Circoli PD della Montagna: serve segnale forte e chiaro dai vertici sulla vicenda dell’acqua pubblica

SANTO STEFANO QUISQUINA – Non ci stanno i membri dei circoli del PD della zona montana con le decisioni prese negli ultimi tempi in merito alla gestione del servizio idrico. Le ultime notizie, poi, sembrano apportare oltre al danno, pure la beffa. E così si sono riuniti mercoledì scorso a Santo Stefano, presso la sede del circolo del PD, tutti gli amministratori e i segretari di circolo della zona della montagna, per discutere delle vicende legate alla gestione del servizio idrico integrato e alla sua ripubblicizzazione. Non ci stanno perché da anni, ormai, va avanti la lotta per mantenere il servizio pubblico, nonostante le diffide e i commissari inviati negli scorsi anni per la consegna degli impianti, personaggi mandati via dalla comunità con ogni mezzo, anche in malo modo, a volte anche al limite della legalità. Non ci stanno perché i risultati del referendum del 12 giugno 2011 parlano chiaro, e rispecchiano la volontà popolare in maniera così netta che una decisione diversa da quella emersa dai risultati elettorali sembrerebbe quantomeno paradossale. E invece ci siamo abituati ai paradossi, visto che non solo non è ancora arrivata una legge che decreti una volta per tutte il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, ma continuano i provvedimenti presi con leggerezza, senza tenere conto di quanto è successo in precedenza, quasi come se il legislatore fosse affetto da amnesia per cui prende le sue decisioni seguendo la logica di un mondo parallelo, dove la sovranità risiede nel popolo, ma solo sulla carta. Per cui continuano i paradossi. E qui si entra nella spinosa questione che da più di un anno attanaglia Santo Stefano Quisquina e la sua comunità, ovvero l’inquinamento da norovirus, vicenda che si lega con quella della ripubblicizzazione e soprattutto con le ultime notizie (cattive notizie) provenienti dal governo regionale. Infatti in seguito alla scoperta dell’insidioso virus, che costringe da mesi ormai gli stefanesi ad acquistare acqua in bottiglia anziché utilizzare quella del rubinetto, si è cercato in ogni modo di ovviare al problema, non senza disagi. E così, dopo qualche mese, vengono individuati dei pozzi per l’approvvigionamento idrico del paese, e puntuale arriva la risposta del governo regionale: con un provvedimento del novembre scorso, a firma del Presidente della Regione Lombardo, vengono stanziati € 600.000 per i nuovi pozzi e per la condotta di adduzione ai serbatoi comunali: si tratta di due pozzi in contrada Margimuto, conosciuti anche come ex Montecatini, che tornano al centro dell’attenzione qualche mese dopo, quando tutto sembra ormai dimenticato. È del 20 aprile 2012, con pubblicazione in GURS del 29 giugno scorso, il decreto che riordina il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti della Regione Sicilia, e qui sono due i colpi di scena, i paradossi a cui ci hanno abituato così bene da essere accettati passivamente: i pozzi di Margimuto, gli ex Montecatini per intenderci, vengono affidati all’acquedotto del Voltano, utilizzati dalla Girgenti Acque, il gestore privato a cui ci eravamo tanto opposti! E non è finita qui, a firmare questo decreto è proprio Raffaele Lombardo, lo stesso Presidente della Regione che pochi mesi prima aveva destinato gli stessi pozzi alla comunità stefanese per l’approvvigionamento alternativo. Un paradosso tipicamente siciliano, a cui vanno ad aggiungersi l’ulteriore diffida dell’ATO Idrico per i Comuni che non hanno ancora consegnato gli impianti al gestore privato, e una sentenza della Corte Costituzionale del 20 luglio che dichiara che l’acqua deve rimanere pubblica. E i nostri amministratori che fanno di fronte a tutto ciò? È quello che si sono chiesti gli esponenti dei circoli PD della Montagna: serve un segnale forte, invocato a gran voce, una presa di posizione ferma e decisa che vada realmente a difendere gli interessi delle comunità montane, che difenda l’acqua pubblica e i pozzi ex Montecatini. Alla luce di ciò si sta anche organizzando un incontro sulla vicenda, a cui prenderanno parte la direzione provinciale, la deputazione regionale e nazionale e gli organi decisionali del partito, per trovare una soluzione all’annosa vicenda prima che sia troppo tardi.

Valentina Maniscalco