Identificata la salma dell’uomo eritreo accolta nel cimitero di Burgio

BURGIO – Anche Burgio, in seguito allo sconvolgente naufragio di Lampedusa dello scorso 3 ottobre, ha dato la propria disponibilità ospitando nel cimitero una delle oltre 300 salme ritrovate dopo il disastro e disseminate nei tanti cimiteri dell’agrigentino. La bara n. 292 è stata così accolta e onorata con una degna sepoltura; non erano note le generalità, unico segno identificativo, fino ad oggi, quelle tre cifre: 292; nel pomeriggio, infatti, sono giunte a Burgio due donne, le quali sostenevano di essere le sorelle dell’eritreo che ha trovato eterna dimora in paese. Azeb e Tinsue Zere Behre, dopo un lungo e doloroso viaggio, hanno finalmente trovato la tomba su cui piangere il loro sfortunato fratello. Hanno raccontato che vivono e lavorano entrambe da 14 anni a Sovicille, un comune in provincia di Siena e quando hanno saputo del naufragio sono andate subito a Lampedusa, con la speranza di trovare tra i superstiti il fratello, a loro, invece, è toccato l’arduo e crudele compito di riconoscere il corpo esanime, tutto ciò facilitato dal ritrovamento di un documento nelle tasche della vittima. Quando le bare di tutte le vittime sono state trasferite nei vari cimiteri, Azeb e Tinsue si sono recate negli uffici della Prefettura di Agrigento e grazie al numero 292 che identificava il fratello, sono riuscite a sapere che la salma era stata trasferita nel cimitero di Burgio. Così, mentre ad Agrigento si celebrava la commemorazione dei morti nelle acque di Lampedusa alla presenza delle istituzioni nazionali e locali, dell’ambasciatore eritreo e di tanti loro connazionali, nello stesso momento le due sorelle rendevano omaggio al loro fratello presso il cimitero di Burgio. Adesso, quella tomba anonima, grazie al provvidente intervento delle due donne, sarà provvista di foto e nome.

Mikiel Zere Behre, 39 anni, è dunque il nome dell’uomo eritreo che si trova a Burgio. Azeb e Tinsue hanno raccontato che provengono da una famiglia numerosa composta da 9 fratelli e Mikiel era l’unico rimasto in Eritrea con la madre, la moglie di 29 anni e i 5 figli. Aveva intrapreso quel viaggio da solo nella speranza, purtroppo troncata, di poter raggiungere le due sorelle e successivamente trasferire tutta la famiglia. Adesso, le donne vogliono solamente che la madre, la cognata e i nipoti possano raggiungere l’Italia per trovare la pace perduta.

Domani torneranno a Sovicille con la consapevolezza di aver trovato un posto dove piangere il fratello e la solidarietà di cui hanno bisogno. Hanno ringraziato sentitamente l’assessore ai servizi cimiteriali Antonella Leo Virisario e il sindaco Vito Ferrantelli per l’inesauribile disponibilità e hanno promesso che torneranno presto, perchè ormai a Burgio hanno lasciato un pezzo di cuore.