Cammarata: gli studenti del Liceo Scientifico Madre Teresa di Calcutta incontrano lo scrittore Matteo Meschiari

CAMMARATA – Lunedì 13 gennaio 2020, nella palestra del Liceo Scientifico Madre Teresa di Calcutta di Cammarata, noi studenti abbiamo incontrato lo scrittore Matteo Meschiari, nell’ambito del  progetto “Lettura e incontro con l’autore” che ormai costituisce un’attività consolidata e  promossa  dalla Dirigente dell’Istituto, la professoressa Marika Helga Gatto.

Un appuntamento di grande importanza per noi alunni, che abbiamo l’opportunità di leggere un testo, conoscerne l’autore e confrontarci con le tematiche proposte e con le parole dello stesso scrittore.

L’evento ha coinvolto anche gli alunni delle classi terze degli istituti secondari di primo grado di Cammarata e di San Giovanni Gemini, con i rispettivi docenti.

Matteo Meschiari, modenese, è professore di geografia e antropologia all’università di Palermo,  autore di romanzi e saggi come Tre montagne, Artico nero, Neghentopia, Bambini. Un manifesto politico e L’ora del mondo, la sua ultima fatica letteraria che è stata oggetto dell’incontro-dibattito. La sua presenza e la lettura del suo libro si inseriscono in un percorso che, a partire dall’inaugurazione dell’anno scolastico, noi studenti del Liceo Scientifico di Cammarata  abbiamo deciso di intraprendere sui temi dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile e del rapporto tra l’uomo e il paesaggio. Questa relazione uomo-natura si è oggi incrinata, gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici producono inquietudine e sfiducia nella possibilità di un’inversione di tendenza. Abbiamo,pertanto, pensato di invitare uno scrittore che è soprattutto uno studioso del paesaggio modificato dall’azione umana, ma anche l’autore di un testo che mescola generi e registi stilistici in maniera davvero sorprendente.

“L’ora del mondo” di Matteo Meschiari è sicuramente un libro complesso, perché è denso di rimandi, di allusioni, di suggestioni; ma questa sua complessità e questa possibilità di leggerlo e interpretarlo secondo più livelli lo rendono intrigante, ci offrono prospettive inusuali, stranianti, spiazzanti. Un romanzo che fin dalle prime pagine ha il sapore di una fiaba antica, ma che diventa anche riflessione filosofica, viaggio allegorico attraverso i luoghi dell’Appennino tosco-emiliano, che rappresentano il simbolo del nostro mondo interiore. Lo stile della scrittura è eterogeneo, i vocaboli di uso comune si alternano con termini tecnici, scientifici, settoriali; convivono nel testo prosa e poesia, tanto da poter parlare di “prosa poetica”. Un altro elemento da mettere in evidenza è l’assenza di punteggiatura: lo scrittore usa solo il punto. Anche questa scelta da parte dell’autore risponde all’esigenza di accentuare il valore simbolico dell’opera, di cui la parola svolge un ruolo centrale. Protagonista del romanzo è Libera, una bambina nata il 25 aprile del 1945, senza una mano, che è stata abbandonata nelle Terre Soprane, dove vive in stretto contatto con la natura, tra i boschi, cresciuta con i lupi. Qui incontra l’Uomo-Somaro che le affida una missione molto importante: ritrovare il “Mezzo Patriarca Perduto”, senza il quale le Terre Soprane svaniranno; così Libera parte. “L’ora del mondo” ci racconta due realtà antitetiche, quella della natura incontaminata e il nostro mondo, “civilizzato” e  “antropizzato”, cioè trasformato dall’intervento dell’uomo. Emblematica è la figura dell’Uomo-Somaro, simbolo della speculazione filosofica, con cui Libera instaura un rapporto di allievo-maestro, ruoli che spesso si invertono e che rimangono nel vago e nell’indefinito. Tutti i personaggi che si incontrano sono figure mitologiche e metaforiche, così come la storia raccontata, che potremmo definire leggendaria, ma in cui possiamo trovare molto di noi stessi, attraverso il viaggio di Libera, attraverso il suo sguardo, uno sguardo che ci spinge ad assumere diversi punti di vista. L’immaginazione è intesa dall’autore non come banale fantasia fine a se stessa, ma come la capacità di andare oltre il presente e la realtà per trovare una soluzione alle questioni attuali, elemento imprescindibile per vivere, per lottare, per resistere. “L’ora del mondo” fornisce infiniti spunti di riflessione, è un’opera ad ampio respiro, che tiene inchiodati alla lettura e che riesce a sedurre anche i più giovani.

Matteo Meschiari ha avuto la straordinaria capacità di spaziare con argomentazioni profonde  e trasversali, partendo dai principali aspetti del suo romanzo fino a toccare temi attuali. Nella prima parte della manifestazione, lo scrittore ha evidenziato alcune peculiarità del suo testo, alludendo in generale al valore delle storie e alla necessità del loro racconto, alla narrazione come esigenza innata nell’animo umano, in questo caso mezzo per riappropriarsi della natura e dell’ambiente in maniera sana e genuina. L’ intero dibattito si è svolto alla luce di una visione “ecocentrica” del mondo, in cui l’uomo non è al centro ma, al pari degli altri organismi viventi, si inserisce in un tutto organizzato e regolato. Per quanto oggi noi ci possiamo impegnare a limitare gli sprechi, gli abusi e l’inquinamento, abbiamo ormai inevitabilmente perso la speranza di un ritorno all’incontaminato, consapevoli del fatto che un cambio di rotta permetterebbe forse di migliorare solo in parte le condizioni di vita del genere umano ora e in futuro, mentre il nostro Pianeta Terra riuscirà comunque ad andare avanti, in un modo o nell’altro. La seconda parte dell’evento ha coinvolto noi studenti più direttamente; numerose domande rivolte allo scrittore hanno permesso l’avvio di un dibattito molto stimolante, una preziosa occasione di riflessione, confronto e approfondimento.

Siccità, desertificazione, scomparsa di interi ecosostemi, estinzione, migrazione climatica, inondazioni… Le prospettive  non sono affatto confortanti: dovremmo rassegnarci all’idea che tutto il male che l’uomo ha fatto all’ambiente si ripercuoterà inesorabilmente contro di lui?

E Libera che li guardava e che diceva che cosa fare. Resistere.Lottare. Immaginare.

Perché grande è  il potere delle parole e a noi spetta il compito di immaginare un mondo diverso.

L’umanità ha ancora qualche speranza di salvezza, forse.

         Giacomo Scrudato       III B