Uno dei Comuni più alti della Sicilia, si erge imponente sulla catena dei Monti Sicani. Nei giorni di ciel sereno, dai punti più alti della cittadina, è possibile scorgere sia il mare di Sciacca sia le montagne dell’Etna. Le caratteristiche viuzze, i vicoli, i cortili e le ripide scalinate gli conferiscono un tipico aspetto medievale.
Le origini più certe sembrano collegare l’attuale cittadina al più antico insediamento di Hyppana, sul monte San Lorenzo, conosciuto anche come Montagna dei Cavalli. I primi abitanti di Prizzi furono greci e il nome della cittadina potrebbe risalire al greco Pyrizein (“accendere fuochi”). Si narra che alcuni superstiti di Hyppana, si rifugiarono nei boschi circostanti e da loro nacque la borgata di Prizzi.
Nel 260 a.C. Hippana fu rasa al suolo dai romani, perché ritenuta alleata del cartaginese Annibale. Sulla vetta del monte fu costruito un castello dai Chiaramonte ed oggi è possibile ammirare solo il rudere della sua torre. Nonostante le difese, intorno all’840 d.C. gli arabi, detti anche saraceni, riuscirono a conquistare il paese, ma nel 1073 gli stessi furono cacciati dai normanni ed il paese conobbe il dominio dei Bonello, dei Villaraut, dei Del Bosco e dei Bonanno, l’ultima nobile famiglia che mantenne la signoria fino all’abolizione della feudalità.
Percorrendo Corso Umbero I e dirigendosi verso lo Spiazzo Sparacio, si può ammirare un pregevole spettacolo di Murales che adornano le pareti delle case del centro storico. Sempre lungo questo corso si trova il Museo Archeologico Hippana, dove sono custoditi i reperti provenienti dagli scavi effettuati sulla Montagna dei Cavalli. Le monete del periodo ellenistico testimoniano i floridi scambi commerciali che la città doveva avere con le diverse zone dell’isola.
A Prizzi numerose sono le chiese da visitare: la Chiesa Madre edificata nel 1561 e dedicata a San Giorgio; all’interno viene custodito un San Michele in marmo, attribuito ad Antonio Gagini. Nella chiesa di Sant’Antonio Abate si possono ammirare la Madonna dell’Itria e la scultura della Santa Madre posta nell’altare maggiore, un’opera di grande valore artistico e iconografico attribuita al Gagini.
Data la sua posizione strategica, Prizzi era un’eccellente stazione ricevente e trasmittente per segnali di fumo e di fuoco. Per questo, probabilmente nel 745 fu edificato un castello, detto di Margana di cui oggi non resta che qualche rudere, ma ancora salde sono due delle torri: una è il campanile della Chiesa Madre, l’altra si trova nei pressi della Chiesa di Sant’Antonio.
A Prizzi ancora oggi si conservano e vivono forti le tradizioni che si fondono tra mito, folklore e Cristianesimo. Le più note sono legate alle festività pasquali, soprattutto la domenica di Pasqua con il Ballo dei Diavoli. Si tratta di una festa di origini medioevali che rappresenta la lotta tra il bene e il male. La mattina del giorno di Pasqua due uomini mascherati da diavoli vestiti di rosso, con un terza persona che impersona la morte vestita di giallo, si aggirano per le strade del paese, ballando smoderatamente e facendo scherzi ai passanti, che vengono trattenuti e rilasciati solo in cambio di un obolo. Il culmine della manifestazione si raggiunge il pomeriggio, quando i diavoli nella piazza principale del paese, tentano di impedire l’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna. Ai diavoli e alla morte si oppongono gli angeli che scortano le statue: è questo contrasto, effettuato secondo precise movenze ritmiche, che viene chiamato il Ballo dei Diavoli. Una volta sconfitti i diavoli, il Cristo risorto e la Madonna si possono finalmente incontrare e il Bene trionfa sul Male.
Piena di colori e sapori è la gastronomia di Prizzi, con ricette rese gustose dall’uso dei prodotti genuini e a chilometro zero. Alle festività religiose sono legate le più diverse tradizioni culinarie, una tra le più sentite delle usanze rituali legate al cibo, è la festa di San Giuseppe, che si celebra il 19 marzo. In quell’occasione tutte le famiglie che hanno fatto un voto, preparano le Tavolate, altari adorni di primizie, arance, carciofi e finocchi dolci. Immancabili il riso bollito condito con zafferano, la pasta con sugo, asparagi e mollica fritta, e le diverse fritture a base di finocchi selvatici, cardi in pastella e le “Sfingi di San Giuseppe”, frittelle (grandi bignè di forma ovale) ricoperte di crema di ricotta.