
MUSSOMELI – Hanno riscritto la storia di un quartiere e con essa quella del paese stesso i volontari che nei giorni scorsi hanno portato a termine il recupero dell’abbeveratoio Madonna delle Vanelle.
Un lavoro certosino, di grande amore per la propria terra e di rispetto per l’opera dei propri antenati, nato da un’invito lanciato da Francesco Amico e in breve accolto da quanti hanno contribuito con manodopera gratuita, materiali, mezzi, e contributi in denaro.
Così Tonino Calà, scrittore, poeta e studioso locale, commenta questo gesto di partecipazione collettiva: “il recupero dell’abbeveratoio Madonna delle Vanelle confermerebbe il fatto che viviamo in un tempo post ideologico dove semplici cittadini si mettono insieme per realizzare quella che viene chiamata cittadinanza attiva. Un’idea spontanea tesa a recuperare quindi la memoria vandalizzata e ferita di un bene culturale quale quello dell’abbeveratoio della Madonna delle Vanelle. Un tempo, l’abbeveratoio che dava da dissetare a uomini ed animali, nel recente presente si era ridotto ad essere immondezzaio e luogo disfatto delle bellezza passata. Con l’aggravante che il posto di passaggio non era poi tale se si pensa che era situato all’entrata sud-est del paese provenendo da Caltanissetta. Qualcosa di deturpato e di infamante che offendeva la vista dei tanti cittadini che si erano abituati ad uno dei tanti scempi paesaggistici del nostro amato paese. Forse, non un caso il fatto che diversi abitanti del quartiere, quello di Sant’Enrico, con spirito di solidarietà e di partecipazione, prontamente hanno risposto alla chiamata al lavoro di Francesco Amico. Ad opera conclusa e anche durante l’effettuazione dei lavori, gli abitanti del quartiere e tanti cittadini incuriositi hanno mostrato senso di riconoscenza e di gratitudine nei confronti di chi si è speso volontariamente per ripristinare ed abbellire un luogo diventato triste e segno di grave decadimento urbano ed architettonico. Il significato di questo gesto, nella convinta determinazione del gruppo di cittadini volontari, sta a evidenziare che non tutto è perduto in questo tempo di crisi, economica e valoriale, e che il desiderio del bello e della vivibilità del luoghi della città è sempre possibile laddove la buona volontà si mette a lavorare, al di là di pie intenzioni volontaristiche o di retoriche politiche che nulla hanno da dire e da fare. Ci sembra poco ringraziare questi cittadini che, senza alcuna sollecitazione, hanno deciso silenziosamente di operare per quello che viene chiamato il nostro bene comune. Non fosse altro per riaffermare il valore indiscusso di una identità storico-antropologica che aveva fatto della bellezza passata un segno concreto dell’essere tutti appartenenti alla comunità locale. Questo il punto di resistenza all’incuria di una presunta modernità che significa semplicemente ignoranza e bieca trascuratezza dei luoghi.”
A contribuire fattivamente ai lavori di recupero Francesco Amico, Gero Messina, Vincenzo Vigna, Giuseppe Spoto, Gianluca Licata, Calogero Guasto, Salvatore Caruso, Gianni Bertolone, Francesco Bertolone, Rosario Mingoia, Pasquale Messina, Vincenzo Dilena, Aliseo Lanzalaco, Gianni Falzone, Salvatore Falzone, Francesco Lo Muzzo, Francesco Messina, Silvio Messina, Calogero Scannella, Giuseppe Consiglio, Calogero Dilena, Gian Vincenzo Calà e Antonello Morreale.