Libri, il “caso estremo” di Mario Ricotta

MUSSOMELI – Nell’ambito del Progetto Novecento, Incontri con e sugli autori del Novecento, promosso dal Liceo Classico Ruggero Settimo di Caltanissetta con il patrocinio della Provincia Regionale, lunedì 22 marzo, a partire dalle 17:30, presso l’Aula Magna dell’istituto, sarà presentato Gioco estremo, Un caso di bulimia. L’autore, Mario Ricotta, originario di Mussomeli, dove risiede ed esercita la professione di psichiatra, è ritornato dopo 5 anni di assenza dalle librerie per raccontare, con quel suo stile terso e preciso, una storia vera: la vicenda di un ventenne senza muscoli e senza carne, che vomita tutto il cibo che ingerisce. Obbiettivo è far emergere quanta patologia sociale e familiare si celi dietro il malato. Una cronaca cruda e coinvolgente di una realtà a cui si sono dedicati esperti, centri specializzati, e persino una fattucchiera, senza risultati. Fino a quando il ragazzo non incontra lo psichiatra di uno sperduto paese all’interno della Sicilia, che ne conquisterà la fiducia esprimendo a parole una verità che lui già possedeva: “Tutta la tua famiglia sta male.” Solo allora inizierà a guarire veramente. Un saggio anche su una società che il più delle volte ascolta poco, riflette poco, ma soprattutto aiuta poco. Oltre a Ricotta interverrà la psicoterapeuta Daniela Lo Piano. Introdurrà la dirigente Maria Luisa Sedita, mentre i lavori saranno diretti dalla pediatra Maria Grazia Vullo. Per maggiori informazioni sull’autore www.marioricotta.it.

Di seguito l’incipit del libro, edito da Edizioni Progetto Cultura:

“Anche a sfiorarlo con un dito sarebbe sicuramente caduto. Era un miracolo che mantenesse ancora la stazione eretta (barcollando), con gambe e braccia talmente sottili da poterli annodare. Senza muscoli, senza carne, senza forma, senza sguardo con occhi incavati, appassiti nel viso emaciato. La pelle secca e disidratata come una mummia, veniva dal deserto lontano, era un morto vivente.

Come mai non svaniva col sole del giorno? Era un morto vivente! E invece riusciva a sedersi, spossato dalla fatica, davanti a me, accanto a sua madre e suo zio materno che si alternavano a raccontare il lungo calvario di quella malattia in un pellegrinaggio inutile da un medico all’altro, da una struttura all’altra, con tutti gli esperti, con tutte le equipes.

Mi lascio trasportare dalla voce lamentosa della madre, smarrita e disperata. “Possibile che nessuno di quei luminari era riuscito a risolvere il male terribile del figlio?” Anzi un cattedratico importante l’aveva impressionata “Signora, è lei che si deve curare.” Aveva in tal modo incoraggiato il figlio nella sua smodata ingordigia!”