
MUSSOMELI – Il II Istituto Comprensivo Paolo Emiliani Giudici di Mussomeli non ci sta. I componenti del Consiglio d’Istituto, dai genitori ai docenti, senza escludere il personale ATA, su proposta del consigliere Salvatore Caruso, hanno deciso di esprimere apertamente in un documento tutta la loro preoccupazione nell’apprendere che il governo procederà all’accorpamento delle classi prime e terze della scuola media di Acquaviva Platani. Una notizia al momento ancora ufficiosa, che li ha spinti tuttavia a manifestare il proprio dissenso e rammarico nei confronti di un’azione dalle “negative conseguenze pedagogiche.” Al contempo chiedono alla deputazione regionale e nazionale della provincia di Caltanissetta, nonché al Presidente Giuseppe Federico, d’impegnarsi affinché siano portate avanti le istanze di protesta e di proposta contro la decisione di creare una pluriclasse o di costringere in tal modo gli studenti a spostarsi in altro comune. Si tratta di ipotesi avanzatate dal CSA di Caltanissetta e che, se veritiere, causeranno “disagi alla didattica per gli alunni residenti in un territorio già marginalizzato e depauperato”, come si legge nella nota. A scendere in campo anche le famiglie di Acquaviva, che in una loro petizione popolare scrivono: “La politica dei tagli non può e non deve penalizzare i più deboli e le piccole realtà, dove le scuole rappresentano un avamposto di legalità e di formazione civica oltre che l’unica agenzia formativa del territorio. La scure del risparmio economico non può abbattersi sulle piccole realtà che così rischierebbero l’accelerazione del fenomeno di deurbanizzazione dei territori e la loro conseguente scomparsa”. Come dichiarato dai membri del Consiglio, una tale scelta “conferma l’analisi di diversi esperti che osservano il fatto preoccupante di una Italia divisa in due, la più progredita e la più povera, meridione del paese quest’ultima dove i diritti elementari sanciti dalla Costituzione italiana vengono negati senza alcuna remora etica. Il regresso culturale e formativo di tale decisione crea e creerà seri problemi alla popolazione ed indubbie criticità psicologiche ai ragazzi di Acquaviva che saranno costretti, con un balzo all’indietro di circa cinquant’anni, a recarsi in una scuola di un comune vicino, segno tangibile di difficoltà arrecate inutilmente a cittadini che, come in tutto il resto di Italia, pagano le tasse e praticano gli stessi doveri che la nazione chiede.” Ad intervenire nella questione, in veste di pedagogista, il professore Tonino Calà: “i tagli esprimono una grave deficienza pedagogica delle politiche scolastiche, per non dire dei seri dubbi emersi circa i profili costituzionali dei provvedimenti governativi. Si opera nella totale ignoranza delle realtà territoriali che vedono la formazione di classi numerose in alcune scuole, in altre di numeri ridotti nella composizione delle classi senza tenere conto della qualità dell’offerta formativa, della identità degli alunni, dei bisogni formativi di intere comunità, tutto in spregio ai principi costituzionali e alle necessarie esigenze educative che lo Stato dovrebbe assicurare.”