Ars paralizzata, 30 riforme mai approdate: dalle zone franche montane alla riforma della burocrazia

PALERMO – Appena tre norme approvate dalla fine della pausa estiva ad oggi. Questo lo sforzo legislativo dei parlamentari di Sala d’Ercole i cui lavori procedono da mesi a rilento a causa dei continui rimpasti dei governi Crocetta e dei crescenti contrasti nella maggioranza. In tutto sono trenta le riforme bloccate, ferme nelle commissioni in attesa di approdare in aula: ci sono le proposte di riforme della formazione e del diritto allo studio scolastico. Tra i testi varati e mai messi all’ordine del giorno, come riporta il quotidiano La Repubblica, c’è quello che disciplina il settore del commercio fissando regole chiare per le autorizzazioni e la possibilità di fare sconti e offerte promozionali.

In sospeso anche il testo per gli aiuti alle cooperative giovanili alle zone franche montane. Aree la cui identificazione però non è ancora stata presentata all’Assemblea regionale siciliana, e la cui definizione è oggetto di un ddl (mai approdato in aula) che mira all’attuazione di politiche territoriali di sviluppo nelle zone relative ai Comuni nei quali oltre il 50 per cento della superficie totale è posto ad altitudine di almeno 500 metri sul livello del mare e in cui il rapporto fra reddito lordo standard e unità di lavoro agricolo non superi il 120 per cento della media comunitaria: il disegno di legge proverebbe a garantire ai cittadini delle zone montane e alle imprese l’accesso ai servizi pubblici essenziali ; tra le proposte c’è l’elaborazione di un piano di durata triennale per il trasporto nelle aree montane teso a garantire il diritto alla mobilità della popolazione per motivi di studio e lavoro, e rendere accessibile il territorio interessato anche per finalità economiche e turistiche. Iniziative destinate al contenimento dello spopolamento favorendo l’occupazione giovanile; renare il dissesto idrogeologico ed i fenomeni di desertificazione del suolo; favorire le attività economiche sfruttando tutte le risorse disponibili, incentivando la produzione e l’impiego dei prodotti agricoli e forestali locali, il turismo montano, l’artigianato, il commercio; salvaguardare il patrimonio ambientale e paesaggistico, le identità storiche, culturali e sociali;

Stessa cosa per il testo unico per l’edilizia, in sospeso, destinato a far recepire in Sicilia le forme nazionali sull’avvio ai lavori e sugli iter organizzativi. E ancora il testo di riforma della burocrazia che promuove iter semplificativi per il rilascio di certificazioni e apportando un rigoroso controllo sull’efficienza dei dirigenti degli uffici. Finito nell’oblio anche il testo sull’ esenzione dell’Irap per le imprese giovanili, la riforma delle camere di commercio, il ddl di riforme consorzi bonifica, agricoltura sociale, sviluppo dell’artigianato e aiuti alle imprese. Senza contare i testi su acqua pubblica, liberi consorzi, norme in materia di appalti che, sebbene approvati, sono adesso da rivotare perchè impugnati dal governo Renzi. In tutto, da tre anni a questa parte, sono state approvate appena 73 (la maggior parte composta da nemmeno 5 articoli) a fronte dei 1150 disegni di legge (ddl). Solo ieri è stato approvato in extremis lo stop all’eolico, e la seduta è stata rimandata alla prossima settimana a causa della mancanza di norme da discutere all’ordine del giorno. Manca ancora l’accordo sulla scelta del capigruppo del Pd per poter ridefinire i membri delle nuove commissioni del quarto governo Crocetta. Appena nato ma già immobile: le leggi di riforma resteranno ancora in cantina fino a quando regnerà il caos.