MUSSOMELI – Per uno strano caso del destino, nel mese in cui si ricordano le vittime della Shoah, e con essi tutti quei combattenti che diedero la vita per la libertà della loro nazione, e dunque anche dell’Italia, ecco spuntare fuori una testimonianza davvero interessante.
Una missiva inviata a Mussolini da una tale F. Filomena in P. che chiede, “con il cuore spezzato dal più acuto dei dolori”, che gli vengano restituite le spoglie del figlio P. Giovanni di Carmelo, caduto sul campo di aviazione di Stalino in Russia.
La lettera fa parte di una raccolta dal titolo Caro Duce. Lettere di donne Italiane a Mussolini 1922-1943, edita per la prima volta dalla casa editrice Rizzoli nel 1989, e in seguito più volte in ristampa.
A farne la scoperta il direttore de Il Tarlo.info Osvaldo Barba, che così racconta l’accaduto e la meraviglia di quei momenti. “Il libro, che avevo a casa da un po’ di tempo, l’ho rispolverato in maniera casuale. Stavo cercando delle foto d’epoca e sapevo che il libro ne conteneva. Così mi sono messo a sfogliarlo. Le lettere sono titolate per l’oggetto che contraddistingue la missiva e poste in ordine alfabetico. Ragion per cui, mi sono fermato alla lettera E di esaudire, e quando sotto il titolo ho visto Mussomeli (Caltanissetta) 1° Aprile 1942, ho provato davvero una fortissima emozione. Poi mi sono addentrato nella lettura ed ho scoperto la drammaticità ed il dolore di una madre che chiede le spoglie mortali del figlio caduto in Russia. La domanda che mi sono posto al termine della lettura è: il corpo del soldato P. Giovanni di Carmelo è mai ritornato in loco. E se sì, dov’è seppellito?”.
Interrogativi d’obbligo a cui, speriamo, qualche appassionato, qualche conoscitore della vicenda o qualche storico riesca a dare presto risposta.
Intanto, per fornire qualche indicazione in più, dalla lettura emerge che Giovanni era l’unico figlio maschio della famiglia e aveva due sorelle. Rimase colpito a morte “da bombe micidiali sganciate dai Rossi”, proprio alla vigilia del suo rientro in Patria. La madre, afflitta dal dolore, supplica la grazia del Duce e confida nel suo cuore di padre. “Vorrei – scrive – almeno il conforto di potere avere vicino la salma amata. Se non vivo, almeno morto, per coprirne ogni giorno la tomba di fiori.”
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