Sutera: ritrovata “la triplice cinta”

SUTERA – Nel corso della manifestazione “Puliamo il buio”, autorizzata dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Caltanissetta e dal Comune di Sutera, gli speleologi de “Le Taddarite” ritrovano un masso con incisa la “Triplice Cinta“.

131 kg di legname, 2 kg di plastica, 5 kg di vetro lattine a altri materiali, 844 kg di terra e 465 kg di pietrame. Sono 1447 kg di materiali tirati fuori dagli speleologi dell’Associazione Speleologica “Le Taddarite” di Palermo e dai volontari del Comune di Sutera (CL) sabato 29 settembre 2018, dalla cisterna sotterranea verosimilmente facente parte dell’antico castello della città, ubicata sulla cima di Monte San Paolino (824 m s.l.m.). Le attività, effettuate con il nulla osta della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta, sono state effettuate in accordo con il Comune di Sutera, nell’ambito della manifestazione nazionale “Puliamo il Buio” (www.puliamoilbuio.it) coordinata dalla Società Speleologica Italiana (www.speleo.ssi.it) e giunta alla sua tredicesima edizione.

“Come speleologi sentiamo il dovere di effettuare questi interventi di pulizia di ipogei, sia naturali che artificiali; se da un lato siamo tra i pochi in grado di frequentare il sottosuolo in sicurezza, dall’altro è per noi importante, che questi ambienti non vengano degradati.” – spiega il Antonio Domante, Presidente de “Le Taddarite” – “Quest’anno, forti di un protocollo di intesa per lo studio del sottosuolo con il Comune di Sutera, abbiamo scelto di operare in questa cisterna sotterranea, ubicata in cima al Monte San Paolino, un posto decisamente suggestivo. Oltre ad aver portato fuori dalla cisterna quasi 1.5 tonnellate di materiale, abbiamo anche rinvenuto un blocco calcareo con una curiosa incisione e, come è giusto che sia, lo abbiamo fatto pervenire alla Soprintendenza per una corretta identificazione”.

“Il masso ritrovato all’interno dell’ipogeo in sommità di Monte San Paolino ha natura calcarea; la pietra bianca è molto compatta, semplicemente sbozzata sul retro e levigata sul fronte con l’incisione, quest’ultima certamente di antichissima realizzazione”. – dice l’Arch. Daniela Vullo, Direttore della Sezione per i Beni Architettonici e Storico-Artistici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta – “Il ritrovamento ha notevole rilevanza poiché raffigurando uno dei simboli esoterici maggiormente diffusi in età medievale, “la triplice cinta“, ci fa ipotizzare la presenza in loco di una costruzione di tale epoca, presumibilmente una chiesa, ubicata non lontana dal luogo del ritrovamento. Infatti, a causa delle dimensioni e del peso del masso, è lecito ipotizzare che non sia stato trasportato da luoghi lontani bensì che provenga dal crollo di una struttura muraria vicina al luogo del ritrovamento e successivamente sia stato gettato all’interno dell’ipogeo. L’incisione potrebbe essere uno degli svariati “segni dei lapicidi” cioè il simbolo che lo scalpellino medievale apponeva sulla pietra lavorata con vari scopi, ad esempio di utilità (direzione, modalità di posa, etc…) oppure d’identità (segno di riconoscimento del lavoro effettuato). Il simbolo denominato “triplice cinta”, costituito da tre quadrati concentrici uniti da intersezioni perpendicolari, tuttavia da vari studiosi è associato all’Ordine dei Templari il cui compito era quello di proteggere i resti del sacro tempio di Salomone a Gerusalemme; secondo taluni rappresenta i due cortili concentrici collegati da porte del tempio di Gerusalemme. Quest’ultima ipotesi, sicuramente più suggestiva della precedente, farebbe pensare alla presenza di una chiesa dei templari nella zona del ritrovamento o limitrofa. Tra l’altro anche la presenza dei Carmelitani a Sutera, attestabile tra la fine del tredicesimo secolo e l’inizio del quattordicesimo, rimanda ai Templari il cui collegamento con l’Ordine è stato spesso ipotizzato. Il ritrovamento rimane tuttavia di notevole rilevanza storica ed archeologica e certamente costituisce il punto di partenza per ricerche archeologiche più approfondite nel sito di monte San Paolino dove, accreditate fonti storiche, attestano la presenza dell’antico castello di cui oggi rimane solo la memoria e del quale, probabilmente, l’ipogeo ove è stato recuperato il masso faceva parte.”

“Una scoperta straordinaria per Sutera – dice il Sindaco Giuseppe Grizzanti – scoperta che va ad avvalorare la tesi che l’antico castello esiste ed era collocato nel pianoro sulla cima del monte San Paolino e che quella che viene comunemente chiamata “Nivera” era uno dei locali del castello, forse l’unico, che è rimasto quasi intatto.”

“Non credevamo ai nostri occhi – dice l’ex Assessore Nino Pardi organizzatore della manifestazione – quando abbiamo tirato su questo masso e abbiamo visto questa incisione ci siamo messi in contatto subito con la Soprintendenza di Caltanissetta per capire di cosa si trattasse. Lo abbiamo trasportato al sicuro in attesa che si possa organizzare un evento di presentazione al pubblico e che possa essere visionato da tutti dopo aver preso le dovute precauzioni. Semplicemente una scoperta spettacolare.”