Il teatro come maestro di vita: a Prizzi, è di nuovo successo per la Compagnia teatrale “Anziani Giovani e Matti”

"anziani giovani e matti"

PRIZZI – L’entusiasmo e l’impegno dei soci del Centro Diurno G. Comparetto conquista il pubblico per la seconda volta con la commedia brillante in dialetto prizzese “U ferru di cavaddu”, scritta e diretta da Giorgio Francaviglia. Nata da un’idea di Barbara Collura, una dei soci del Centro Diurno, la commedia era già stata messa in scena il 19 ottobre ottenendo la piena approvazione dei presenti, divertiti dalla comicità dei personaggi. Nella serata del 3 gennaio, la commedia è stata ripetuta riconfermando il coraggio e il talento dei suoi protagonisti, attori dilettanti ma che hanno dimostrato di credere nel teatro e vi hanno riversato il loro impegno «con amore e passione», come loro stessi affermano. Quasi fosse una grande famiglia, quello della Compagnia Anziani Giovani e Matti è un gruppo unito e affiatato che intende continuare con le esperienze teatrali.

Ambientata negli anni ’70, la storia di Pitrunilla e Pippinu, i due coniugi di 70 anni, e di Pinuzza e Santuzza, le due figlie in età da marito, è quella di una famiglia di povere condizioni che stenta ad andare avanti. La situazione dell’intera famiglia cambia quando Pippinu ritrova, per caso, un “ferru di cavaddu” per strada e lo appende alla parete di casa. È allora che Pitrunilla riceve inaspettatamente una lettera che la informa della morte del fratello americano del quale eredita l’intero patrimonio. Le sorti della famiglia disperata sembrano cambiare, come cambia la loro immagine in paese: tutti vogliono sposare le loro figlie e tutti si recano in quella casa, una volta dimenticata da tutti, per chiedere dei prestiti. Entrano in scena personaggi farseschi quali Masi e Brasi, i due aspiranti fidanzati di Pinuzza e Santuzza che Donna Teresa, moglie del Sindaco, presenta alla famiglia. Tutti non possono fare a meno di notare i loro piccoli difetti: l’uno è balbuziente, l’altro molto più che miope. A bussare alla porta di Pippinu e Pitrunilla, anche Mastru ‘Cola, muratore scaltro ma disperato che, invano, chiede loro un prestito. I soldi cambiano le vite dei personaggi in scena, ma non di certo in meglio: la scena finale della commedia vede i suoi protagonisti rendersi conto di quanto il denaro li abbia, in realtà, resi infelici e privati della loro serenità. Pinuzza e Santuzza non vogliono sposare il primo pretendente che si presenta alla loro porta e, grazie ai consigli di Patri ‘Nofriu, parroco del paese, Pippinu e Pirtrunilla si convinceranno di non dover per forza persuadere le due figlie a sposarsi. Nonostante questa presa di coscienza, i nostri protagonisti non si smentiranno nel finale: tutti in scena, compreso il parroco che sembra non essere immune alle superstizioni contrarie alla morale cattolica, si accalcano per toccare “u ferru di cavaddu” e riceverne un po’ di fortuna.

Una pièce teatrale semplice, ha ammesso il regista Giorgio Francaviglia, ma che, tra una risata e l’altra, invita alla riflessione. Come lo stesso ha affermato, «durante tutto il periodo di preparazione della commedia, abbiamo affrontato una serie di aspetti e tematiche riguardanti Prizzi, la sua storia o inerenti alla realtà siciliana e italiana. Partendo dal testo teatrale e dalla storia che abbiamo rappresentato, ognuno di noi si è confrontato e ha discusso con gli altri, traendo spesso ottimi spunti per migliorare e arricchire l’intera storia». Al di là delle risate che le scene farsesche hanno suscitato, la commedia offre l’opportunità di riflettere sul controverso rapporto fra denaro e felicità e sulle dure condizioni di vita dei nostri antenati, spesso inariditi a tal punto dalla povertà da desiderare la morte di un parente pur di migliorare la propria condizione. Lo conferma lo stesso regista quando, sottolineando il valore del teatro come maestro di vita, osserva che nel mettere in scena una farsa per far divertire il pubblico, la commedia ha principalmente presentato una serie di personaggi cattivi e pieni di contraddizioni, tipi umani presi a prestito dalla vita reale. Dello stesso parere, il Presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Castelli che, esprimendo la sua emozione subito dopo lo spettacolo, ha sottolineato come il teatro metta in scena la vita reale con le sue innumerevoli contraddizioni. Lo stesso ha ricordato come il teatro sia anche un sogno, «un sogno da realizzare come società, come condivisione, partecipazione e aggregazione». A rimarcare il valore della condivisione, anche il Sindaco Luigi Vallone che ha sottolineato come sia possibile realizzare qualcosa di utile e costruttivo unendo le forze, condividendo esperienze, stando insieme. «Vi ringrazio per quello che avete fatto stasera perché siete riusciti a realizzare qualcosa di positivo semplicemente sacrificando il vostro tempo e le vostre energie e questo deve essere di esempio per tutti, a dimostrazione del fatto che se si lavora insieme si possono raggiungere risultati importanti», ha commentato il Sindaco dopo lo spettacolo.

Nella sua semplicità, lo spettacolo ha emozionato tutti i presenti che non hanno fatto a meno di notare l’entusiasmo contagioso degli attori che, anche durante i ringraziamenti finali, hanno continuato a interpretare i loro personaggi interagendo tra loro e suscitando ancora le risate e gli applausi di un pubblico divertito, come se il sipario non fosse mai calato.

Giusi Francaviglia