Rischio frane: dagli esperti la proposta d’istituire il geologo di zona

MUSSOMELI – Con l’arrivo dell’inverno e delle piogge si ripropone, come ogni anno, il pericolo frane. Una vera e propria piaga per numerosi territori della Sicilia, dove a volte tale rischio si trasforma in calamità.

Così, i più recenti eventi del messinese e la consapevolezza che il clima sta cambiando, verificandosi sempre più frequentemente improvvisi acquazzoni, hanno spinto Roberto Prisco, coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico dell’A.Geo.Cl (Associazione Geologi della Provincia di Caltanissetta), ad organizzare un Corso di Aggiornamento Professionale sul tema “Aspetti morfoevolutivi e caratterizzazione geotecnica dei movimenti franosi in formazioni strutturalmente complesse.”

Quattro incontri, nei quattro venerdì del mese di ottobre, nella trecentesca struttura del Castello Manfredonico, con personalità illustri del settore e partecipanti da ogni parte dell’Isola, dai grandi centri come Trapani, Siracusa e Palermo, alle piccole realtà locali come Milena, che purtroppo spesso devono far i conti con i movimenti franosi delle loro terre che li costringono all’isolamento.

E difatti l’ultimo appuntamento sarà proprio incentrato su “Monitoraggio: interventi mitigatori e soluzioni progettuali di ripristino del tratto stradale della sp23 interessata dalla frana di c/da Gorgazzi-Testacotta.” Relatore Salvatore Saia, responsabile della Protezione Civile della Provincia nissena, che insieme a quanti prenderanno parte all’incontro effettuerà un sopralluogo nella zona per constatare dal vivo la situazione e illustrare le soluzioni tecniche progettualmente adottate a salvaguardia del nuovo tratto di sede stradale.

Un’importante iniziativa che mira a far comprendere meglio agli addetti ai lavori il Modello Geologico di Riferimento (MGR) e il Modello Geotecnico (MG), così come previsti dalle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC), e che solleva la questione sulla necessità del P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico).”

“Un controllo continuo potrebbe essere lo strumento di conoscenza, gestione e mitigazione del rischio idrogeologico, – dichiara Prisco – attraverso la pianificazione territoriale a livello comunale, provinciale e regionale.  Insomma, si parla della necessità di un geologo di zona che possa, al di là della tecnologia e delle strumentazioni specializzate per questo tipo d’indagini, effettuare un monitoraggio visivo basato sulla competenza professionale e sull’esperienza, al fine di aggiornare costantemente una sorta di registro del territorio. Ora, per evitare di cadere negli stessi errori del passato e far pagare questa carenza informativa alle gente e a tutto un patrimonio storico, dobbiamo cambiare mentalità, dobbiamo utilizzare meglio i tecnici che operano nel territorio.”