Fratel Biagio Conte a San Giovanni Gemini: aiutare chi ha bisogno è vera letizia

SAN GIOVANNI GEMINI – Sono le 11:00 del 23 gennaio 2020 quando nell’aula magna della scuola media di via Sacramento dell’Istituto Comprensivo “G. Philippone” di San Giovanni Gemini, accolto dalla Preside Carmela De Marco e da tutto il personale docente e non docente, entra un uomo dagli occhi colore del cielo, con i sandali ai piedi e un bastone donato da un ragazzo che non c’è più.

Un’ovazione di ragazzi lo accoglie, mentre con un “batti cinque” li saluta tutti, incantandoli con il sorriso. Il suo nome è Biagio Conte, o meglio, Fratel Biagio, come ama farsi chiamare.  Sembra un francescano perché indossa un saio verde, colore della speranza, ma lo è nel cuore, essendo un missionario laico fondatore della “Missione di Speranza e Carità” a Palermo, che si occupa di ospitare, dare da mangiare, vestire i poveri della strada, ma che accoglie anche giovani sbandati, alcolisti, ex detenuti, immigrati, prostitute, in una parola i cosiddetti “ultimi della terra”, che lui chiama fratelli e sorelle. Parla subito della sua esperienza di vita.

Era un ragazzo come tutti gli altri, amava divertirsi, vestiva tutto firmato, impazziva per i giocatori di calcio e non gli mancava niente a livello materiale. Eppure era infelice. “Come possiamo mangiare, quando ci sono persone che muoiono di fame, che dormono per le strade?”, chiedeva ai suoi amici che lo invitavano a ignorare queste terribili realtà, ricordando, invece, come la madre portasse sempre da mangiare a chi aveva bisogno e poi si sedeva a tavola con lui, il marito e le altre due figlie. Il suo malessere continuava a crescere e cominciava a trovare delle scuse per non uscire, mentre alla sua famiglia dicevano che era depresso e dovevano farlo curare. Che strano, quando qualcuno decide di non vivere solo di futilità, viene considerato malato in questo mondo.

Un giorno sentì una voce che gli diceva: “Una società che non si prende cura di chi ha bisogno, non è una società giusta”. Lasciò la sua casa e partì a piedi, senza fare autostop, alla volta di Assisi. Diede notizie alla famiglia che lo cercava tramite la trasmissione “Chi l’ha visto?”. Aveva trovato la sua strada. Era quella di diventare fan di Gesù Cristo sull’esempio di San Francesco e Madre Teresa di Calcutta. Mentre gli studenti lo guardano a bocca aperta per la luce che emana, ricorda a tutti: “È donando che si riceve. Prima avevo tutto ed ero infelice, ora non ho niente e sono felice!”.

Racconta anche del miracolo che ha ricevuto: “Mi si sono schiacciate le vertebre e sono finito sulla sedia a rotelle. Mi hanno portato a Lourdes, mi hanno immerso nelle vasche. La Madonna mi ha fatto la grazia. Ora non solo cammino, ma volo”. E di strada ne ha fatta tanta, fino in Belgio e oltre, a parlare con i governanti e smuovere le loro coscienze. Dopo gli alunni della scuola media è la volta di una parte dei giovani dell’Ipia Archimede. “Anch’io ho rischiato di perdermi soprattutto nell’indifferenza. Il vero pericolo dei nostri giorni è l’indifferenza; invece dobbiamo ricordarci che siamo tutti fratelli e aiutarci reciprocamente. State accorti ragazzi: voi siete il nostro futuro e dobbiamo unirci tutti insieme per costruire un mondo migliore”, questo invito porge all’uditorio dei più grandi.

Insieme a due suoi confratelli di missione, tra cui il giornalista Riccardo Rossi, all’arciprete di San Giovanni Gemini Don Luca Restivo, che è stato capace con la sua tenacia e con l’aiuto della Provvidenza di portarlo in paese, Fratel Biagio arriva, quindi, a trovare gli allievi delle scuole elementari sangiovannesi Plesso Nuovo e Plesso Don Bosco Melaco. I bambini lo investono con il loro entusiasmo e quest’Uomo, vero santo dei nostri giorni, sempre più radioso li saluta ricordandogli che sono piccoli, ma dal cuore grande. Numerose le loro domande alle quali risponde con pazienza e dolcezza: “Io sono un pellegrino per questo ho il bastone che serve ad appoggiarsi e ad andare più spediti. La conchiglia è sempre un simbolo del pellegrino perché aiuta a bere. La mia me l’ha data il cardinale di Palermo Lorefice.

Non ho figli, ma tutta l’umanità, noi tutti siamo una grande famiglia!”. Ultima tappa scolastica il Plesso Centrale dell’Ipia Archimede a Cammarata dove è accolto calorosamente dal Preside Antonio Pardi e da tutti i professori. “Volevo andare in missione in Africa, ma ho sentito dentro di me qualcuno che mi diceva che l’Africa era a Palermo, che dovevo aiutare chi aveva bisogno qui vicino a me. L’ho fatto e lo continuo a fare grazie all’aiuto di tanti volontari. Aiutate chi è in difficoltà e ognuno di voi faccia del bene e metta a frutto i talenti in base alla propria personalità”.

Dopo la mattinata trascorsa tra gli studenti, il pomeriggio Fratel Biagio lo dedica a visitare i Centri Caritas e le Case alloggio per anziani, ma anche a incontrare i responsabili della Caritas intercittadina, il gruppo giovani e gli animatori dell’Oratorio “Don Michele Martorana”. A tutti da speranza e porta un messaggio di pace, infatti il suo saluto è sempre “Pace e speranza”, i due pilastri che salveranno l’umanità insieme alla fede. Alle 18:30 partecipa alla Santa Messa nella Chiesa Madre di San Giovanni Gemini, dove parla a tutti i fedeli invitandoli a non dire solo parole, ma ad aiutare fattivamente i fratelli più indigenti. 

Un giorno di vera grazia per le comunità di San Giovanni Gemini e Cammarata quello trascorso con Fratel Biagio che ci ha ricordato con le parole e la sua testimonianza di vita come la vera felicità sia aiutare il prossimo. Grazie Fratel Biagio, rimarrai sempre nei nostri cuori e seguiremo il tuo esempio di vita.