Politica: l’impegno della deputata Daniela Cardinale per i giovani

Daniela CardinaleMUSSOMELI – Occupa uno dei 10 seggi assegnati alla Camera al PD nella Circoscrizione Sicilia 1 a seguito dei risultati delle ultime consultazioni elettorati. Eletta già nel 2008, non senza polemiche, la trentunenne onorevole Daniela Cardinale si è già messa a lavoro, insieme ad altri 15 colleghi di partito under 35, redigendo una lettera aperta dal titolo  “Risposte ai giovani italiani… subito!”.
“Questa è la prima volta in cui i parlamentari under 35 saranno così numerosi. – affermano – Dimostriamo che il tempo della vecchia politica è davvero finito. La nostra generazione reclama futuro, diamoci l’opportunità di iniziare a cambiare questo Paese.”
Un lungo documento nel quale dichiarano le azioni da intraprendere in via prioritaria per “una stagione di cambiamento e nuove prospettive” che coinvolga la loro generazione.
Di seguito il testo completo cofirmato insieme a Francesca Bonomo, Giulia Narduolo, Lia Quartapelle, Anna Ascani, Veronica Tentori, Miriam Cominelli, Chiara Braga, Enzo Lattuca, Filippo Crimì, Liliana Ventricelli, Maria Chiara Gadda, Marianna Madia, Sara Moretto, Marco Di Maio, e Pina Picierno.
“Da una settimana stiamo assistendo a una situazione del tutto inedita e di stallo. Uno stallo che non possiamo permetterci, né per il futuro dei giovani né per quello dell’Italia. Nelle ultime ore però siamo stati scossi dai gravissimi avvenimenti di Napoli e Perugia, che ci sconcertano e ci preoccupano perché evocano giorni tristi del nostro passato, e certificano l’urgenza di una risposta da parte dello stato democratico ad un malessere sempre più diffuso nel Paese.
È da qui che ripartiamo. In queste ore la parola ricorrente è “responsabilità”. Responsabilità di non tornare alle urne e spendere altri 400 milioni di euro degli italiani, rischiando una bufera finanziaria che impoverirebbe ulteriormente la nostra già debole economia. Responsabilità di tenere unito un Paese che non vogliamo si inginocchi ancora di più a causa della crisi. Responsabilità di rappresentare il popolo italiano – tutto – perché quando si è rappresentanti istituzionali il bene del Paese viene prima di ogni altra cosa. Responsabilità di rappresentare una generazione che forse più delle altre sta scontando sulla propria pelle la precarietà di questi anni.
È con questa parola che vogliamo quindi rivolgerci a tutti i parlamentari under 35 eletti alla Camera dei Deputati, di ogni schieramento. La sfida che abbiamo di fronte è troppo grande per arroccarci: c’è da rimettere in sesto l’Italia. Mettiamo da parte le diffidenze reciproche e, con la consapevolezza che tutti dobbiamo imparare come funzionano i meccanismi della democrazia, ragioniamo a viso aperto su cosa noi possiamo fare concretamente per i nostri coetanei. Vogliamo che si fidino di noi perché diamo un esempio concreto di dialogo e sobrietà.
– DISOCCUPAZIONE TRA I 15 E I 24 ANNI AL 38% E FINO AL 50 % NEL MEZZOGGIORNO
– 2.800.000 CONTRATTI PRECARI
– 2.000.000 di NEET giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono in formazione
Vogliamo dire qualcosa a queste persone? O meglio, vogliamo fare concretamente qualcosa per loro?
QUESTE SONO LE PRIME RISPOSTE CHE SE VOGLIAMO POSSIAMO DARE:
– Garantire agli under 29, entro quattro mesi dal termine degli studi o dalla perdita di un impiego, una buona offerta di lavoro, un corso di perfezionamento, un contratto di apprendistato o un tirocinio di qualità.
– Rifinanziamento e riforma del Servizio Civile.
– Utilizziamo i soldi ricavati dai tagli ai costi della politica per garantire le borse di studio universitarie a tutti gli aventi diritto.
– Mettiamo imprese e formazione universitaria in sinergia per dare risposte qualificate all’offerta lavorativa.
– Tirocini e stage con retribuzione minima di 500 euro.
– Diritto di voto per i fuori sede.
La Garanzia Giovani. Diversi Paesi dell’Unione Europea hanno già messo in pratica questa iniziativa che viene direttamente dalla Commissione Europea, e altri si apprestano a farlo. Ricerca attiva del lavoro, potenziamento degli strumenti pubblici, utilizzo dei fondi strutturali europei. Puntiamo a questo, gli indicatori dimostrano come l’investimento “per prevenire” sia molto più vantaggioso dell’investimento “per mettere una pezza” una volta che i problemi sono scoppiati.
E per stage e tirocini rendiamo obbligatorio un compenso e dei requisiti minimi di dignità, facendo in modo che la legislazione sia concretamente da tutti applicata.
Molti giovani che cercano lavoro e non lo trovano si rivolgono anche al Servizio Civile, nazionale e regionale, ma negli ultimi 5 anni le risorse a sostegno dei progetti di cittadinanza attiva sono state tagliate dell’80%. Battiamoci per il rifinanziamento del fondo a disposizione dell’Ufficio nazionale per il Servizio Civile e per la programmazione almeno triennale dei progetti, impegniamoci perché venga ribadito il giusto valore formativo, sociale e profondamente etico di questa esperienza, che dovrebbe essere accessibile a tutti i giovani, italiani e stranieri, senza distinzioni.
Il nostro è uno dei Paesi dell’Unione Europea in cui la forbice della disuguaglianza è più ampia e siamo convinti che per ridurla dobbiamo dare a tutti le stesse opportunità di partenza, senza lasciare indietro nessuno, perché solo così poi il merito potrà essere giustamente premiato. Non ci devono mai più essere studenti che risultano idonei ma non vincono la borsa di studio. Utilizziamo una parte dei soldi recuperati riducendo i costi della politica – rimborsi elettorali, numero e stipendi dei parlamentari in primis – per garantire il diritto allo studio, e un’altra parte per incentivare progetti che mettano in collegamento mondo dell’università e mondo del lavoro, concretizzando nuove progettualità e idee innovative.
Infine, rispetto al tema della rappresentanza c’è una situazione anacronistica che vogliamo risolvere perché genera disuguaglianza: studenti e lavoratori temporaneamente fuori sede in Italia e all’estero – in particolare i ragazzi e le ragazze in Erasmus – non possono votare se non rientrando nella loro città di residenza. Ma sappiamo tutti che per la maggior parte risulta proibitivo accollarsi il costo del viaggio. Perciò introduciamo il “diritto di voto fuori sede”, non vogliamo più che soprattutto i giovani si sentano trattati come cittadini di serie B.”