
MUSSOMELI – Appuntamenti di rilievo nazionale per l’attrice mussomelese Adriana Tuzzeo.
In visita all’Antologica di Peppe Piccica, la mostra finora allestita alle scuderie del Castello, si è lasciata andare a qualche confidenza lavorativa e a qualche riflessione personale, dimostrando nelle parole e nei modi di fare quella convinzione che già in passato le ha consentito di abbandonare la Sicilia e trasferirsi al Nord per dare linfa propulsiva alla propria carriera artistica.
Ambiziosa lo è, ma come chiunque altro con una forte passione e una profonda consapevolezza di sé, delle proprie capacità.
E, pacatamente, si definisce anche una persona umile, di certo figlia di un’educazione vecchio stampo.
Un’artista che visita e rende omaggio con la sua presenza all’opera di un altro artista. Come mai?
Penso che l’elemento che accomuni Peppe e me sia l’arte. Ci siamo conosciuti attraverso un noto social network, e prima di allora non ci eravamo mai visti di persona. Ciononostante con poche parole, pochi commenti, e alcuni “Mi piace”, si è creata subito tra di noi una certa empatia, come se fosse in sospeso che un giorno ci saremmo incontrati. L’occasione è stata questa sua mostra alle scuderie del Castello di Mussomeli, dove ho avuto l’onore di essere accompagnata da lui stesso nella sua vita e nella sua arte.
C’è stato un disegno di Piccica in cui ti sei rivista, che hai apprezzato perché ha suscitato in te qualche emozione particolare, perché lo hai legato a qualche tua esperienza personale?
Mi è piaciuto moltissimo “Il rudere”. Il campo di grano che si vede sul davanti mi ha dato un senso di libertà pazzesca. Avrei voluto correre in quel campo!
Nel settore della recitazione, come in quello delle arti figurative, è difficile emergere e dimostrare il proprio talento. Secondo te, qual è lo spirito per affrontare le difficoltà?
Mah… se qualcuno lo sa che me lo dicesse. Ho avuto l’opportunità di lavorare con attori già affermati e anche loro non sempre riescono a mantenere un livello professionale che li renda felici, perché ognuno di noi ha dentro di sé una molla che li spinge a volere crescere ancora di più. È come se tu sentissi il bisogno di avere sempre di più, sempre di più, sempre di più. Io penso che ognuno ha in sé lo spirito giusto per affrontare le difficoltà. O meglio, o ce l’hai o non ce l’hai. Se arrivi a dire basta significa che era soltanto un voler fare un’esperienza diversa, come io stessa ho fatto in altre occasioni, con altri lavori. Dunque, non penso che esista un segreto per affrontare i problemi, se non la voglia di fare qualcosa e l’avere comunque un lavoro alternativo, una sorta di valvola di sfogo nei momenti bui.
Qual è stato il motivo che ti ha avvicinato alla recitazione?
Fondamentale è stata la mia necessità di comunicare al di là di quelle che io chiamo “maschere”, ossia al di là dell’essere uomini comuni. Io penso che questo sia un bisogno che accomuni un po’ tutti gli artisti.
Abbiamo saputo che a settembre ti vedremo in TV. Cosa puoi anticiparci?
Ho il piacere di annunciare che a settembre reciterò in una fiction Mediaset che andrà in onda su Canale5, e ricoprirò un ruolo importante, che mi sono letteralmente presa dopo aver affrontato vari provini e aver ricevuto il benestare dell’attrice protagonista Sabrina Ferilli, che affiancherò in “Baciamo le mani” del regista Eros Puglielli. Il mio personaggio è una donna che, su indicazione del parroco cittadino, si reca con il suo bambino negli Stati Uniti d’America per fare un matrimonio combinato con una famiglia benestante (pratica molto diffusa negli anni ’50, periodo in cui è ambientato il film), e risolvere così i propri problemi e assicurare a suo figlio un futuro dignitoso. Da lì, poi, seguiranno alcune complicanze, ma non posso svelare di più.
Qual è stato l’aspetto del tuo ruolo più difficile da intrepretare?
Sicuramente l’essere mamma è stato l’aspetto che mi ha dato più filo da torcere, su cui ho lavorato di più. Non mi era mai capitato d’interpretare una mamma, e quest’aspetto è di fondamentale importanza per la trama del film, visto che è il motivo per cui intraprendo il mio viaggio verso gli Stati Uniti.
A livello caratteriale pensi che il tuo personaggio abbia qualcosa in comune con te?
Sì, è una persona buona come me.
Ci sono stati momenti in cui hai pensato “non otterrò mai questa parte”?
Quando sono andata al provino mi sono detta: “questo ruolo deve essere mio!” Non ho mai pensato di scoraggiarmi. Già in questo settore è difficile riuscire ad ottenere una parte, figuriamoci se hai il tempo di dire “non ce la faccio!”. No! Sono sempre stata positiva.
Qualcos’altro sulla fiction?
Beh… ero completamente anni ’60, dai vestiti all’acconciatura. Infatti in camerino mi sono divertita a fotografarmi in questa nuova me. Devo aggiungere che trucco e parrucco mi hanno aiutata ad interpretare il mio personaggio. Non c’era nulla che potesse distrarmi, ero totalmente immersa nell’atmosfera dell’epoca.
Qualche aneddoto sulla fiction?
Mi ha pochettino emozionata vedermi la fede al dito…
La fiction è ambientata in Sicilia, nella tua terra. Che rapporto hai con le tue origini?
Terminati gli studi universitari mi sono trasferita al Nord, prima a Milano, poi a Roma. Sentivo l’esigenza di uscire dai miei confini tradizionali, di conoscere dell’altro. Il legame con la mia terra natia resta sempre. Non voglio spezzarlo, perché mi dà la forza di andare avanti. La mia terra è il mio punto di riferimento. Mi piacerebbe però che Mussomeli, e la Sicilia in generale, fossero un po’ più veloci nel cambiamento, nel progresso, nel miglioramento. Mi fa rabbia vedere che Mussomeli, pur essendo un bellissimo paese, non è valorizzato come merita. È come se fosse rinchiuso dentro una lamina arrugginita. Mi piacerebbe liberarlo da questa gabbia.
C’è invece un personaggio che ti piacerebbe interpretare?
Sì, mi piacerebbe essere un’eroina, un supereroe al femminile.
Tra attrice di teatro, di fiction e presentatrice, qual è il ruolo in cui ti senti più a tuo agio?
Mah… sicuramente quello di attrice. La conduzione mi è stata proposta in più occasioni e ho accettato. Mi sono detta: perché no? Ma la mia esigenza rimanere recitare, interpretare personaggi diversi da me, perché quando sono simili a me è facile vestire i loro panni, viceversa tutto diventa un lavoro di fantasia. Immagini la storia del personaggio, il suo passato, cosa lo ha spinto a dire quella frase, quella battuta.
E i personaggi che interpreti finiscono poi per influenzarti nella vita reale?
Sì. Da questo punto di vista arricchiscono la mia persona. Vivono magari esperienze che vorrei fare e non ho ancora fatto.
E tra teatro e fiction cosa preferisci?
Il cinema!
Qual è stato il tuo ultimo lavoro, “Baciamo le mani” a parte?
Il mio ultimo lavoro è stato con la regista Roberta Torre, con la quale, a seguito di un laboratorio, abbiamo messo in scena una Medea postmoderna ai Cantieri Culturali della Zisa, a Palermo. Sempre con lei sto collaborando ad altri progetti, tra cui un documentario in fase di produzione, ma non posso anticipare altro. Sono inoltre presentatrice al XV VideoLab Film Festival, il concorso internazionale dei corti del cinema d’arte mediterraneo in programma fino a domenica 25 a Kamarina, e ho collaborato alla realizzazione del documentario “Mussomeli e le sue perle” di Nino Cananella.
Cos’hai invece in cantiere?
Non so se dirlo… ma condurrò la rassegna di corti organizzata della Fondazione Ente Dello Spettacolo nell’ambito della 70esima edizione del Festival di Venezia.
APPROFONDIMENTI SU “BACIAMO LE MANI”
Ambientato agli inizi degli anni ’60 tra la Sicilia e l’America, “Baciamo le Mani” racconta la storia di Ida (Sabrina Ferilli) e Agnese (Virna Lisi), due donne coraggiose, che, in modi diversi, cercheranno di contrapporsi al potere mafioso.
In Sicilia Ida, insieme al figlio Salvatore (Christian Roberto), è costretta a scappare da don Cesare Romeo (Luigi Maria Burruano), un boss locale che tenta di ucciderla.
In America, invece, Agnese, vedova con quattro figli oramai adulti, è la proprietaria di una redditizia macelleria sulla quale ha messo gli occhi Gillo Draghi (Burt Young), influente padrino della Little Italy.
Ed è proprio a New York, dove Ida fugge con il piccolo Salvatore desiderosa di una nuova vita, che i destini delle due donne si incroceranno… (tratto da www.fiction.mediaset.it)
LINK
www.entespettacolo.org
http://www.laboratorio451.it
http://www.fiction.mediaset.it/baciamo-le-mani-palermo-newyork-1958/stagione-1