
VALLEDOLMO – È stata approvata dal consiglio comunale nella seduta di giovedì scorso la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per rendere l’acqua un servizio pubblico. Avanzata dal gruppo consiliare indipendente (Fantauzzo – Favari – Immordino – Caccamisi) è stata fatta propria anche dagli altri consiglieri, che hanno dato il proprio sì all’iniziativa del “Coordinamento nazionale enti locali per l’acqua bene comune e la gestione pubblica del servizio idrico”. Si tratta di una legge di iniziativa dei consigli comunali. “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque. Disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia”, redatto in 17 articoli, si fonda su motivazioni condivise oramai da diversi comuni dell’isola. L’idea di base è che l’acqua è fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi. Un bene collettivo indisponibile, che appartiene a tutti e che tutti hanno il diritto di condividere equamente. Un bene essenziale per i Comuni, in quanto responsabili dell’igiene e della salute dei cittadini. Essi dunque non possono sottrarsi o essere privati in modo preordinato del diritto-dovere di determinarne gli assetti organizzativi. E’ altresì necessaria una rinnovata iniziativa di tutte le pubbliche istituzioni per far si che l’acqua non venga più considerata una merce condizionata dal mercato e dal profitto. Anche perché la privatizzazione del servizio idrico ha messo in luce una gestione inefficiente, a tal punto da far crollare gli investimenti per le infrastrutture aumentando al contempo le bollette degli utenti. A partire dal 2003, dichiarato dall’ONU anno mondiale dell’acqua, sono state decine e decine le vertenze aperte in varie regioni d’Italia contro la privatizzazione, dall’ Abruzzo alla Toscana, dalla Campania alla Lombardia, dal Lazio alla Puglia, fino alla Sicilia. Associazioni e movimenti che si sono raccordati nel Forum italiano dei Movimenti per l’acqua, che nel 2007 ha presentato al Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, con l’obiettivo di segnare una svolta radicale rispetto alle politiche, che hanno fatto dell’acqua una merce. In Sicilia il processo di privatizzazione è stato avviato in sei province su nove con gare che, ad eccezione di Caltanissetta, si sono svolte in presenza di una sola offerta. Contro tale sistema si sono mossi gli amministratori comunali che, dopo una fase preparatoria, si sono costituiti in assemblea nazionale lo scorso 14 maggio presso la Sala Gialla di Palazzo dei Normanni. Di rilievo inoltre sono le censure mosse dal Garante della concorrenza.