MONTI SICANI – Scade oggi per gli Enti locali il termine per l’approvazione del regolamento e per la determinazione di rate e scadenze relative alla Tares, che raccoglie l’eredità della vecchia Tarsu. Il decreto legge n. 102/2013, che ha cancellato l’Imu e ha introdotto la “Service tax” a partire dal 2014, si è interessato anche della Tares, in vigore ancora per quest’anno. Entro oggi 30 settembre i Comuni dovranno infatti approvare i bilanci preventivi e stabilire le tariffe del tributo sui rifiuti e servizi comunali, mentre a dicembre i contribuenti saranno chiamati alla cassa per il pagamento del saldo Tares.
Nel D.L. n. 102/2013, le disposizioni in materia di Tares le troviamo all’articolo 5. In particolare, si prevede che se per il 2014 abbiamo la “Service tax”, per il 2013, il comune con apposito regolamento deve stabilire di applicare la componente della Tares diretta alla copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti, tenendo conto del principio “chi inquina paga”, sancito dalla Direttiva europea 2008/98/CE, relativa ai rifiuti. Ci sono delle linee guida da seguire:
a) commisurazione della tariffa sulla base delle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte nonché al costo del servizio sui rifiuti;
b) determinazione delle tariffe per ogni categoria o sottocategoria omogenea moltiplicando il costo del servizio per unità di superficie imponibile accertata, previsto per l’anno successivo, per uno o più coefficienti di produttività quantitativa e qualitativa di rifiuti;
c) commisurazione della tariffa tenendo conto, altresì, dei criteri determinati con il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158;
d) introduzione di ulteriori riduzioni ed esenzioni, diverse da quelle previste dalla manovra “Salva Italia” che, all’articolo 14 ha introdotto la Tares.
E’ difatti nel corso del consiglio dei ministri di sabato 28 settembre che è stata anche abrogata, cioè cancellata, l’Imu sulla prima casa: la rata di giugno, sospesa dopo la formazione del governo Letta, non dovrà più essere pagata e anche a dicembre la rata salterà. Nessun dubbio dunque per il 2013, ma con la presunta crisi di governo si è aperto il giallo su quanto accadrà a partire dal 2014 e quali siano le coperture per l’abrogazione dell’imposta sugli immobili sulle prime case, il cui gettito ammonta a 3,9 miliardi di euro all’anno.
L’Imu dunque non ci sarà più ma cambierà nome e portata e si chiamerà “Service Tax”, ovvero la “tassa sui servizi”, che comprenderà l’Imu attuale e la Tares. Quest’ultima da quest’anno già sostituisce la Tarsu, la tassa sui rifiuti solidi urbani, che ha subito un incremento per la riforma voluta dal governo Monti, il quale ha imposto a tutti i Comuni, anzitutto, di calibrare l’imposta sulla base dei metri quadrati dell’immobile, come da catasto, e di coprire il costo del servizio al 100%. A questo si aggiunge un’addizionale di 30 centesimi al metro quadrato, incrementabile fino a 40 centesimi da parte del Comune, per finanziare i servizi indivisibili, come l’illuminazione pubblica.
Con la “Service tax”, il sindaco sarà responsabile della tassazione e sarà giudicato dagli elettori sulla base delle scelte compiute, ma se il governo taglia ogni anno i finanziamenti ai Comuni, non si vede da dove debbano essere attinte le risorse necessarie per evitare il fallimento degli enti locali. Insomma, il governo centarle potrebbe scaricare sui sindaci la responsabilità di tassare gli immobili, forse anche sulle stesse prime case. E non si esclude che le seconde case, già oggi tartassate, subiscano un inasprimento della pressione fiscale.
Tra le ipotesi di queste settimane sulla “Service Tax”, una prevedeva che l’imposta fosse sostenuta da tutti coloro che usufruiscono di un immobile, quindi, anche dagli inquilini. Da tassa di proprietà si tramuterebbe in una tassa di possesso. Finora da parte del governo però c’è il più assoluto silenzio, se i Comuni potranno o meno imporre la tassa anche sulle prime abitazioni e sui terreni agricoli. E’ evidente che se l’abrogazione dell’Imu non avrà prodotto un recupero di risorse altrove, si dovrà tornare al vecchio sistema.
Il governo ha comunicato che intende presentare i provvedimenti nel dettaglio al 15 ottobre. Per quella data, speriamo di conoscere se le coperture saranno state trovate con altri aumenti di tasse (escluso, in teoria, dall’esecutivo) o con adeguati tagli alla spesa pubblica. C’è però un problema: le dimissioni dei ministri del Pdl ha creato di fatto una crisi di governo che paralizza ogni azione e non permette di fare alcuna ipotesi certa.
In ballo, oltre all’Imu, c’è, ad esempio, il destino dell’IVA, il cui aumento al 22% è stato bloccato fino al 30 settembre, ma che potrebbe ripartire dall’1 ottobre, se il governo non avrà trovato quel miliardo che manca per la copertura fino al 31 dicembre. Ci sono, poi, le questioni degli esodati e del finanziamento della cassa integrazione, oltre alla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione.
(per le informazioni tecniche, consultare il sito www.investireoggi.it)