
LERCARA FRIDDI – Si ripete come ogni 19 settembre l’appuntamento per i lercaresi con la solennità del SS Crocifisso, custodito nella chiesa di San Matteo.
Stasera il simulacro sarà portato in processione lungo le vie del paese a partire dalle 19.30. Punto di raccolta, il corso Giulio Sartorio, davanti alla scalinata della chiesa detta ‘U Priatoriu (il Purgatorio), accanto a piazza Abbate Romano.
Al termine della solenne manifestazione, i tradizionali giochi pirotecnici che concludono la stagione estiva delle feste di Lercara Friddi.
La statua lignea di Gesù morente custodita nella chiesa di San Matteo e fulcro della vita religiosa popolare lercarese, è stata restaurata nel 2008. Dopo secoli di rifacimenti, polvere e restauri non conservativi, il Crocifisso è tornato allo splendore di un tempo, quando arrivò a Lercara e – narra la leggenda – scatenò l’atavica lite con la vicina cittadina di Castronovo. Era proprio ai “vicini di casa” infatti che questa statua era destinata, ma gli anziani raccontano che arrivata alle porte di Lercara – a causa di un violento temporale – fu fatta entrare nella chiesa detta “U’ Priatoriu” e da lì non volle più uscire. Il segno? Il riprendere del violento acquazzone al minimo cenno di uscita. Così ai castronovesi andò solo la croce, che per rabbia fu bruciata. Così da allora vengono chiamati “ardi cruci”, mentre noi lercaresi siamo rimasti “arrobba Cristu”. Il restauro ha messo in luce particolari e colori che si credevano persi: scolpito da frate Innocenzo (allievo di frate Umile da Petralia) a cavallo fra ‘500 e ‘600, il Crocifisso lercarese è stato in più epoche ritoccato a seconda del gusto del tempo. Così il curatore dei lavori – con molta pazienza e affetto per una statua che i membri della confraternita della “Santa Croce” andavano a trovare come si fa con un parente malato e in ospedale – ha dovuto fare molta attenzione e sottoporre a più trattamenti la statua lignea. Il risultato è stato però tale da lasciare tutti senza parole: l’impressione è quella davvero di avere davanti un uomo sofferente, con i segni delle frustate ancora freschi sulla schiena e grondante di sangue. Particolare che lascia a bocca aperta è però l’espressione del volto: sofferenza, dolore e tristezza ma allo stesso tempo amore e tenerezza infiniti per la consapevolezza di un sacrificio – quello di Gesù sulla Croce – necessario alla salvezza dell’umanità intera.