PALERMO – Era il 2013 quando si decise per il commissariamento delle Province. Da allora un gioco di rimpalli e rinvii ha fatto slittare di mese in mese ogni decisione in merito alla già infelice riforma delle Province del governo Crocetta. Oggi i deputati riuniti in Sala d’Ercole hanno deciso per un nuovo rinvio: niente elezioni. Con la norma approvata oggi si va verso una nuova proroga che segna un nuova data nella sorte delle future Città metropolitane: l’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Giovanni Ardizzone, ha incardinato il disegno di legge, approvato oggi in Commissione Affari istituzionali, che rinvia al 30 luglio le elezioni di secondo livello nei Liberi consorzi e nelle tre città metropolitane. Il termine per gli emendamenti è stato fissato per domani alle ore 12.

Intanto dalla prima commissione arriva l’impegno delle forze politiche a lavorare a un disegno di legge per l’elezione diretta per far tornare al voto i cittadini siciliani.

Mentre sul piano nazionale il No al referendum ha mandato in fumo la possibilità di veder cancellato dalla carta costituzionale la parola “Province”, anche in Sicilia continua ad essere lontana la concreta ipotesi dell’applicazione della riforma. Il referendum avrebbe ridisegnato la mappa delle cosiddette «aree vaste» secondo uno schema che avrebbe utilizzato come modello la Regione Piemonte guidata dall’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Con la cancellazione delle province la scure si sarebbe abbattuta anche su commissioni tributarie, agenzie delle entrate, ragionerie dello Stato, agenzie delle dogane, direzioni del lavoro, archivi notarili, prefetture, questure, comandi della Guardia di Finanza, comandi forestali, soprintendenze, camere di conciliazione e società partecipate. Per valutare le conseguenze della riforma sulle Province e pensare a nuove modifiche i deputati prendono ancora tempo: il commissariamento non ha ancora fine