
MONTI SICANI – Non ci saranno deroghe nel 2016 per i punti nascita di Mussomeli e S. Stefano di Quisquina. Lo ha predisposto il Ministero della Salute che, come previsto, ha deciso di chiudere tutti i punti nascita con meno di 500 parti l’anno in quanto ritenuti al di sotto degli standard di sicurezza.
Una decisione che era già stata preannunciata lo scorso 1 dicembre dal ministro Beatrice Lorenzin, presente a Messina in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico. Presentando le linee guida del piano nazionale delle emergenze pediatriche aveva dichiarato: “I punti nascita devono essere sicuri. E per quelli che devono chiudere la scelta non è determinata da motivi economici, ma da ragioni di sicurezza. Non tutte le strutture devono avere 5000 parti, ma rispettare parametri di sicurezza per i bambini e le mamme e lo dico in una delle regioni del Sud in cui, con più frequenza, si verificano problemi in questo campo. In Sicilia sono 17 i punti nascita da chiudere, abbiamo istituito un comitato che vaglierà le eventuali proposte di deroga e le accorderà solo se realmente motivate, ma in ogni caso saranno un’eccezione”. E l’eccezione è stata decretata solo per i reparti di Bronte e Licata, gli unici ad essere stati mantenuti aperti.
A nulla è servito dunque l’appello lanciato dai Sindaci dei Comuni limitrofi, né l’impegno preso dall’Assessore regionale Gianluca Micciché che, in occasione della seduta straordinaria e aperta del Consiglio comunale di Mussomeli del 14 novembre, aveva promesso che avrebbe inserito nella sua agenda dell’esecutivo regionale il punto sul mantenimento dell’unità nissena. Non è stata accolta neanche la richiesta di deroga presentata dall’assessore Baldo Gucciardi.
Una battaglia che si conclude nel peggiore dei modi per gli abitanti dei Comuni dei Monti Sicani che saranno costretti a rivolgersi ai presidi ospedalieri di Caltanissetta, Agrigento o Palermo per far nascere i loro bambini.
Flavia Fruscione