Alessandria: Festaggiamenti in onore del Patriarca San Giuseppe

ALESSANDRIA DELLA ROCCA –  La festa si svolge nei giorni 18 e 19 Marzo organizzata dal comitato di San Giuseppe, i cui componenti ogni anno vengono estratti a sorte rinnovando sempre la deputazione, il sorteggio avviene a conclusione del banchetto pubblico del 19 pomeriggio.

La tradizione alessandrina di questa festa vuole che tutto sia affidato al destino, la scelta dei personaggi per esempio, i cui nomi sono estratti la domenica precedente la festa, a conclusione della Messa Domenicale della sera, ma anche i premi per i cittadini che, comprando il famoso “biglietto per il sorteggio di San giuseppe”, non solo partecipano con una piccola somma alla riuscita della festa, ma possono tentare la fortuna e ricevere in dono uno dei premi in palio.altare 2013

Il culto di San Giuseppe è un susseguirsi di riti e tradizioni che hanno inizio già con la preparazione delle pietanze e degli altari e con la consegna della “Plancia” l’ultima domenica di Gennaio al presidente del nuovo comitato. Nelle settimane precedenti si assiste a riunioni di quartieri per allestire gli altari Minori, solitamente nella casa di chi ha fatto la cosiddetta “prummisioni” al Santo. Di certo è una delle tradizioni che purtroppo tende a scomparire, negli ultimi anni gli altari non sono così numerosi come un tempo, la devozione al Santo è sempre molto forte, ma l’emigrazione e la crisi che hanno colpito il paese e la società attuale, hanno negativamente influito anche su feste molto sentite come questa. Sebbene gli altari minori sono ormai pochissimi se non casi isolati, l’altare Maggiore ha sempre il suo bel fascino, per esso si riservano le migliori decorazioni e i migliori lavori, dell’ “ALTARU” originariamente se ne occupavano solo le donne del comitato, ma con il passare degli anni, la partecipazione si è estesa a tutta la cittadinanza femminile.

I festeggiamenti iniziano alla vigilia, il 18 marzo, quando la banda musicale si reca in casa del presidente del comitato dove si attua il rito del “vestimentu di li santi”, da qui parte un corteo che accompagna  i personaggi rappresentanti i santi in Chiesa dove si celebrano “I Vespri”. I giochi pirotecnici concludono la prima parte della festa e danno appuntamento alla mattina successiva quando avviene l’apertura degli altari e il pranzo dei “santi”.

La giornata del 19 si apre con l’ultima raccolta delle offerte “La Crucera”, chiamata così perchè la raccolta viene effettuata solo nelle due vie principali che si incrociano a metà: via Roma e via Umberto. Nel frattempo tutta la cittadinanza è impegnata a visitare gli altari, ad ammirare l’eleganza degli addobbi e le decorazioni dei cibi. Le pietanze sono parte integrante dell’altare pertanto non vengono mangiati durante la giornata, i primi che possono mangiarli sono i “santi” nel momento del banchetto, il resto verrà conservato per la conclusione della giornata ed offerto a tutta la cittadinanza.

Finita la messa di mezzogiorno si accompagnano i personaggi in processione all’Altare Maggiore dove avviene il primo pranzo rituale. La tradizione vuole che il cerimoniere commenti tutte le azioni con delle formule stabilite iniziando dalla lavanda delle mani, procedendo con le pietanze tipiche della festa: la pasta “milanisa”, “li sardi a beccaficu”, “la froscia”e “l’asparaci”, immancabile l’arancia a fine pranzo, particolarità del rito l’invito a mangiare da parte del servitore con la formula “Mangiati santuzzi”. Al termine i presenti sono soliti baciare a turno i piedi dei “santi”, iniziando rigorosamente dal Bambinello, proseguendo con la Madonna e per ultimo San Giuseppe, segno questo di umiltà e venerazione.

Lo stesso procedimento avviene dopo qualche ora nel palco allestito nel corso principale, qui tutta la cittadinanza può partecipare in quanto lo spazio è aperto e si contrappone al luogo chiuso dell’altare Maggiore dove solitamente ad assistere sono solo i componenti del comitato. Qui la banda accompagna l’evento con le marce sinfoniche esibendosi in un vero e proprio concerto, si effettuano i sorteggi intercalando tra un nome e un altro il “Viva Patriarca San Giuseppe” a cui tutti i presenti rispondo ripetendo il saluto; a conclusione dei riti il comitato e tutti cittadini si spostano in Chiesa per la Messa Solenne.

La processione a fine celebrazione fa il giro delle vie del paese, i personaggi con il comitato a loro seguito sono posti davanti il simulacro di San Giuseppe, introdotti da due lunghe file di cittadini, scortati dalla banda musicale che nelle processioni alessandrine si trova sempre alle spalle del Santo. La Festa si conclude con il tradizionale “iocu di focu” che maestosamente pone fine ai riti religiosi; il comitato accompagnato dalla banda musicale scorta i “santi” in casa del presidente del comitato per svestirsi.

Adesso le pietanze degli altari sono a disposizione di tutta la cittadinanza, ma parte dei cibi vengono riservati alle famiglie più povere del paese, donando loro cibi benedetti si porta a compimento il vero significato della festa: l’offerta del banchetto ai più poveri, come povero era il Patriarca San Giuseppe.