l’intervista esclusiva a Gioacchino Privitera, domanda dopo domanda, senza lasciare nulla al caso nei diversi argomenti.

Ciao Gioacchino. Mi sembra doveroso partire con un tuo pensiero sul Kamarat retrocesso in Eccellenza. Come hai preso questa notizia qualche mese fa?

“La retrocessione del Kamarat – ha esordito Privitera – è per me un colpo, visto che in passato ho contribuito anche io con tanti sacrifici. Il tutto allo scopo di portare questa squadra più in alto possibile. Sicuramente un duro colpo da digerire. Da dicembre in poi era evidente una certa sofferenza in primis societaria, che ha penalizzato il rendimento dei ragazzi. Ne approfitto per fare loro i complimenti: hanno lottato fino alla fine”.

Quanto perde il calcio agrigentino con la retrocessione in Promozione del Kamarat?

“E’ chiaramente una grossa perdita per il calcio in provincia ed anche limitrofo. Ma gli ultimi nove anni non devono essere messi nel dimenticatoio. Penso che Cammarata calcistica abbia dimostrato che si può praticare calcio anche senza grosse liquidità economiche”.

Cosa ti auguri in vista del futuro?

“Bisogna ripartire da zero – ha ammesso – con un progetto serio e con a capo una dirigenza degna del nome Kamarat. Tra Eccellenza e Promozione vi è una netta differenza, ciò non toglie che nell’ambiente, e quindi tra i tifosi, possa tornare quell’entusiasmo di una volta, come nei primi anni d’Eccellenza per intenderci. Colgo l’occasione per ringraziare Renato Maggio e Vincenzo Mangiapane per il loro impegno”.

Il tuo ricordo più bello a Cammarata? E quello più brutto?

“Il ricordo più bello è sicuramente il campionato 2009/10. In quella stagione siamo riusciti a raggiungere un traguardo straordinario, assicurandoci i play off nazionali e giocando ad Isernia, fuori da confini isolani. Abbiamo scritto la storia del calcio biancoazzurro: questo mi fa ancora felice. Anche le altre stagioni, comunque, le reputo belle e positive perché sentivo realmente la maglia addosso ogni volta che scendevo in campo. Il mio ricordo più brutto? Nel 2011 – sottolinea – quando ritornai al Kamarat dopo l’esperienza al Campofranco. La contestazione al mio ritorno dei tifosi e di qualche personaggio che faceva il cattivo gioco. Visti i miei trascorsi, il rendimento e l’attaccamento, trovo ridicolo che l’atteggiamento della tifoseria possa aver interessato la mia via privata da quella calcistica”.

Renato Maggio è il nuovo allenatore del Mussomeli: che cosa ne pensi?

“Il calcio è bello perché è intraprendente e tutto può sempre succedere. Con la sua esperienza potrà dare una grossa mano a una piazza ricca di entusiasmo. Un bel mix che potrebbe essere vincente. Gli auguro il meglio”.

Voltiamo pagina. Come mai Mussomeli ha deciso di rinunciare a nove giocatori nel mercato dicembrino? Tra questi c’eri anche tu: uno dei giocatori simbolo del Mussomeli che ha creduto per primo nel progetto.

“Lì è successo che a pagare è stata l’inesperienza nel gestire determinate situazioni, affidandosi a pareri fantascientifici di personaggi che vedono il calcio come un modo per dimostrare supremazia nei confronti degli altri. Io al progetto Mussomeli ci credevo così come tanti altri e ho dato tanto per la maglia, grazie alla mia esperienza e conoscenza. Durante il mio percorso a Mussomeli sono stati portati in rosa giocatori che qualche anno prima non avrebbero mai accettato”.

Qual è stato lo sbaglio allora?

“Più che altro è la delusione che tra tutti i giocatori c’è stato qualcuno che si è nascosto facendo il parassita. Tengo a dire che con la dirigenza abbiamo avuto un confronto e qualcuno non ha avuto nemmeno il coraggio di confrontarsi con me. Quando una persona si assume la responsabilità di aver sbagliato, credo che sia la cosa più bella da poter fare perché in società c’erano soci corretti e leali. E a loro lancio un grosso in bocca al lupo per il futuro”.

Da Gennaio in poi hai affrontato l’esperienza in Promozione con l’Aragona: come mai questa scelta?

“Inizialmente – ha precisato Privitera – non volevo più giocare a calcio per la forte delusione: avrei preferito riposare, sinceramente. Il perché della scelta? Mi hanno convinto Lo Bianco e Di Piazza, oltre all’insistenza dell’Aragona, ad accettare una sfida sulla carta impossibile viste le condizioni di partenza. Invece, grazie all’apporto di tutti, siamo riusciti a salvare la categoria con quattro giornate d’anticipo. Sono felice per aver contribuito a salvare questa squadra attraverso i miei nove gol stagionali”.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Torneresti a Cammarata?

“Penso fermamente di poter giocare altri cinque anni considerando le mie condizioni fisiche (sorride n.d.r.). Nel calcio non c’è mai nulla di scontato. Se a Cammarata si presenterà un progetto serio sarebbe per me stimolante. Tornerei di corsa. Ho ricevuto varie offerte e credo che ancora sia prematuro decidere. Tutto è da valutare”.

Giuseppe Varsalona