AGRIGENTO – “Oggi non mi ha ucciso la mafia ma lo Stato. Se è così che vanno le cose, sarò io il primo a dire ‘Non denunciate’, non ne vale assolutamente la pena”. A dichiararlo è Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione nazionale testimoni di giustizia, a cui non sono state prorogate le speciali misure di protezione previste per i testimoni di giustizia e in vigore per lui e la sua famiglia dal 2011. A deciderlo è stata la Commissione centrale del ministero dell’Interno, dopo aver sentito il parere della Dda di Palermo e della Direzione nazionale antimafia. La notizia ha gettato nello sconforto Cutrò che ha avuto un malore. Per il testimone di giustizia sono adesso applicate le cosiddette misure ordinarie di protezione. La tutela di Cutrò e della famiglia è quindi ora compito dell’autorità prefettizia che, a quanto si è appreso, ha garantito che se ne farà carico.

Nel provvedimento il Viminale evidenzia come “non permangono le condizioni che hanno a suo tempo determinato l’applicazione delle speciali misure di protezione, peraltro giunte a naturale scadenza, e che può risultare adeguata l’adeguata l’adozione nei confronti del testimone di giustizia e dei familiari delle misure ordinarie di tutela di competenza dell’Autorità provinciale di pubblica sicurezza” anche perché la procura di Palermo ha ribadito che “non sono emersi concreti elementi che possano confermare l’attualità del pericolo per l’incolumità del testimone”. In un altro passaggio, viene sottolineato come Cutrò e i familiari “si siano resi protagonisti di una serie sistematica e ripetuta di comportamenti anomali che mettono a rischio l’efficacia del servizio di tutela e l’incolumità degli agenti assegnati alla loro sicurezza”.

Il figlio di Cutrò, in una lettera aperta, si chiede se “sarà il Ministro Alfano da conterraneo e quindi che conosce bene la fine che spetta a persone “scomode” per la mafia come mio padre, a garantire per la sua incolumità. Forse questo fa parte del taglio alle spese, presidente Renzi?”. “I testimoni di giustizia – dichiara l’imprenditore di Bivona“ – sono la punta di diamante nello Stato nella lotta contro le mafie, ma nonostante ciò assistiamo ancor oggi a gravi fenomeni di sotto valutazioni sulla loro sicurezza. A loro non resta che l’amara considerazione che in questo Paese chi si espone contro le mafie finisce per essere considerato solo un ingrato rompiscatole”.“

Solidarietà a Cutrò è arrivata dall’Associazione che presiede. “Venga ritirato subito il provvedimento di revoca del programma di protezione a Ignazio Cutrò”: a chiederlo è il Movimento 5 Stelle in Sicilia che esprime “massima solidarietà e vicinanza al testimone di giustizia originario di Bivona e a tutta la sua famiglia”.

“Sono destituite di ogni fondamento le notizie che trattano il taglio della scorta ad Ignazio Cutrò”, sostiene invece il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione parlamentare antimafia coordina il V Comitato, ovvero il gruppo di lavoro che si occupa di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di mafia. “Ce lo ha confermato il vice ministro Bubbico, da me sollecitato su questo punto nell’ambito della audizione che si è appena conclusa”. Anzi, è stata ribadita l’importanza del ruolo pubblico assunto negli anni da Ignazio Cutró: nè lui, nè la sua famiglia sono o saranno abbandonati dallo Stato”, aggiunge Mattiello. “Col vice ministro – prosegue Mattiello – abbiamo fatto il punto sullo stato di attuazione delle norme che riguardano l’assunzione nella pubblica amministrazione dei testimoni di giustizia: per ora sono una decina quelli assunti con le norme nazionali e una trentina quelli assunti con le norme siciliane. Abbiamo condiviso la necessità di alcune modifiche che risolvano il problema della assunzione anche in sovrannumero, oggi possibile soltanto per la normativa siciliana, e il problema della trasferibilità del diritto in capo a qualche familiare: le modifiche si potranno fare o intervenendo al Senato sul Codice Antimafia, o alla Camera sulla legge 3500, che riforma tutto il sistema tutorio dei testimoni di giustizia. È un lavoro complesso e delicato – conclude il deputato – ma mi pare ci siano tutte le condizioni per fare bene e con la più ampia condivisione tra forse politiche sia di maggioranza che di opposizione”