Bivona: domani la presentazione del libro “Malavita”. L’intervista all’autore

BIVONA – Domani, alle ore 19:00, presso l’Atrio San Domenico di Bivona si terrà la presentazione del libro “Malavita” di Giankarim De Caro. L’incontro con l’autore verrà curato dalla scrittrice bivonese Adelaide Spallino. Noi, in anteprima, abbiamo intervistato Giankarim De Caro.

Come nasce “Malavita”?

«”Malavita” nasce ascoltando le voci in mezzo alla strada, le voci delle persone che non hanno voce e che non possono raccontare la loro storia. È nato anche dal fatto che ho conosciuto la donna protagonista del libro, l’ho conosciuta 90enne. Questa donna, mentre io 25enne mi lamentavo del futuro che non sapevo come sarebbe stato, mi disse: “guarda che la vita va vissuta senza rimpianti e senza rimorsi. Io fino ad una certa età facevo la prostituta e poi ho smesso il giorno in cui ne ho avuto l’opportunità”. Ecco, Grazia questa opportunità l’ha vista.»

Da cosa nasce questo interesse verso gli ultimi, i dimenticati?

«Da tanti anni passati in paesi tipo India, Birmania, Thailandia, dove ho visto gli ultimi ed erano alla luce del sole. Sono stato 12 anni in India, nell’estremo Oriente, poi tornando a casa ho visto che c’erano le stesse situazioni, ma di gente che non aveva voce e che non si vedeva.»

Perché è stato 12 anni in India?

«Per commercio, ci lavoravo, importavo mobili.»

Questo è il suo primo libro, una sorta di rito d’iniziazione. Come mai ha deciso di esordire in un periodo in cui l’editoria è in crisi ed i lettori sono sempre meno?

«Non c’avevo pensato sinceramente.»

Lei oggi ai ragazzi che consiglio vorrebbe dare?

«Intanto quello di ascoltare, di guardare meno la tv, anche se questo sembra un discorso da vecchio, e di continuare ad usare la fantasia. Mettere da parte il cellulare e guardarsi attorno, perché ci sono tante opportunità vicino a noi. Siamo anestetizzati e non guardiamo, vogliamo tutti parlare. I ragazzi devono aprire gli occhi come Grazia li ha aperti tanti anni fa. Lei fece un sacrificio, che rispetto alla sua vita, fu definitivo, totale, per salvarsi.»

Come protagoniste del suo testo ha scelto delle donne nel periodo a cavallo delle due guerre. Pensa che la figura femminile, col passare del tempo, abbia raggiunto i vertici della società?

«No, la donna in questo istante ha solo più diritti, ma anche molti più doveri. Credo che il cammino della donna sia ancora lungo e difficile. Penso che quello a cui aspira la donna è una parte nella società che le spetta. Le donne hanno sempre gestito le nostre società. Fin dagli albori, erano loro che, mentre gli uomini andavano in guerra, costruivano le case, lavoravano i campi, crescevano i figli, facevano tutto loro. Questa cosa è sempre stata negata dagli uomini, che sono sempre rimasti egemoni su di loro. Prima contava molto di più la forza fisica, oggi conta di più l’organizzazione, la mente, ed in questo le donne sono molto avanti. Io ho due figlie e spero che un giorno possano dire “si” e possano dire “no” liberamente dal loro sesso.»

Ci sono stati degli autori che l’hanno influenzata?

«Leggo tanto, il mio autore preferito è Dostoevskij. Ma non voglio e non posso paragonarmi a lui perché sarebbe troppo. Mi piacciono i sudamericani come Marquez e poi gli italiani, Verga e Pirandello. In questo istante sto leggendo un libro dell’autore cinese Mo Yan. Lui narra le storie della gente comune, parla delle persone di strada e ci fa delle storie bellissime e facili da approcciare.»

Mi indichi tre testi che consiglierebbe per i giovani appassionati di lettura?

«”Il giocatore” di Dostoevskij, “I Malavoglia” di Verga e “I Miserabili” di Victor Hugo.»

Tra 5-10 anni si immagina ancora a scrivere un libro oppure pensa possa essere la sua prima ed ultima opportunità?

«Ho già scritto altri libri, spero che vengano pubblicati. Sto lavorando ad altri romanzi. Alcuni sono già stati finiti e ad altri sto lavorando. Spero di cambiare di nuovo la mia vita, perché per me la vita è cambiamento. Vorrei continuare con la professione di scrittore, che per me sarebbe un sogno, e poi cambiare di nuovo. Se non si cambia, s’invecchia. Bisogna trasformarsi. Non mi vedo con un lavoro fisso, con un ripetere costantemente la mia vita, voglio che sia ogni giorno nuova.»

Quale arte meglio della scrittura può cambiare la vita ogni giorno. Si può andare in posti diversi e raccontare persone diverse.

«Bisogna fare ciò che piace. Ognuno di noi ha un talento e va perseguito, così la vita sarà sempre nuova.»

 

 

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