Riportiamo di sotto l'articolo "La morte arriva improvvisa e violenta Triplice delitto a S. Giovanni G." pubblicato sul giornale "il Carro" del 30 novembre 1981.
La morte arriva improvvisa e violenta Triplice delitto a S. Giovanni G.
29 Settembre 1981 ore 19 Corso F. Crispi in S. Giovanni Gemini: e arrivata la prima pioggia autunnale e con essa, inaspettata, la violenza omicida con il suo corteo di morte, lutto e pianto. Tutto e normale nel nostro paese, troppo normale, apparentemente normale: alcuni clienti nei negozi, qualche passante frettoloso, i fedeli the escono dalla chiesa di Santa Lucia, i soliti frequentatori dei bar attorno ai tavolini intenti a giocare la loro partita. Al bar Reina di Corso Crispi quella sera che cadeva nel crepuscolo settembrino, alcuni seduti, molti altri in piedi alle loro spalle stavano a guardare sbirciando le carte e passandosi qualche bottiglia di birra o aranciata. Quei due giovani ben vestiti, quasi distinti nel portamento, uno più alto dell'altro, non sono stati notati da nessuno anche perche, appena entrati si sono addossati alle spalle di quanti stavano a guardare la partita in corso. Gigino Pizzuto, Carmelo Sammartino, Carmelo Ciminnisi e Vittorio Caracciolo stavano giocando la loro solita seratina partita all'angolo destro della piccola stanza. Pizzuto sedeva dietro la porta con la faccia rivolta alla mezzaporta da in Via Roma, il suo compagno e Ciminnisi che sta all'angolo con a destra Vincenzo Romano appena entrato. Sammartino spalle al muro ha di fronte il suo compagno Vittorio Caracciolo. I due forestieri fanno tutto in fretta, con sicurezza spietata, in pochi secondi: scaricano i primi colpi delle pistole che impugnano sulla nuca e sulla tempia sinistra di Pizzuto che senza accorgersi di nulla cade riverso sommergendo Sammartino sotto il tavolinetto. Romano Vincenzo, pensionato, accenna un gesto di spavento portando la mano sul petto quasi a tenersi il cuore malato ma viene fulminato all'istante da un colpo diretto che trapassa il suo petto e la spalliera della sedia. Ciminnisi colpito al basso ventre da una pallottola di rimando, si alza ed accenna una reazione, dirigendosi verso l'uscita. Per fermarlo lo colpiscono ripetutamente allo stomaco. Riuscirà a guadagnare l'uscita con le carte appoggiate al ventre sanguinante per cadere appena varcata la soglia emettendo gli ultimi rantoli. Gli attentatori hanno tutto il tempo per fuggire verso Via Roma prima the gli attoniti sopravvissuti abbiano in gola fiato per gridare. I passanti non si rendono conto di ciò che è accaduto quando una macchina parte a tutto gas in controsenso verso i cappuccini. Tutti nelle vicinanze hanno sentito i colpi e sono accorsi, tutti i passanti hanno visto due uomini correre e altri, gridando, uscire dal bar. La scena che si presenta ai loro occhi e tremenda: Gigino Pizzuto a terra in una pozza di sangue misto alle sue cervella; riverso su un tavolinetto, Vincenzo Romano e, ancora rantolante dinnanzi la porta, Ciminnisi. II Dott. Caldara, trovatosi a passare, raccoglierà l'ultimo respiro e costaterà morte di tutti e tre, mentre P. Antonino darà subito l'assoluzione e la benedizione. Poi il lavoro dei Carabinieri. Una folla si raccoglie dinnanzi all'orfanotrofio e ascolta le prime testimonianze a caldo rese dai testimoni diretti. Sammartino viene trasportato all'Ospedale e poi a casa sotto choc; il sig. Reina sta a dare tremante le prime notizie ai Carabinieri. Gli altri che avevano assistito alla scena stanno a ripetere ad amici e conoscenti come erano accaduti i fatti per quel poco che nella fulmineità, hanno potuto percepire. Per il resto la scena e lì in tutta la sua efferatezza, fino a quando mani pietose ricoprono i cadaveri con lenzuola. I commenti e le cause del delittuoso gesto già girano sulla bocca di tutti insieme ai sentimenti e alle emozioni di ognuno; bisbigliati sottovoce quasi in un religioso raccoglimento. Non ci sono dubbi la mafia ha ucciso anche a S. Giovanni. Prima o poi doveva accadere qualcosa. E' l'inizio o la fine? Come mai tre? Il triplice delitto di S. Giovanni si inserisce nella catena di delitti che per ora travolge note personalità dell'agrigentine e del palermitano. Le possibili cause di questa lotta omicida senza quartiere tra gruppi mafiosi sono in genere individuate nei seguenti fenomeni: commercio della droga; vasti e complicati interessi edilizi; rapporti conflittuali con la politica, l'amministrazione pubblica e l'alta finanza e l'avvento delle nuove leve al vertice della mafia. A queste cause generali, nella circostanza, la stampa ha aggiunto il fatto che Gigino Pizzuto lavorava nel campo dell'allevamento del bestiame e della macellazione delle carni. Nulla e trapelato dalle indagini se non il fatto del ritrovamento della macchina in fiamme precedentemente rubata. Questi commenti hanno fatto da cornice all'estremo saluto che la popolazione ha reso alle tre vittime partecipando in massa ai funerali. Non era mai successo nella storia del nostro paese che venissero benedette insieme tre salme ed insieme condotte al cimitero. L'appello letto in chiesa per volontà dei familiari delle vittime resta il messaggio ai vivi: Vinceremo l'odio e la vostra violenza omicida con l'Amore ».