Operazione Grande Vallone: in manette 28 persone per associazione mafiosa.

VALLONE – Ventotto ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Caltanissetta, su richiesta della Dda nissena, per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e frode informatica. I mafiosi si riunivano in un albergo o vi si rifugiavano se erano ricercati. La struttura alberghiera è “La Fazenda”, situata al bivio di Campofranco di proprietà dei fratelli Cosimo e Gaetano Caltabellotta, a loro viene contestato di far parte della famiglia mafiosa e di mettere a disposizione dei sodali immobili di loro pertinenza e i locali dell’albergo. Un duro colpo è stato inferto oggi alla mafia del Vallone, quella fedele al mandamento di Mussomeli, che puntava ad aggiudicarsi appalti e fiutato il business legato ai termovalorizzatori e al mercato ortofrutticolo. L’inchiesta “Grande Vallone” ha portato all’arresto di 28 le persone, quattro dei quali – fra le mogli dei boss che hanno avuto il ruolo di prestanome e anziani uomini d’onore – sono stati ammessi agli arresti domiciliari. L’indagine ha confermato il ruolo di reggente provinciale di Cosa Nostra di Angelo Schillaci, di Campofranco. Il Gip ha disposto anche il sequestro di sette società e beni aziendali per un valore di oltre 5 milioni di euro. Al vertice della famiglia mafiosa campofranchese, hanno accertato gli inquirenti, puntavano due fratelli Giuseppe e Angelo Modica, sostituendo così Alfredo Schillaci che aveva preso il posto del fratello carcerato. Gli altri arrestati sono i fratelli Carmelo e Rosario Allegro, Maurizio Carrubba indicato in un pizzino trovato al boss Bernardo Provenzano nel suo covo, Girolamo Santo Argento, Edmondo Belardo, Enza Bordenca, Michele Cardillo, Cosimo Caltabellotta, Gaetano Caltabellotta, Nicolò Falcone boss di Montedoro, Paolo Falcone, Giuseppe Falcone, Paolo Gabriele Galante, Claudio Calogero Maria Giambrone, Angelo Lo Sardo, Salvatore Gianluca Modica, Vincenzo Salvatore Modica, Rosalia Rita Antonella Nicastro, Antonino Calogero Grizzanti,Calogero Pace, Salvatore Pirrello, Carmela Ricotta, Alfredo Schillaci, Salvatore Termini e Ambrogio Vario.

Le intercettazioni ambientali e telefoniche, ma anche le videoriprese e i classici appostamenti, hanno permesso di ricostruire gli organigramma delle cosche dell’entroterra nisseno fedeli al capomafia Piddu Madonia. Fra gli interessi della mafia del Vallone svelati dai pentiti nisseni e dall’ex capomafia di Agrigento Maurizio Di Gati, anche la costruzione di parchi eolici a Vicari, le velocizzazione della tratta ferroviaria Agrigento Palermo, l’ascensore per arrivare al monte San Paolino di Sutera. Carmelo Allegro, tramite la moglie Carmela Ricotta, avrebbe condizionato le attività del mercato ortofrutticolo, mentre suo fratello Rosario taroccava il funzionamento dei videopoker clonando le schede identificative. L’organizzazione, secondo gli inquirenti, che faceva parte di “Cosa nostra” di Caltanissetta, si avvaleva della forza intimidatrice del vincolo associativo per commettere delitti di ogni genere. In particolare omicidi, estorsioni, usura, traffico di sostanze stupefacenti, rapine, traffico di armi, per acquisire la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche e private, concessioni appalti di opere pubbliche, nonché per realizzare ingiusti vantaggi di vario genere e pei procurare voti in occasioni di consultazioni elettorali.
Fonte: Il Velino Sicilia