Grande successo in scena per l’Associazione Teatro e Cultura “G. Dino” con “Quattru cani e un ossu”

PRIZZI – Già proposta lo scorso anno, la commedia brillante in tre atti, “Quattru cani e un ossu” di Lucio Galfano è stata riproposta dagli attori locali dell’Associazione Teatro e Cultura “G. Dino” riscuotendo un grande successo di pubblico. Con l’attenta regia di Giorgio Francaviglia, la rappresentazione ha avuto luogo in Piazza V.E. Orlando, nella serata del 25 agosto, ed è stata fortemente voluta da due promotori finanziari prizzesi di una nota banca italiana che si è presa carico delle spese organizzative.

L’Associazione, nata ufficialmente nel marzo del 1982 come Compagnia filodrammatica “Gli Elimi”, dopo un debutto come gruppo spontaneo parrocchiale, è ribattezzata Associazione Teatro e Cultura “G. Dino” nel 1992, in commemorazione del Dr. Giorgio Dino, uno dei membri storici de Gli Elimi, morto nello stesso anno in un tragico incidente stradale. La nota Associazione gode di stima e apprezzamento presso la comunità prizzese per la sua storia che vanta un gran numero di rappresentazioni e il talento e la simpatia dei suoi attori. Il Marchese di Ruvolito e Civitoti in pretura di Nino Martoglio, Mastru Mercuriu del prizzese Vito Mercadante, Varveri si nasci!, Ricchi semmu, chi disgrazia! e Sinnacu… pi nicissità! di Giorgio Francaviglia, Miseria e nobiltà di Scarpetta, Pensaci, Giacomino! e Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello, sono alcuni dei testi abilmente portati in scena nel corso degli anni.

La commedia di Galfano, come l’anno scorso, ha riscosso notevole successo presso il pubblico per la spontaneità e comicità dei personaggi, abilmente interpretati dagli attori, ancora più padroni dei loro ruoli rispetto all’anno scorso. La rappresentazione ha visto in scena Nicola D’Angelo, Giorgio Dino, Mela Leone, Giusi Pennino, Giusi Libranti, Marco Marretta e lo stesso Giorgio Francaviglia. Oltre alle immancabili risate, la commedia offre molti spunti di riflessione su un’epoca lontana, quella del secondo dopoguerra, che è però alle radici culturali dei paesi in cui viviamo. Una lezione di vita quella messa in scena in una fredda sera d’estate prizzese: quattro personaggi “miseri”, non solo economicamente, ma soprattutto mentalmente, “quattu cani” pronti a mettersi l’uno contro l’altro per contendersi “un ossu”, una piccola casa, unico miraggio di ricchezza in un contesto di vita povero e senza speranze. Una lezione di vita sdrammatizzata però dal finale a sorpresa che ha visto gli attori riversarsi in mezzo al pubblico a continuare la scena finale, quasi a voler coinvolgere il pubblico in prima persona nella rappresentazione, regalando pochi inestimabili minuti in cui non è stato più così chiaro il confine tra finzione e realtà.

Giusi Francaviglia