“Un uomo violento non merita amore ma una denuncia”: manifesto contro la violenza sulle donne

Riproponiamo il nostro piccolo manifesto contro la violenza di genere pubblicato lo scorso 25 novembre in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sensibilizzare sui temi della violenza di genere non è mai abbastanza, ci rendiamo conto della necessità continua di parlare del problema, fenomeno dilagante e di certo non lontano dal nostro territorio. Si sente l’esigenza di continuare ancora a riflettere, raccontare e informare a prescindere dalle date stabilite che a volte si riducono a mere celebrazioni, di farlo assieme con le nostre lettrici e i nostri lettori.

Il fenomeno della violenza fisica, psicologica e sessuale contro le donne è trasversale, colpisce fasce diverse della società, con ceto sociale e livello di istruzione variabili, il 23% dei casi riguarda, per esempio, le classi medio-alte. Il 76% delle violenze nel nostro Paese avviene tra le mura domestiche a opera di mariti, compagni o di ex partner, le violenze si verificano anche fuori dall’ambiente familiare, sono sconosciuti, conoscenti, amici o colleghi ad abusare delle donne. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, l’abuso maschile sulle donne è purtroppo un fenomeno in forte crescita con numeri allarmanti di stragi senza fine: in Italia ogni 3 giorni 1 donna viene uccisa da un uomo con cui ha avuto o ha una relazione, 1 donna su 3 rimane in silenzio, non parla con nessuno delle violenze subite; sono 1.350.000 le vittime di stupro nel 2012 nel nostro Paese, ma soltanto il 7% delle donne sporge denuncia. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate, il sommerso è elevatissimo: stime per difetto, i numeri non sono certi perché in Italia non esiste un osservatorio che registri i delitti che coinvolgono le donne.

Spesso nel raccontare le storie di queste donne e dei loro aggressori si finisce per cadere in cliché che deformano la realtà: L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!, parafrasando Loredana Lipperini e Michela Murgia. Il possesso che gli uomini vorrebbero esercitare sulle donne non può in alcun modo essere scambiato per amore. Inaccettabili frasi come “L’amavo più della mia vita”, “Ero geloso”, “È stato un raptus”, “Non volevo perderla”, frasi che giustificano azioni ingiustificabili di uomini violenti. Il pretesto passionale non esiste, torneremmo agli anni del Delitto d’Onore, abolito in Italia solo nel 1981, se lo si presupponesse.

Sul tema della violenza delle donne si è generato un grande dibattito negli ultimi anni, eppure viene ancora da chiedersi perché una donna che viene offesa verbalmente, spinta, strattonata, afferrata, ha subito fratture alle braccia o le sono stati tirati i capelli, viene minacciata di essere colpita, schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi, non allontana da sé l’uomo che le ha fatto tutto questo?

“Un uomo violento non merita il tuo amore, merita una denuncia”, scrive Serena Dandini in Ferite a morte: non c’è mai nessun amore, nessuna passione in chi agisce con violenza, in una relazione sana non si può aver paura dell’altro e si deve avere la possibilità di esprimere liberamente ciò che si pensa.

Chiediamoci che cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per arginare il problema e aiutare chi è vittima di maltrattamenti: a volte sentiamo urlare o piangere la nostra vicina di casa e rimaniamo inermi!

Riflettiamo sull’uguaglianza dei diritti umani e sullo stereotipo di una presunta debolezza della donna. La donna non è debole, ma vittima della debolezza di chi non accettando e condividendo le proprie scelte prova a sopraffarla.

È fondamentale per la prevenzione del fenomeno parlare di discriminazione e violenza di genere ai ragazzi e alle ragazze delle scuole, promuovere in loro la conoscenza e la consapevolezza sul problema. “Bisogna iniziare a cambiare le cose con un lavoro lungo e paziente che parta dai ragazzi. Il lavoro contro la discriminazione deve iniziare dal quotidiano, dalla discriminazione sottile di alcuni comportamenti dei compagni verso le compagne, ma anche dai ruoli che inconsciamente le ragazze sono spinte ad assumere e che trasmetteranno con l’educazione ai propri figli, maschi e femmine, imprigionando sé stesse in uno stato subalterno e perpetuando questo modello.” [Amnesty International] A questo proposito segnaliamo i link di seguito agli educatori e ai ragazzi delle scuole che ci leggono.

Percorsi didattici contro la discriminazione – Guida per l’insegnante:
http://www.amnesty.it/flex/files/8/3/9/D.9a6ef6e0661cd2c77884/DirittiDonne_Guida_insegnanti_DEF.pdf 
http://www.amnesty.it/flex/files/1/4/c/D.6c04c141100f98b7b62f/DirittiDonne_Guida_insegnanti_superiori_DEF.pdf

Percorsi didattici contro la discriminazione – Fascicolo per lo studente:
http://www.amnesty.it/flex/files/d/f/2/D.f17eec15be593e570c9d/DirittiDonne_Fascicolo_studente_DEF.pdf
http://www.amnesty.it/flex/files/b/6/8/D.f3ec24a71362cac9b755/DirittiDonne_Fascicolo_studente_superiori_DEF.pdf

Infografica violenza donne

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