
“Una riforma che fa la storia della Sicilia”. Così Rosario Crocetta commenta il ddl sulle Province, approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana dopo una discussione durata tre mesi ed una promessa risalente ormai ad un anno fa, quando, ospite di Massimo Giletti su Rai Uno, il Presidente annunciò in diretta nazionale che le Province in Sicilia avrebbero avuto vita breve.
Con 62 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti dagli scranni del’Assemblea Regionale Siciliana i deputati hanno approvato l’abolizione delle nove province regionali che verrano sostituite da altrettanti Liberi consorzi dei comuni con la possibilità di crearne di nuovi entro sei mesi, purchè i comuni raggruppino almeno una popolazione di 180 mila abitanti e quelli coincidenti con gli enti soppressi non abbiano una popolazione inferiore a 150 abitanti. I nuovi enti non dovranno ricalcare obbligatoriamente le nove province già esistenti: ad eccezione delle tre nuove città metropolitane di Palermo, Catania e Messina (un milione e duecentomila abitanti in totale), in Sicilia potrebbero nascere fino a venti nuovi consorzi tra comuni. Le attuali nove province quindi perderebbero le cariche politiche elettive esistenti, ma potrebbero continuare a mantenere (pur mutando denominazione) obblighi, oneri, debiti e dipendenti.
Le ex province restano commissariate – Entro sei mesi dovrà essere approvata la legge che definirà compiti e funzioni dei nuovi enti: una seconda legge regionale che disciplini le prerogative dei consorzi tra comuni, dove andranno a sedere i sindaci dei consorzi comunali, che dovrebbero ricoprire tale carica senza alcun ulteriore compenso. Non vi sarà quindi alcuna elezione per i vecchi enti ed i commissari provinciali nominati da Crocetta un anno fa, (riconfermati a dicembre, proprio quando sembrava si dovesse tornare al voto) rimarranno in carica fino a ottobre.
Risparmio – «Questa legge nasce dalla volontà di dare uno spazio ai sindaci ed enti locali e permettere loro di risolvere i loro problemi senza enti intermedi. – dichiara Crocetta – Sappiamo già che si risparmieranno dieci milioni di euro sugli organi e, quando la legge andrà a regime, si prevede un risparmio per almeno 100 milioni di euro». «Dove sta il risparmio se tutto viene trasferito dalle province ai liberi consorzi, dal personale ai debiti?», attacca il capogruppo dell’opposizione Nello Musumeci. Polemiche infuocate cui si associa la voce di Vincenzo Gibiino, coordinatore di FI: «I liberi consorzi saranno carrozzoni ancor più elefantiaci e improduttivi delle province. A cambiare è il nome, una non riforma che non chiarisce ruoli e compiti, che esautora completamente i cittadini e i loro rappresentanti dalla gestione della cosa pubblica».
Soppresso il voto diretto – Gli organismi saranno di secondo livello, eletti quindi, non dai cittadini, ma dalle assemblee dei consorzi. Altra novità è la creazione delle tre aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, la cui elezione degli organismi, sempre di secondo livello, sarà disciplinata con una successiva legge in aula il prossimo autunno.