PRIZZI – Dopo qualche anno di assenza, l’Associazione Teatro e Cultura “G. Dino” torna sul palco venerdì 16 agosto con la commedia brillante, in tre atti, “Quattru cani e un ossu” di Lucio Galfano, con la regia di Giorgio Francaviglia. La rappresentazione teatrale avrà luogo in Piazza V.E. Orlando alle ore 21.30.
L’Associazione, nata ufficialmente nel marzo del 1982 come Compagnia filodrammatica “Gli Elimi”, dopo un debutto come gruppo spontaneo parrocchiale, è ribattezzata Associazione Teatro e Cultura “G. Dino” nel 1992, in commemorazione del Dr. Giorgio Dino, uno dei membri storici de Gli Elimi, morto nello stesso anno in un tragico incidente stradale. La storia dell’Associazione, dal 1982 ad oggi, vanta diverse rappresentazioni, da testi del teatro popolare siciliano, quali “Il Marchese di Ruvolito” e “Civitoti in pretura” di N. Martoglio, “Un bellu pezzu di mobili” di G. Girgenti , “Fumo negli occhi” di Faele e Romano, “E si capitassi a tia?” di N. Di Maria, “Mastru Mercuriu” del prizzese Vito Mercadante, “Varveri si nasci!”, “Ricchi semmu, chi disgrazia!”, “Sinnacu… pi nicissità!” di G. Francaviglia, “I casi sono due” di A. Curcio ed E. De Filippo e le farse di A. Danese “’U malatu pi forza” e “L’affittacammiri”, a testi della commedia dell’arte come “Miseria e nobiltà”di E. Scarpetta e “Le nepute de lu sinnecu” dello stesso autore, testi in dialetto napoletano accuratamente tradotti nel dialetto siciliano da Giorgio Francaviglia. L’Associazione ha anche messo in scena importanti testi del teatro d’arte drammatica del peso di “Pensaci, Giacomino!” e “Il berretto a sonagli”di Luigi Pirandello, rappresentazioni molto apprezzate dal pubblico e interpretate dagli attori dell’Associazione Teatro e Cultura anche presso il Teatro Kristal di Palermo. Sempre di Pirandello, sono state rappresentate le opere teatrali “Tutto per bene”, “L’uomo dal fiore in bocca”, “La patente” e “Se”. Ultima fatica teatrale, la rappresentazione, nel 2010, della commedia “Don Peppinello” di G. Girgenti.
Non va dimenticato che, nel corso degli anni, sono stati realizzati anche alcuni recitals, alcuni dei quali a carattere religioso, altri a sfondo storico-letterario, come “Ricordando Federico II”, direttamente curati, anche nella preparazione dei testi, dal Presidente Benedetto Pecoraro.
Come tiene a precisare lo stesso Presidente dell’Associazione, «nei periodi di inattività teatrale, l’Associazione è comunque presente e vitale in quanto collabora in diverse attività socio-culturali, anche in ambito scolastico, sia come supporto tecnico che nella realizzazione di iniziative sceniche, non prettamente teatrali. In particolare, di grande valenza didattica, è stata la realizzazione, qualche anno fa, del laboratorio teatrale “Partecipando il teatro” con gli alunni della scuola secondaria di primo grado di Prizzi».
L’Associazione propone quest’anno, per l’atteso ritorno, la commedia di Galfano che, già proposta anni fa, ha riscosso notevole successo presso il pubblico, non solo prizzese, per la spontaneità dei personaggi e la comicità delle vicende che li vedono protagonisti. Ambientata alla fine degli anni Sessanta, in un tipico paesino dell’entroterra siciliano, la commedia ci offre, tra risate e divertimento, il quadro socio-culturale di un’epoca e di una terra che quasi ignora il progresso che vede crescere, nel secondo dopoguerra, il resto della penisola, a ritmi sempre più veloci. Le conseguenze e il ricordo della guerra sono ancora vivi in questi luoghi dimenticati e a testimoniarlo sono soprattutto le condizioni economiche in cui versano le fasce più deboli della popolazione. Molte famiglie lasciano la loro terra per cercare fortuna altrove: è il periodo del flusso migratorio verso il Nord Italia e verso la Germania in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. I protagonisti comici e, a tratti farseschi, della commedia, provengono proprio dai ceti più bassi della popolazione e fanno parte di quella grande maggioranza di gente che è rimasta in Sicilia e ha visto partire i propri familiari. Hanno vissuto la guerra e, oltre a versare in condizioni di miseria economica, danno prova, nelle vicende esilaranti che si susseguono, di altrettanta “miseria mentale”, come la definisce lo stesso regista, Giorgio Francaviglia. Si tratta dei “quattro cani” di cui si legge nel titolo della commedia, vittime inconsapevoli delle conseguenze del dopoguerra, pronti a mettersi l’uno contro l’altro, come cani affamati, per contendersi l’occasione di quell’osso, unico miraggio di ricchezza in un contesto di vita povero e senza speranze.
Tra tante risate, il testo della commedia non manca, dunque, allo stesso tempo, di fornire utili spunti di riflessione su un’epoca, forse ormai lontana, che è tuttavia parte fondante delle radici culturali dei paesi in cui viviamo. Da non perdere, dunque, il ritorno dei nostri simpatici attori locali sul palco che, pur tra una risata e l’altra, metteranno in scena una vera e propria lezione di vita.
Giusi Francaviglia